"In Toscana Pronto soccorso al collasso, mancano medici, tanti si sono dimessi dopo la pandemia"

L'ospedale Le Scotte di Siena

L'allarme di Fabiani, segretario del Sindacato medici italiani: "Si deve valorizzare il lavoro dei medici e tutelare i diritti dei pazienti"


Giorgio Fabiani, segretario del Sindacato Medici Italiani (SMI) per la Toscana è intervenuto per segnalare alcune urgenze: "La riforma della Regione Toscana riguardante la riorganizzazione del sistema di emergenza - urgenza territoriale e della continuità assistenziale (ex guardia medica) contenute in due recenti delibere regionali e che poi le aziende sanitarie dovranno recepire nei prossimi  quattro mesi, devono tener conto delle tutele per i pazienti e individuare percorsi per  valorizzare il lavoro dei medici".

"Siamo stati in  questi ultimi vent’anni contrari all’applicazione dell’H16 (medici di guardia medica impegnati fino alla mezzanotte e non più fino alle 8 del mattino) e la medesima contrarietà abbiamo espresso alla riduzione numerica dei medici nel sistema 118. Va sottolineato, però, che negli ultimissimi anni  per questi due ambiti sanitari vi sono stati numerosi cambiamenti" ha aggiunto Fabiani.

"I medici disposti a lavorare nella medicina d’urgenza sono ormai inesistenti, mentre quelli  che popolavano le postazioni di continuità assistenziale sono, nella stragrande maggioranza, transitati alla convenzione per la medicina generale. I pronto soccorso sono al collasso per mancanza di medici e di posti letto, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta non sono sufficienti a garantire la copertura del territorio e una parte della popolazione si trova senza il proprio medico o pediatra di famiglia. A questa situazione drammatica si è aggiunta la pandemia che ha sfinito  i medici portando addirittura numerosi colleghi alle dimissioni".

"La situazione attuale vede alcune zone della regione prive di medici di medicina generale, alcune postazioni di guardia medica  sono sguarnite, numerose postazioni del 118 e di pronto soccorso ridotte  a coprire le turnazioni con medici costretti a turni massacranti".

"La  nostra valutazione riguardo le riforme della Regione Toscana si basa su due punti di vista distinti, ma integrati: quello del medico e quello del cittadino. Per quanto riguarda il primo punto di vista, il problema principale è il miglioramento della qualità del lavoro del medico, garantendo tutela legale e diritti (malattia, infortuni, maternità, 104, ecc.…) che fino ad oggi, per alcune categorie di professionisti sono stati una chimera; a questo deve essere aggiunta una remunerazione adeguata agli standards europei, chiesta da decenni e tutt’oggi un miraggio".

"Per  alzare il livello qualitativo  e le  competenze del sistema sanitario  è necessario investire sul capitale umano, non solo sugli strumenti. I medici devono poter lavorare in scienza e coscienza, eliminando la scure della “denuncia a prescindere” che porta spesso alla medicina difensiva. Tutti i medici devono avere stessi diritti e stessi doveri. Sosteniamo che sia  necessario un unico inquadramento contrattuale nazionale, eliminando odiose disuguaglianze tra colleghi che svolgono lo stesso lavoro con la medesima abnegazione. Procrastinando questa misura di equità, assisteremo quotidianamente a colleghi che si licenzieranno dal sistema pubblico per poi rientrare a lavoro da privati, percependo salari cinque volte superiori  ai precedenti. Bisogna mettere un freno a questa situazione anche tenendo conto dell’aumento dei costi che lo Stato sosterrà  per garantire il medesimo servizio, con gli stessi professionisti  transitati verso il privato. A questa  condizione dei medici si aggiunge  quella dei pazienti/cittadini che viene minacciata nella garanzia dei propri diritti alla salute da una  deriva verso un sistema sanitario privato".

"Assistenza primaria, guardia medica e 118,  sono le colonne portanti del nostro sistema sanitario pubblico. Per poter garantire questi servizi essenziali è necessario impiegare medici esperti e qualificati presso le centrali 116/117, capaci di rispondere, almeno telefonicamente all’utenza dopo la mezzanotte per stabilire un percorso sicuro ed adeguato al paziente. Il servizio di  118 (oggi 112) deve assicurare un ruolo centrale al medico, unica figura qualificata a fare diagnosi, terapia o decidere se trattare un paziente a casa o ricoverarlo. I medici di medicina generale e i pediatri di famiglia devono essere alleggeriti da un carico di lavoro principalmente burocratico collaborando con personale infermieristico e di segreteria. I malati cronici, i disabili, i polipatologici devono, quando possibile, essere seguiti a casa propria tramite teams multiprofessionali dedicati. Tutto questo può ridurre la mole di lavoro degli ospedali ed in particolare dei pronto soccorso. Siamo pronti alla  lotta e al tempo stesso disponibili al miglioramento della proposta allo scopo di difendere il sistema sanitario pubblico".

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