E’ al vertice del gruppo industriale più grande di Empoli, un gruppo che ha fondato partendo da una piccola sede in via Verdi e che è cresciuto nel tempo fino a diventare leader in molti settori a livello nazionale. Il tutto poggiando su valori che lui incarna al meglio: attenzione alle persone, legame col territorio, voglia di lavorare e semplicità. Paolo Castellacci è ormai prossimo a vedere la sua creatura tagliare in splendida salute l’ennesimo, importante passaggio.
Nel 2023 Sesa festeggia i 50 anni, le capita mai di voltarsi indietro e ripensare a cosa ha fatto?
Un po’ me ne rendo conto quando vedo che mio figlio ha 53 anni e mi chiedo cosa ci sto a fare io ancora qui. Nel nostro lavoro il mondo è cambiato tanto e per noi questi anni sono passati sempre all’insegna del cambiamento.
Che avete sempre gestito
Grazie a questi ragazzi giovani che sono qui del nostro territorio, persone brave. Ultimamente sono andati in pensione otto dipendenti che erano usciti da scuola ed entrati subito a lavorare da noi. Una cosa bella della quale sono orgoglioso. In questi anni tutti si sono sempre rimessi in gioco. Basti pensare che la base sulla quale abbiamo fatto Computer Gross è costituita dalle ragazze che facevano le schede perforate. E’ stata un’evoluzione dovuta tutta alle persone.
C’è stato un momento della crescita aziendale che reputa decisivo?
Quando l’Ibm ha deciso di credere in noi. Abbiamo avuto il primo contatto per la vendita di pc, l’ha provato con noi e poi esteso a tutti. Poi ha fatto gli agenti e mi ha chiesto di provare con noi. Stesso con i distributori e la loro fiducia per noi è stata fondamentale. Ora lavoriamo con tanti ma avendo sempre una base solida con Ibm.
La quotazione in Borsa che passaggio è stato?
Molto importante. Anche li abbiamo trovato questo ragazzo, Alessandro Fabbroni (l'attuale amministratore delegato, NdR), che è stato decisivo. Una cosa è fare il nostro lavoro sul lato industriale ed un’altra vederlo dal lato finanziario. Le due cose devono viaggiare insieme perché chi pensa solo alla parte finanziaria non ha futuro. Se invece si trova chi conosce bene la finanza e l’adegua all’azienda, ecco che le cose funzionano. E Alessandro è stato bravo. E poi è un ragazzo giovane che ora risulta uno dei migliori in Italia. Vuol restare con noi perché anche con lui abbiamo fatto famiglia. E, a proposito della borsa, c’è un aneddoto simpatico.
Ce lo racconta?
Quando facemmo questa operazione della borsa abbiamo usato una Spac, la prima italiana. Un gruppo di investitori mise dei soldi, 50 milioni, in un contenitore e poi cercarono noi per fonderci insieme. Bene, dentro c’era anche Andrea Agnelli che aveva ne messi quattro e che, prima di fare la fusione con Sesa, li riprese. Poi mi chiamò dicendomi che non era niente di personale ma che lui nel nostro lavoro non credeva preferendo altri settori. Mi invitò anche a pranzo per dirmelo a voce ed andai a Milano. Lì mi disse: 'Se metto quattro milioni in un’azienda a livello basso, con i miei soldi aumenta di valore e quindi guadagno. Ma voi siete già a un buon livello e, così, con i miei non è che aumenti di molto e non ho un ritorno'. Vista ora, se ce li avesse lasciati avrebbe guadagnato parecchio. Questo per dire che il mondo dei soldi da solo è pericoloso, specie per le aziende. Se in testa si mettono i soldi e solo dopo la parte industriale si fa una brutta fine. Noi abbiamo sempre fatto diversamente, i soldi vengono dopo e ci siamo trovati sempre bene. Poi noi abbiamo anche un’altra cosa.
Quale?
Chi lavora con noi sa che gli utili non si toccano ma si reinvestono. Noi abbiamo sempre guadagnato bene ed abbiamo così potuto investire su macchinari, persone, aziende senza fare debito.
Acquisite anche molte aziende
Sì, puntiamo sulle competenze senza guardare alla dimensione ed al fatturato. Investiamo sulle persone, la cosa che conta.
Il concetto di economia civile le piace? Si coniuga con il vostro gruppo?
Le aziende che vanno avanti nel tempo sono quelle che stanno attente alle persone. Qui ci si rispetta, non abbiamo mai licenziato nessuno né fatto un giorno di cassa integrazione. Non è mai nato un bambino di un nostro o una nostra dipendente senza che alla famiglia non sia stato fatto un regalo. Se ci si basa sulle persone e su come vivono è l’aspetto decisivo. Aiuti non ne abbiamo mai avuti, se non una volta dalla Regione che ci dette per il data center 900mila euro a fondo perduto. Noi usiamo i nostri utili con i quali mi piacerebbe fare tante cose che purtroppo non mi fanno fare. Basti pensare che, per costruire il parcheggio, abbiamo fatto la domanda nel 2004 ed avuto il permesso l’anno scorso. Questo non riesco a giustificarlo.
In questo quadro rientrano anche i servizi per i dipendenti
Abbiamo una squadra di calcio, una mensa che è un ristorante e dove per mangiare si spende un euro che poi mettiamo da parte per comprare i libri ai bambini dei dipendenti, c’è l’asilo. E le persone riconoscono questa attenzione, lavorano volentieri e sviluppano senso di appartenenza.
Tornando alle cose che le piacerebbe fare, in questa zona ci starebbe bene anche un impianto sportivo a servizio vostro e della città, il famoso palazzetto polifunzionale
Ed infatti ce lo vorrei fare, così come vorrei fare una palestra e un campo da calcetto, ma mi dicono di no a tutto. Noi abbiamo oltre mille persone a Empoli, poi c’è la Cabel qui vicino e tutti potrebbero usufruire di questi servizi. Ora ci abbiamo portato i cani da caccia e la protezione civile per addestrare quelli da salvataggio in mare. Queste cose ci piacciono ed abbiamo la fortuna di poterle fare perché l’azienda guadagna ed i soldi da reinvestire ci sono. Tutti qui abbiamo uno stipendio e nessuno deve toccare gli utili.
In Sesa curate con attenzione il bilancio di sostenibilità. Cosa ci può dire in merito?
Abbiamo una persona che segue solo questo e quest’anno abbiamo redatto il bilancio misto con attenzione proprio a questo aspetto.
E’ un mondo difficile da mandare avanti? Quanti pensieri ha prima di andare a letto la sera?
Il primo è sempre quello di arrivare al 10 del mese e pagare gli stipendi come facciamo da sempre e per farlo ci vuole tanto lavoro. Ma noi abbiamo le persone adatte, gente bravissima in tanti settori e dislocata anche in luoghi diversi da via Piovola. Ad esempio sulla cyber security abbiamo 300 persone che ci lavorano a Montebelluna. Avere personale anche fuori da Empoli è importante. Abbiamo un’azienda anche in Cina con 50 dipendenti cinesi. Siamo partner di Ali Baba, curiamo il loro portale dei prodotti italiani di filiera insieme ad Unicredit. In Romania abbiamo un’azienda che fa programmi che gestiscono gli scontrini della Conad che, a livello nazionale, passano tutti qui da noi. Ora abbiamo fatto con Bassilichi un’azienda che avrà un futuro incredibile.
Di cosa si tratta?
Il settore del banking che avrà un grande sviluppo, lavoriamo con le maggiori banche italiane. Siamo accanto a Banca Sella, in merito, la pensa come noi.
All’interno del vostro mondo, che ruolo ha la Fondazione?
Molto importante, gestisce quello che riusciamo a fare per i nostri dipendenti e per la città. Per capirci l’Hub per i vaccini lo abbiamo messo a disposizione grazie alla Fondazione.
Che legame ha con Empoli? Lei viene da molti considerato una sorta di garanzia che il suo gruppo non lascerà la città
Fino a che ci sono io da qui non ci si muove. Però i tentativi ci sono. Di recente ci hanno offerto un miliardo per acquisire Computer Gross ed inserirla in un gruppo internazionale. Sono certo che il passo successivo sarebbe portarla a Milano. E i dipendenti che fanno? Vanno a Milano o restano senza lavoro? Non si può fare. Si sta a Empoli. Di Cisco siamo i più importanti punti di riferimento in Italia ma perché noi lo abbiamo portato qui sennò ora sarebbe altrove. Noi i prodotti si fanno venire a Empoli, si preparano e si riportano a Milano. Non ci conviene, ma noi si fa. Cosa si ricaverebbe da un’operazione come quella che ci hanno proposto? I soldi, certo, ma io di soldi ho sempre avuto quelli che mi bastano ed i miei soci lo stesso. Questa ditta l’abbiamo creata io, Piero Pelagotti e Giovanni Moriani, siamo come fratelli e la pensiamo allo stesso modo sia su questo che su tutti gli altri punti.
La politica la appassiona?
Non tanto anche se sono laureato in scienze politiche. Non la capisco perché dovrebbe essere fatta in un certo modo e non mi ci ritrovo. Ora c’è questo cambiamento, vedremo. Io credo che ogni cambio sia sempre positivo.
Con quella locale che rapporto ha?
Buono, la sindaca la conosco da tempo, è stata anche a scuola da mia moglie. Ci vogliono bene ma non riescono a fare le cose perché anche loro sono bloccati. Però dovrebbero prendere più l’iniziativa.
Nel 2024 finiranno i dieci anni da sindaca di Brenda Barnini, un giudizio?
Non ha lavorato male ma, ripeto, bisognerebbe essere più decisi. Perché, se si vuole, ci si riesce. Ad esempio ho trovato uno bravo a fare questo.
Chi?
Ettore Rosato che mi ha detto le cose e poi le ha fatte. E’ uno che si mette in gioco e se ha delle idee le porta avanti con determinazione. L’ho trovato positivo.
Lei ha vissuto il periodo del boom a Empoli. Ora l’economia regge su due pilastri, voi e Sammontana. E poi? Empoli dal punto di vista industriale come la vede?
Ci sono tante piccole aziende che non sono male, un tessuto importante. In Sammontana sono bravi e nel discorso non dimentichiamo le aziende Bitossi. Sono tutti gruppi attaccati al territorio. Anche se negli anni le cose sono cambiate, io Empoli non la vedo male. Questo territorio ha dei giovani validi.
Come immagina il gruppo Sesa del futuro?
Fino ad ora abbiamo tenuto negli anni avendo persone ed aziende molto unite. Mi auguro che resterà sempre così. Ci sta arrivando tanto lavoro e bisogna essere bravi a farlo. Le persone qui sono già preparate ed anche in altre nostre sedi italiane ed all’estero stanno prendendo la nostra mentalità.
Ma in questo mondo gigantesco l’ultima parola è sempre quella di Paolo Castellacci?
Non è proprio così, però mi seguono. Più che avere un obbligo le persone mi chiedono un parere e, anche se prendono loro la decisione, stanno attente a cosa dico loro.
Marco Mainardi
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