Denunciate due persone a Monte San Savino per foraggiamento di cinghiali

Nell’ambito delle attività di controllo del settore venatorio finalizzato al contrasto del bracconaggio con l’operazione “fauna sicura 2023” dei Carabinieri Forestali, con riguardo alla repressione del reato di foraggiamento di cinghiali, i militari della Stazione CC Forestale di Monte San Savino con il supporto dei militari della Stazione CCF di Cortona, hanno deferito all’ Autorità Giudiziaria due persone scoperte mentre attuavano tale condotta.

Nel corso dei servizi di perlustrazione del territorio i Carabinieri Forestali avevano individuato nei boschi della Valdichiana due siti per il foraggiamento dei cinghiali. Ciascun sito era stato appositamente allestito per l’alimentazione dei cinghiali mediante bidone munito di distributore automatico di granaglie, alimentato da una batteria collegata ad un pannello solare per la ricarica. Il bidone era tenuto sospeso a mezz’aria con l’ausilio di una carrucola e di un argano a mano con cavo in acciaio. Una volta riempito il bidone con mais o favino, ad intervalli regolari veniva azionato il distributore con spargimento delle granaglie sul terreno. La capacità del bidone consentiva da un lato di fornire “regolarmente” l’alimento ai cinghiali e dall’altro agli indagati di rifornire le granaglie solo saltuariamente. Sono stati quindi avviati una serie di servizi mirati ad individuare gli autori del reato. I servizi hanno consentito di appurare come, oltre ad aver realizzato un vero e proprio meccanismo automatizzato, gli indagati provvedessero periodicamente a spargere grandi quantità di pane sul terreno, al fine di fornire un’alimentazione supplementare ai cinghiali.

Il materiale rinvenuto è stato posto sotto sequestro e gli autori, appartenenti ad una squadra di caccia al cinghiale, deferiti all’ A.G. per il reato di foraggiamento di cinghiali, reato introdotto nel 2015 che prevede la pena dell’arresto da due a sei mesi o l'ammenda da euro 516,00 a euro 2.065,00.

Il foraggiamento dei cinghiali è una pratica vietata in quanto contribuisce ad alterare la consistenza della popolazione di questi selvatici aumentandone la capacità riproduttiva e diminuendone la mortalità, di fatto accrescendo significativamente il numero di esemplari presenti sul territorio. Inoltre l’alimentazione artificiale dei cinghiali finisce per far superare la normale diffidenza dei selvatici verso l’uomo, contribuendo all’aumento della loro presenza in aree urbanizzate, creando situazioni di potenziale pericolo.

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