Sono ore importanti, forse decisive per il futuro del gassificatore di Marcignana. Sono le ore delle riflessioni per Brenda Barnini, molte delle quali derivano dalla serata di martedì alla Casa del popolo che ha lasciato un segno profondo nei protagonisti ma forse anche nella nostra città.
Tutto lascia supporre che, se prima si pensava all’iter per la presentazione di questo progetto, ora si sia passati a studiare il modo migliore per arrivare al no. Una sensazione che, nel giro dei prossimi giorni, potrebbe diventare qualcosa di più: una certezza.
I motivi sono diversi. Oltre alla manifestazione di sabato, ad una protesta mai vista prima in città, c’è innanzitutto un punto che pesa molto in questo momento ed è squisitamente politico: la solitudine in cui è stata lasciata martedì sera Brenda Barnini.
Nell’infuocata serata di Marcignana la sindaca non solo si è presentata e ha retto bene la situazione dimostrando una volta di più il proprio spessore politico ma una cosa è balzata agli occhi di un osservatore attento: era sola.
C’era una parte della sala dove erano sistemate persone più vicine alla sua area di riferimento politica, ma la loro è stata solo una presenza fisica.
Né un assessore di quelli presenti, né un consigliere comunale, né un dirigente di partito, nessuno ha chiesto il microfono per almeno farle vedere che non era sola, che qualcuno dei suoi le tendeva la mano.
Nessuno ha avuto il coraggio di alzare quella mano, rischiare magari di prendersi gli ‘abbaioni’ ma dimostrare alla sua sindaca la propria vicinanza nella serata più difficile che ha vissuto da quando è stata eletta nel 2014.
Come capita in ogni ambiente, dentro ci si può anche scannare ma fuori si dà sempre e comunque l’immagine di compattezza e di gruppo, costi quel che costi.
Permetteteci una piccola parentesi che, per chi è empolese, chiarisce meglio di tante parole la situazione: ci fosse stato un Sauro Cappelli in quella sala, il microfono lo avrebbe chiesto e, se non glielo avessero dato, se lo sarebbe preso.
Avrebbe difeso la sua sindaca e la gente lo avrebbe ascoltato.
Il tutto, e siamo al secondo punto politico, con assenze pesantissime anche dal punto di vista fisico. La politica del territorio dal comune in su non si è presentata a Marcignana. La sola che ha fatto sentire la propria vicinanza alla Barnini è stata l’assessora regionale Monia Monni che ha deciso che quella sera, nell’arena, doveva stare a fianco della prima cittadina empolese: solidarietà prima di tutto politica e poi, perché no, anche femminile. Il resto? Non pervenuto. Come non pervenuti i sindaci della zona, come se questa cosa riguardasse solo la città di Empoli e non l’intero comprensorio. Anche quelli dei comuni più vicini all’area interessata si sono limitati ad un comunicato stampa congiunto nei giorni scorsi utile solo per prendersi la solita valanga di commenti social e niente più.
C’è infine l’aspetto che forse dovrebbe essere al primo posto, quello personale che non può non avere il suo peso. Essere lì non sarebbe stato facile per nessuno, così come aver dovuto preparare una serata così importante parlando più con la polizia che con le persone del suo staff.
Barnini non era in una situazione oggettivamente facile. Poi si potrà parlare per un giorno intero perché siamo arrivati a dover piazzare un blindato di fronte ad una casa del popolo, ma resta la difficoltà personale e sicuramente lo stress emotivo di vivere una situazione simile.
Tutto questo lascia pensare che martedi sera, per Brenda Barnini, sia iniziata l’ora delle riflessioni ma è indubbio che, soprattutto per il bene del partito (sicuramente non suo personale), la cosa migliore sia trovare il modo di fermarsi, capire come farsi meno male possibile in questa vicenda e guardare avanti.
In fondo, da qui al 2024, il tempo per rimontare non manca, anche se poi quel microfono nell’arena sarà in mano a qualcuno diverso dalla Barnini. Ma questa è un’altra storia.
Marco Mainardi
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