C’è stato un momento in cui il quartiere popolare dell’Isolotto di Firenze è stato al centro dell’attenzione mediatica mondiale: la contestazione del ’68 si era allargata per la prima volta alla chiesa dove un’intera comunità stava praticando le idee del Concilio Vaticano secondo, per una chiesa aperta e senza potere. E l’Isolotto, quartiere popolare ed operaio nato solo pochi anni prima, era il luogo perfetto in cui coltivare legami nuovi e obiettivi comuni.
Ma questi ideali trovarono una forte opposizione da parte dei vertici ecclesiastici, tanto da far decretare l’estromissione del parroco (Enzo Mazzi) e provocare una reazione del quartiere capace di iniziare un’inedita esperienza di autogestione orizzontale, e attenta alle disuguaglianze del mondo. Un’esperienza comunitaria cominciata in chiesa e proseguita nella piazza per oltre trent’anni, ed arrivata fino ad oggi, fuori dal “dominio del sacro”, e arricchita da molteplici iniziative sociali.
Presentato nella selezione del 63° Festival dei Popoli con un’emozionante proiezione sold out, il film di Federico Micali arriva in sala, partendo dal Cinema Stensen di Firenze con un doppio appuntamento: sabato 4 dicembre alle ore 19 e domenica 5 dicembre alle ore 11, seguito da un incontro con il regista e la Comunità dell’Isolotto (ingresso 5 euro).
Il documentario racconta la storia della Comunità attraverso una serie di testimonianze e l’uso di materiali di repertorio conservati presso l’Archivio della Comunità stessa.
“Sono stato coinvolto dalla Comunità per la realizzazione di questo lavoro - ha detto Micali - e sono rimasto colpito soprattutto da questo senso di identità collettiva. Mi sono quindi indirizzato verso un racconto corale e condiviso, senza protagonisti nè voci narranti di una storia paradigmatica e rivoluzionaria”.
“La voglia di raccontarci - dicono dalla Comunità dell’Isolotto - si lega ai vissuti personali entro una trama collettiva che ha generato ha generato consapevolezza, partecipazione e che ha reso il territorio dell’Isolotto protagonista di conquiste ed esperienze sociali innovative nella recente storia di Firenze. L’obiettivo è anche quello di offrire alle generazioni che non hanno vissuto o conosciuto tutto questo una chiave di lettura che permetta di trovare nella narrazione ragioni per leggere e affrontare le sfide del presente”.
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