Eccoci alla nostra terza settimana: oggi ci dedichiamo a un aspetto che non può mancare nel nostro carattere, ovvero l’assertività.
Ma cos’è l’assertività? E come mai, secondo me, non se ne può fare a meno, se vogliamo stare bene con noi stessi e con gli altri?
Per descrivere questo è necessario che vi parli dei bisogni relazionali di ogni essere umano e partirei da questa osservazione. Ascoltare gli altri ci aiuta a vedere punti di vista diversi dai nostri, ai quali non avremmo pensato. Allarghiamo così la nostra visuale e le nostre prospettive, ma è altrettanto vero che, se non sappiamo gestire la conversazione e i nostri stati d’animo, può accadere che lo scambio di opinioni diverse, porti a incomprensioni e musi lunghi, anche a silenzi ininterrotti fino al ritiro dell’affetto.
Allora tutto il clima si turba e diventa spiacevole, ci ritroviamo con un certo amaro in bocca e anche con un senso di rabbia o impotenza.
Cosa serve, quindi, per far sì, che la conversazione non passi da un piano di tranquillità ad uno di agitazione e malumore?
Secondo me è necessario, acquisire quelle competenze relazionali, quelle abilità sociali, utili per saper gestire la discussione esprimendoci in modo assertivo, cioè far valere i nostri diritti e bisogni, senza ledere quelli degli altri. Questo punto di arrivo, questa capacità di sapersi gestire nelle emozioni, tanto desiderata da ognuno di noi, è frutto di un lavoro su sé stessi, non viene spontaneamente: c’è bisogno di un apprendimento e di un allenamento, come per tutto. Sapersi esprimere con un certo aplomb, (quando dentro divampa un fuoco di rabbia e c’è un vulcano in eruzione), non è nelle possibilità di chiunque.
Per approfondire ancora meglio questo contenuto, ecco un grafico dove sono rappresentati i maggiori bisogni di ogni persona.
Alla base della piramide ci sono bisogni fisiologici, che necessitano di essere soddisfatti per la nostra sopravvivenza. Mano a mano che si sale più su, troviamo i bisogni relazionali: bisogni di sentirsi sicuri e protetti in una relazione (i figli con i genitori, nella coppia, relazione coni colleghi al lavoro); bisogno di sentirsi riconosciuti e stimati, di far parte di un gruppo, della famiglia; in poche parole, bisogno di sentirsi apprezzati e amati.
Se vuoi con un breve percorso, migliorerai sicuramente le tue competenze relazionali, le quali ti saranno utili anche nel lavoro o in qualsiasi altro ambito.
Approfondiamo ancora un po’ il concetto di assertività. Che cosa si intende per assertività? È una delle capacità comunicative che ci permette di far valere i nostri punti di vista, di difendere i nostri bisogni ed esigenze nel pieno rispetto delle esigenze e dei diritti altrui.
È interessante, secondo me, chiederci, da dove nasce l’assertività? Ebbene, l’assertività è il risultato dell’equilibrio fra la passività e l’aggressività.
Saper essere assertivi, cioè né passivi né aggressivi, è una qualità necessaria per sentirci appagati e rapportarci agli altri in modo sereno.
Ci sono persone che per tanti motivi interiori sono rinunciatarie a prescindere, altre sempre con il piede di guerra. Nello specifico posso dire che la persona passiva è colei che, rinuncia ad esprimere le proprie idee o se le esprime e non vengono accolte, non va avanti, non negozia; ha paura di essere presa di mira o di perdere la benevolenza altrui per esempio dei genitori, del marito/moglie/capoufficio…) e adotta un comportamento passivo che, purtroppo non la rende fiera di sé. Di conseguenza l’autostima ne risente e si abbassa ancora, portandosi dietro un senso di non autoefficacia. La persona si sente a disagio ma può anche non riconoscerlo e mascherarlo con falsa sicurezza.
E la persona assertiva com’è? La persona che si muove nelle relazioni in modo assertivo sa affermare la propria idea senza tuttavia tenere un comportamento aggressivo: non prevarica sugli altri ma non è nemmeno passiva e sottomessa. Piuttosto negozia per arrivare all’obiettivo desiderato.
Essere assertivi è una qualità relazionale del saper essere. Vorrei sottolineare che prima di sapere fare, infatti, è necessario saper essere.
Saper dire in modo appropriato ciò che pensiamo, saperlo dire al momento opportuno e con il tono giusto non è prerogativa di chiunque. È una conquista! E come tutte le conquiste fa sentire una sensazione di sicurezza interiore.
La persona sicura emotivamente non ha bisogno di conferme esterne continue; al contrario, chi è insicura si nutre richiedendo sempre attenzioni, perché non sa darsi da sola queste ”pacche sulle spalle” che corrispondono a pensieri positivi su se stessa del tipo 'sei stata brava, questa cosa l’hai fatta molto bene, sei in gamba' e allora deve chiederle fuori di sé.
La persona che ha bisogno di molte conferme esterne non è mai del tutto soddisfatta e quindi ne deve chiedere di più: ricerca dagli altri la stima, (che non ha da sola) per essere sicura di aver fatto la cosa giusta, conferme tanto desiderate per sentirsi apprezzati e capaci. Il problema è che, se queste conferme tanto cercate, non arrivano, la persona si sente esclusa, inadeguata e l’autostima che era già poca diminuisce ancora.
Allora vediamo come se ne esce da questo loop mentale?
Secondo me occorre prendersi cura di due aspetti importanti di noi:
- Raggiungere una sana autostima, cioè né sottovalutarci né sopravvalutarci
- Saper gestire la rabbia
Queste due competenze relazionali sono la base sicura per sentirci validi e capaci e all’altezza delle situazioni, vedila piramide dei bisogni mostrata sopra.
Avere una sana e buona autostima, cioè non sopravvalutarci come persone ma neanche sottostimarci, è il primo ingrediente di cui abbiamo bisogno per poterci sentire bene nel rapportarci con gli altri. Il fatto di non sentirsi adeguati, non capaci, non all’altezza delle situazioni, senza via d’uscita, non aiuta, né la relazione con sé stessi né la relazione con gli altri.
Durante i colloqui con me, attraverso un breve percorso, vengono sciolti alcuni nodi importanti; la persona riesce a capire da cosa è data quella difficoltà relazionale e come porsi, per sentirsi più adeguata e indipendente emotivamente. Saper chiedere un confronto è la scelta migliore che puoi fare, senza nessun obbligo ovviamente di continuare se non vuoi.
Autostima e autoefficacia: cosa sono
Il primo requisito per relazionarsi bene è l’autostima, il primo mattoncino per costruirci una personalità resiliente, capace di resistere agli urti della vita e agli urti delle altre persone che vivono intorno a noi, le quali anche senza volere, possono farci del male, con discorsi o comportamenti che ci offendono e feriscono.
L’autoefficacia è quella sensazione di essere capaci. Riuscire a non sentirsi vittime o sopraffatti, sentirsi sufficientemente sicuri nell’esporre i nostri pensieri, sapersi fermare ove occorre, porsi dei limiti nelle parole e nei fatti e saper porre dei limiti all’altro per non farci invadere psicologicamente e emotivamente, è sapersi rispettare in primis e farsi rispettare.
Spesso le persone con bassa autostima soffrono molto, perché non si sentono amate: se ti trovi nelle situazioni sopra descritte non indugiare più, chiedi un confronto con me e vedrai che in poco tempo ti sentirai più sicura.
E’ molto importante sottolineare, infatti che, se non ci prendiamo cura della nostra ipersensibilità, delle ferite che abbiamo ricevuto, se quindi non ci rispettiamo da soli e da sole, facendoci aiutare quando serve, come possiamo pensare che l’altro ci rispetti? Sì, in una società ideale e nella fantasia, l’altro dovrebbe rispettarci a prescindere, ma nella realtà a volte non è proprio così.
In una società reale e concreta, dove c’è molta competitività, siamo noi che dobbiamo fare la nostra parte per sentire dentro di noi quel senso di potenza, sentire di potercela fare, senza aspettarci che sia l’altro a farlo al posto nostro, perché l’altro (altro sta per: nostro padre, marito, madre, moglie…compagno compagna, fidanzato, fidanzata) può non volerlo fare, può non saperlo fare, non è detto che non ci voglia bene.
Se nutriamo, questo tipo di aspettative, cioè che l’altro saprà comprendere i nostri bisogni, se aspettiamo passivamente che prima o poi capisca, rimarremmo molto deluse. Nelle consulenze che svolgo, questo è un punto che emerge sempre. La delusione di vedere che le cose non sono andate come erano state pensate e sognate, e di vedere che il patner/genitore/allenatore non ha dato quella protezione e comprensione tanto desiderata.
Allora è bene considerare che, se quando eravate bambine e bambini, non avete avuto dei genitori protettivi o al contrario vi hanno amato “ troppo” e quindi in maniera iperprotettiva (è comunque disfunzionale), adesso che siete adulti potete essere voi, i genitori di voi stessi, cioè imparare a gestire le emozioni soprattutto quelle della rabbia, della tristezza e delle tante paure.
Non mi stancherò mai di ripetere che le abilità sociali cioè, saperci comportare nelle relazioni, in casa, al lavoro, fra amici, sono necessarie per vivere la nostra vita con maggior soddisfazione e pienezza per noi e le nostre famiglie. I nostri comportamenti derivano da ciò che pensiamo e che mettiamo in atto nelle nostre giornate: sapersi muovere bene, saper scegliere è basilare, perché ogni azione. Come sappiamo tutti, (ma non ci riflettiamo mai abbastanza) le nostre scelte o non scelte, hanno conseguenze, un impatto sulla nostra vita e su quella delle persone a cui vogliamo bene. Quindi vale davvero la pena riflettere ma non da soli!
Se ci sono cose che non ti sono chiare o hai bisogno di saperne di più, richiedi una consulenza informativa online o in presenza. Come dico sempre, il primo passo è informarsi; solo dopo sarai più consapevole!
L’altro aspetto di cui vi ho accennato, è l’emozione o il sentimento della rabbia. Quand’è che ci viene rabbia? Proviamo a pensarci un po’. Proviamo rabbia quando sentiamo di aver subito, a torto o a ragione un’ingiustizia.
Ciò che molti non sanno è che sotto la rabbia ci possono essere tante altre emozioni come mostra la foto in basso.
Ci hai mai pensato? Forse, emerge sempre la rabbia, per modalità appresa da uno dei tuoi genitori, ma da adesso che hai questo strumento di consapevolezza in più puoi notare cosa ti fa scattare la rabbia. Provi delusione o vergogna o ti senti umiliata o sfiduciata e hai degli scatti di rabbia?
Quando non ci siamo sentiti capite, quando non ci siamo sentite valorizzate e quando ci siamo sentiti esclusi. Quando i nostri bisogni relazionali di sicurezza, di stima, di appartenenza sono stati calpestati. (Vedi anche sopra - piramide di Maslow)
Potrei farvi tanti esempi: avevate deciso e trovato una soluzione insieme e il vostro Lui cambia idea e vi dice il cambiamento a cose fatte? Il tuo lui/lei spesso non apprezza quello che dici, quello che fai, come sei?
Quando non ci sentiamo visti, in genere reagiamo subendo o attaccando e in questo caso si può creare un escalation, fino ad arrivare a violenza verbale e fisica. Cosa fare in questi casi? In una discussione è fondamentale modulare e mitigare la nostra aggressività (ci vuole capacità di autocontrollo e dominio di sé), per avere una buona tenuta. Ma non basta, devi anche saper reggere l’aggressività dell’altro, in modo da saper riportare in breve tempo il litigio in acque di sicurezza e in un clima più moderato, in altre parole saper condurre il dialogo o lo scontro.
Capite bene che ci vuole un certo self-control perché le provocazioni ci sono e non si deve abboccare ma non si deve nemmeno provocare.
Se vuoi posso aiutarti: le dinamiche relazionali sono l’ambito specifico della mia professione di consulente familiare®. Spero che anche questo articolo ti possa essere utile, scaricalo, condividilo con chi vuoi tu e se hai bisogno di approfondire, se ti sei riconosciuta, non esitare a contattarmi. Offro consulenze online e in presenza individualmente o in coppia o nucleo familiare.
La settimana prossima parleremo di separazioni e di figli.
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