Cos’è la paleogenomica? Perché il biologo svedese Svante Pääbo ha vinto il Nobel 2022 della Medicina per lo studio del sequenziamento del genoma dei nostri “antenati”, i Neanderthal? E come può l’archeologia supportare i dati biologici?
Per rispondere a queste domande e capire l’apporto fondamentale che la paleogenomica e l'archeologia hanno recato agli studi sull'evoluzione umana, l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (IIPP) e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, hanno ideato l’incontro dal titolo “Neanderthal da Nobel”, in programma martedì 25 ottobre (ore 18.30 - Palazzo Nonfinito, via del Proconsolo, 12 – Aula 1 del Dipartimento di Biologia).
David Caramelli, docente di Antropologia molecolare e direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, introdurrà il pubblico nel mondo della paleogenomica, offrendo un quadro delle potenzialità di questa affascinante materia nel mondo odierno.
Lo spunto è offerto dal recente conferimento del premio Nobel per la medicina a Svante Pääbo, studioso che per primo ha applicato la genetica alla paleontologia. Grazie ai suoi studi, infatti, nel 2010 è stato possibile ottenere per la prima volta il sequenziamento del genoma di Neanderthal, e nello stesso anno, uno tra i genomi più sorprendenti che siano stati mai sequenziati: il genoma della “donna di Denisova”.
È stato così possibile caratterizzare in dettaglio i frammenti arcaici presenti nei nostri moderni genomi. E con questo, i loro effetti sulla nostra salute e sulla nostra risposta a diverse patologie, come ad esempio l’infezione al SARS COVID 19, le cui risposte immunitarie in noi sapiens potrebbero essere legate ad un’eredità neanderthaliana.
Insieme alla paleogenomica, anche l’archeologia ci aiuta a ridefinire l’immagine dei nostri “cugini” neanderthaliani, offrendoci un quadro molto diverso da quello che fino ad ora abbiamo ipotizzato. Basti pensare alla straordinaria scoperta fatta a Poggetti Vecchi (Grosseto) dei più antichi bastoni da scavo in legno mai trovati in Italia, che ci testimoniano le abilità dei neanderthaliani nella fabbricazione e nell’utilizzo di questi strumenti molto particolari.
Fonte: Università di Firenze - ufficio stampa
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