Le novità riguardo l'inchiesta Keu tornano a far parlare il Comprensorio del Cuoio. Molte forze politiche hanno commentato le ultime vicende (ovvero la chiusura delle indagini). Di seguito i commenti del mondo politico.
Mazzetti (FI) al ministro Fratin: "Chiarire avanzamento bonifiche"
Visti i recenti sviluppi nell’inchiesta keu che hanno portato all’emersione di un articolato sistema cosche-politica-imprenditoria, ho subito predisposto una relazione sintetica e l’ho sottoposta oggi stesso al Ministro Pichetto Fratin e ai sottosegretari Vannia Gava e Ilaria Fontana”. A dirlo Erica Mazzetti, Deputata di Forza Italia e componente VIII Commissione ambiente. “È importante chiarire quanto prima – scrive Mazzetti nella lettera – lo stato di avanzamento delle bonifiche e l’entità dei danni prodotti su ecosistemi e persone dal keu”. Per evitare un danno d’immagine a tutto il distretto conciario Mazzetti sottolinea: “È doveroso chiarire e far capire che non tutto il tessuto imprenditoriale della zona, una delle più importanti della Toscana dal punto di vista produttivo, è invischiato nel sistema di smaltimento illegale del keu. È nostro dovere tutelare imprenditori onesti”. Mazzetti torna a sollecitare una “commissione d’inchiesta parlamentare sul keu” ma anche “maggiori rassicurazioni per lo smaltimento in generale dei rifiuti speciali, che hanno bisogno di un quadro normativo chiaro ed eventualmente di impianti”.
Rifondazione Comunista: "Una terra dei fuochi-bis"
Premessa la presunzione d’innocenza, la chiusura delle indagini sull’inchiesta KEU è politicamente e socialmente un terremoto, che chiede di scegliere: o si continua a far finta di nulla e quindi si alimenta il clima di omertà, oppure una terra sana come la Toscana ha uno scatto. E questo – viste le connivenze e i coinvolgimenti, al di là delle presunte responsabilità penali – chiede una pulizia al vertice e alla radice, solo così si può provare a voltare pagina rispetto ad un sistema enorme, ramificato, e inquietante. Che quindi non solo tutti gli esponenti politici coinvolti si dimettano, ma lo faccia anche il presidente Giani, che – basti pensare al suo atteggiamento in aula al momento del voto sul famoso emendamento che ha “inguaiato” il consigliere Pieroni – è stato ed è quanto meno incapace di vedere l’enormità di quanto stava succedendo. Così molta della politica toscana di tutte le risme. I fatti parlano chiaro, a quanto si apprende anche dalla stampa: sono stati notificati due avvisi di conclusione delle indagini. Il primo è nei confronti di ventisei soggetti tra esponenti politici, dirigenti di enti pubblici, e imprenditori collegati al clan ndranghetistico dei Gallace di Guardavalle e di sei aziende, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, oltre che di falso e di impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. La procura contesta agli enti pubblici la responsabilità del reato commesso dai propri rappresentanti. Il secondo riguarda la gestione dei rifiuti, dei reflui e dei fanghi industriali prodotto dal distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa e coinvolge dodici persone, tra cui gli appartenenti alla cosca dei Gallace, imprenditori e un dipendente regionale. Si scrive di estorsione illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravati dal metodo mafioso. La procura ipotizza un «sistema che vede coinvolti l’Associazione conciatori e i singoli consorzi, consapevoli nel rispettivo ruolo, dal conferitore allo smaltitore dei rifiuti, di far parte di un circuito collaudato e strutturato». Il «peso economico del comparto associativo» avrebbe consentito, di avere «contatti diretti che vanno oltre i normali rapporti istituzionali con esponenti politici e istituzionali» della Regione e di altri enti locali. Come Rifondazione Comunista abbiamo sempre contrastato quello che già anni fa ci sembrava appunto un “sistema”, pagando – a livello locale e non solo – prezzi politici alti. Adesso il re è nudo, ora sta alla politica sana e alla società battere un colpo, anche mobilitandosi e facendolo molto di più di quanto compiuto fino a ora, o vogliamo che la toscana venga chiamata la “terra dei fuochi bis?”, senza dimenticare che la stessa politica che ora finisce anche formalmente sott’accusa non ha ancora fatto partire le bonifiche! La misura è colma, non staremo certo oltre a guardare!
Libera: "Esiti inquietanti"
“Gli esiti delle indagini preliminari dell’Operazione Keu di Santa Croce sull’Arno ci sembrano molto inquietanti e confermano quanto dichiarato a suo tempo da Libera Toscana tramite i propri coordinamenti di Pisa e del Valdarno. Siamo di fronte a una pericolosa triangolazione fra una parte delle grandi reti produttive e aziendali, il mondo politico e le organizzazioni criminali e non possiamo restare a guardare”. Andrea Bigalli, referente di Libera per la Toscana, interviene alla notizia della chiusura con 29 avvisi di conclusione propedeutici alla richiesta di rinvio a giudizio, delle indagini preliminari sullo smaltimento abusivo di fanghi di conceria del Distretto di Santa Croce. Un atto della Procura Antimafia di Firenze atteso da tempo vista la lunga indagine condotta dai Carabinieri Forestali e dal correlato Nucleo Operativo Ecologico, che li ha portati nei Palazzi della politica regionale. Fra i reati, la corruzione elettorale. Fra le persone raggiunte dall’avviso, funzionari, dirigenti regionali e il consigliere regionale Andrea Pieroni, accusato di aver presentato un emendamento alla legge regionale che eliminava una serie di obblighi per il consorzio e favorendo lo smaltimento illecito dei veleni. Ma la lista dei politici prosegue con la sindaca di santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, e con l’ex capo di gabinetto della presidenza Ledo Gori, che secondo l’accusa venne riconfermato subito dal presidente Eugenio Giani grazie alle pressioni esercitate proprio da Giulia Deidda. Nel centro del mirino resta, infine, il potente consorzio dei conciatori di Santa Croce, con in testa il presidente Alessandro Francioni, e i cui vertici finirono agli arresti già nell’aprile del 2021. “Non siamo qui a dire che il mondo politico toscano è in contatto diretto con la mafia – precisa Bigalli - ma la triangolazione è evidente e allarmante. Il presidente Giani ha già promesso che la Regione prenderà posizione e darà adito a tutto quello che la magistratura ha messo in atto, intervenendo direttamente verso i propri dipendenti coinvolti. E con l’occasione chiediamo ai Partiti Politici coinvolti di ripartire da un ripensamento radicale e profondo e da una chiara presa di posizione contro queste convergenze. Il mondo politico deve allertarsi nei confronti delle infiltrazioni mafiose, per evitare che si facciano affari con la mafia”. L’accusa è di aver smaltito illecitamente migliaia e migliaia di fanghi tossici di conceria, affidati alla ditta Lerose, che l’accusa sostiene sia legata alla Ndrangheta dei Grande Aracri e dei Gallace. Implicate anche due aziende aretine, la TCA e la Chimet che avrebbero, secondo l’accusa, conferito – con risparmi milionari - i propri rifiuti tossici proprio ai Lerose, che li avrebbero mischiati con il Keu delle concerie e con altri rifiuti tossici.
Fantozzi, Petrucci e Capecchi (FdI): "Occorre una Commissione permanente antimafia"
"Il principio garantista che è alla base del nostro agire politico, unito alla necessità di conoscere i capi di accusa delle persone rinviate a giudizio, ci impongono di non trarre conclusioni sul piano giudiziario. Di sicuro sono emerse presenze improprie e pervasive della criminalità organizzata su un territorio ricco e laborioso come il Comprensorio del Cuoio; sono emerse opacità nei rapporti fra istituzioni, imprese e strutture deputate ai controlli; sono emersi atteggiamenti di sottovalutazione e di superficialità nel valutare fenomeni indubbiamente gravi.
La magistratura dirà se tutto questo porta con sé e in che misura responsabilità penali, da accertare se possibile con processi rapidi. A nostro avviso occorre appoggiare tutti gli sforzi di rinnovamento della governance dell’imprenditoria conciaria che è stata macchiata dalla vicenda.
Allo stesso tempo rilanciamo con forza la istituzione di una Commissione permanente Antimafia, ricordando che il giorno prima che deflagrasse lo scandalo Keu, il Pd bocciò la proposta di Fratelli d’Italia di istituire tale Commissione dicendo che la loro parte politica stava già facendo tutto il possibile. Avevamo inoltre proposto di inserire il tema della legalità nella Commissione controllo, in modo da avere ma una verifica più attenta e penetrante nei procedimenti interni. Di fatti la vicenda Keu dimostra che il sistema dei controlli interni non è stato sufficiente. La Giunta Giani ha addirittura prima ritirato e poi modificato il piano anticorruzione della Regione. Ci riserviamo di fare ulteriori valutazioni e richieste in attesa dell'esito della decisione della magistratura sulle richieste di rinvio a giudizio" lo dichiarano i consiglieri regionali di Fratelli d'Italia Vittorio Fantozzi, Diego Petrucci e Alessandro Capecchi".
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