Al pronto soccorso dell'ospedale San Giuseppe parte il progetto sperimentale: ogni giorno sarà presente uno psicologo, per gestire lo stress in situazioni critiche
È attivo presso il pronto soccorso di Empoli il servizio di supporto psicologico per i pazienti e i loro familiari per consentire di alleviare lo stato di ansia e di paura che si genera in situazioni critiche.
È un progetto sperimentale, coordinato dalla dottoressa Giuditta Martelli, psicologa clinica aziendale, in collaborazione con il pronto soccorso di Empoli, diretto dal dr. Simone Vanni e insieme al coordinatore infermieristico Nico Rosi.
L’obiettivo generale è quello di una presa in carico globale del paziente che tenga conto anche della sfera emozionale e della sua sofferenza psicologica, favorire un potenziamento psicologico dell’ambiente fisico ospedaliero allo scopo di renderlo più confortevole e meno stressogeno, implementare le strategie di protezione psicologica dei lavoratori a tutela del loro benessere
Dopo una prima fase di osservazione, in cui lo psicologo nel periodo estivo dei mesi di Luglio ed Agosto è stato fisicamente presente in pronto soccorso tutti i giorni dal lunedì al venerdì, durante la mattina, per la rilevazione ed esplorazione diretta dei bisogni, sono state discusse e valutate varie proposte. Da qui l'iniziativa di un progetto di potenziamento psicologico del pronto soccorso, strutturato e sperimentale che avrà una durata di 6 mesi con la supervisione costante di un gruppo di lavoro, formato da un team di medici, psicologi, infermieri, Oss e operatori del front office.
Lo psicologo è presente all’interno dei locali del pronto soccorso, inclusa anche la sala d’attesa dei pazienti e lo spazio esterno occupato dai familiari. Attraverso una serie di azioni coordinate con il gruppo di operatori sanitari cerca di contenere lo stato di ansia del paziente e della sua quota di distress intrinseco; in alcuni casi attua una presa in carico psicologica e relazione fin dal momento dell’arrivo.
"Il progetto rientra nel percorso di umanizzazione delle cure, in cui la nostra struttura collabora da tempo con alcune unità operative dell’Ospedale. La presa in carico relazionale e psicologica è solo in parte attuata direttamente dallo psicologo, più complessivamente essa è agita anche dall’ambiente fisico in cui il paziente si trova, che può essere più o meno confortevole e, in gran parte, è realizzata da tutto il personale sanitario allorchè adotti un atteggiamento orientato alla relazione - sottolinea la dottoressa Martelli - Perché questo si realizzi risulta necessaria quindi, oltre alla presenza fisica dello psicologo, anche l’attuazione di migliorie all’ambiente e, soprattutto, la formazione e la tutela del benessere degli operatori che solo stando psicologicamente bene possono riuscire ad aprirsi all’altro in un modo relazionale e terapeutico".
La presenza dello psicologo in sala di attesa ogni giorno è finalizzato ad affiancare l’accoglienza, individuare precocemente situazioni ad alta vulnerabilità psicologica ed intervento rapido, promuovere un clima orientato all’ascolto e basato sulla relazione attraverso interventi psicorelazionali diretti su pazienti e accompagnatori che favoriscano una soddisfacente continuità comunicativa e relazionale del paziente con il proprio caregiver, anche nei casi in cui quest’ultimo non sia presente fisicamente in sala d’attesa. La presenza dello psicologo durante la visita e gli accertamenti avviene su richiesta dell’equipe. Infine è prevista anche la gestione della preoccupazione o dell’ansia del carigiver informandolo sulla presa in carico del proprio caro per alleggerire l’attesa e favorire un suo coinvolgimento attivo nella comunicazione di diagnosi complesse o infauste.
Fondamentale la promozione di un ambiente confortevole in cui il paziente possa orientarsi facilmente, cercando di potenziare la trasparenza e chiarezza delle informazioni con brochure e segnaletica che indichi i percorsi da seguire.
Infine il progetto prevede anche la tutela del benessere e prevenzione del malessere degli operatori, supportandoli nella comunicazione ad esempio di diagnosi infauste o decessi attraverso colloqui individuali o incontri di gruppo.
Fonte: Azienda Usl Toscana Centro - Ufficio stampa
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