La Galleria dell’Accademia di Firenze, lunedì 24 ottobre, alle 17.00, presenta il restauro dei due preziosissimi pinnacoli del Polittico Ardinghelli, raffiguranti l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata di Giovanni di Francesco Toscani, acquistati dal museo nel 2021. A parlarne saranno Cecilie Hollberg, direttore della Galleria, il professor Andrea De Marchi, dell’Università di Firenze e Rossella Lari, che si è occupata dell’intervento di restauro delle cuspidi. Ingresso libero fino ad esaurimento posti (via Ricasoli, 58).
Le due opere del pittore fiorentino vanno a ricomporre parte del polittico del Quattrocento che era collocato sull’altare della Cappella Ardinghelli nella Basilica di Santa Trinita a Firenze, smembrato nel corso del tempo.
"Nella Galleria si trovano già parti del Polittico" racconta Cecilie Hollberg. "Il pinnacolo centrale con la Crocifissione è presente nelle nostre collezioni dal 1855, mentre uno degli scomparti della predella, raffigurante le Stigmate di San Francesco e un miracolo di San Nicola di Bari, lo è dal 1933. Lo scomparto centrale, con l'Adorazione dei Magi, è custodito, da quello che sappiamo, in una collezione privata. Sarebbe bello poterli riunire tutti assieme. Ricercare il patrimonio artistico disperso, ritengo essere uno dei compiti importanti di un Museo - soprattutto se fa capo al MiC- Ministero della Cultura - sia attraverso il mercato antiquario che, come in questa occasione, grazie a dei privati".
Il pittore fiorentino Giovanni di Francesco Toscani (1370/80 – 2 maggio 1430) si occupò, in collaborazione con il fratello Domenico, anche della realizzazione degli affreschi con le storie di San Nicola che decoravano la cappella di patronato della famiglia Ardinghelli, nella Chiesa di Santa Trinita, e il polittico è l’unico suo dipinto su tavola documentato. Fu commissionato nel 1423 per il matrimonio di Piero di Neri Ardinghelli con Caterina, nipote di Palla Strozzi, all’epoca l’uomo più ricco a Firenze, che già possedeva una magnifica cappella nella stessa Basilica, disegnata da Lorenzo Ghiberti. Strozzi aveva fornito Caterina di una dote di circa 2000 fiorini che in parte furono utilizzati per rinnovare la cappella Ardinghelli. Al centro della pala d’altare realizzata da Toscani, al posto della tradizionale Madonna con Bambino, fu collocato un crocifisso ligneo che fungeva da reliquario e che, in alcuni periodi dell’anno, veniva esposto alla pubblica devozione attraverso una grata su Via del Parione.
Il polittico venne smembrato nella seconda metà del XVIII secolo e i vari pannelli riapparvero, in anni e luoghi diversi, solo a partire dalla metà dell’Ottocento. Nel 1966, con il contributo critico di Luciano Bellosi, è stato possibile identificare Giovanni di Francesco Toscani come autore dell’opera, nonché chiarire quale era la sua struttura originaria. Dei dipinti che componevano questo bellissimo capolavoro, oltre alle quattro tavole attualmente alla Galleria dell’Accademia di Firenze, lo scomparto destro della predella con Il Battesimo di Cristo e il martirio di San Giacomo maggiore è conservato al Philadelphia Museum of Art, mentre il pannello principale laterale destro con i Santi Giovanni Battista e Giacomo Maggiore si trova al The Walters Art Museum di Baltimora. Mancano ancora all’appello, il pannello principale laterale sinistro, in cui erano raffigurati i Santi Francesco e Nicola, e i tre tondi, sottostanti i tre pinnacoli.
L’Angelo annunciante e la Vergine annunciata, oggi restituite al loro iniziale splendore, "riportavano molte problematiche conservative" specifica Rossella Lari. "Entrambe presentavano vernici ingiallite disomogenee, macchie, abrasioni, graffi, sollevamenti, restauri pittorici alterati, mancanze negli strati preparazione-colore-oro. L’intervento ha riportato alla luce ciò che rimaneva dell’originale, eseguito le fermature e stuccature necessarie. In particolare, il manto della Madonna, che era stato totalmente ridipinto, è stato restituito con una selezione intonata all’intensità del blu originale. Con buona probabilità, come si deduce da piccoli residui, anche la cornice era stata ridipinta e, in passato, per recuperare l’oro era stato usato un mezzo meccanico che l’ha danneggiata. Il restauro pittorico sulla cornice ha interessato solo le mancanze stuccate, mentre le abrasioni non sono state risarcite".
Fonte: Firenze Musei - Ufficio stampa
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