L'assessore Ponzo Pellegrini: "Per Azione risultato locale importante. Il Natale si farà"

Da sinistra Matteo Richetti, Antonio Ponzo Pellegrini e Carlo Calenda

L’uomo di Calenda sul territorio dell'Empolwse è un assessore della giunta comunale di Empoli, Antonio Ponzo Pellegrini. Seppur abbia rifiutato la candidatura per le recenti elezioni politiche, è lui il riferimento numero uno di Azione, quello più indicato per fare un bilancio post elettorale

Soddisfatto del risultato del 25 settembre?
Iniziando dal livello nazionale direi di sì. Abbiamo dimostrato di essere credibili e, pur senza fare un exploit, credo che il risultato sia stato di tutto rispetto: del resto, abbiamo finito vicinissimi a Lega e Forza Italia. Alcuni parlavano di doppia cifra, ma ho sempre pensato che fosse una previsione eccessiva. Oltretutto non dobbiamo dimenticare che siamo una forza politica giovane, che c’è stato poco tempo ed è stata una campagna elettorale segnata dalla spaccatura col Pd dopo l’accordo iniziale e successivamente dall’avvicinamento a Renzi nel terzo polo. Se mettiamo insieme tutto, ecco che possiamo essere soddisfatti. A livello territoriale, direi che il risultato ha anche superato le aspettative.

Perché la scelta di Azione?
Ci sono delle cose che mi sono subito piaciute, a partire dalla serietà, la competenza ed il pragmatismo che ho trovato. Per fare politica non ci vogliono le chiacchiere che si sentono troppo spesso ma i dati ed è su quello si costruisce il lavoro. Certo, l’ideologia va bene ma poi servono soluzioni ai problemi delle persone. Ecco, mi è piaciuta la gestione manageriale della politica, quello che, nel mio piccolo, ho sempre cercato di fare.

Nel post in cui annunciasti di aver “rifiutato la candidatura per l’unità, personale e politica, della mia giunta”, scrivesti che dopo il 25 settembre più di qualche riflessione politica si renderà necessaria. Generale o personale?
Entrambe. A livello generale era capire quello che sarebbe poi successo nelle urne. E’ arrivata la conferma che questo spazio liberale e moderato c’è ed ha una sua consistenza. Quindi la riflessione va fatta perché credo che, anche per i motivi che dicevo prima, questo polo tenderà a crescere.

Ed a livello personale?
A livello personale, era per contestualizzare la mia scelta nel percorso comunale, in prospettiva, e capire se le logiche nazionali avrebbero impattato sulla tenuta locale.

Eccoci appunto al locale, il territorio empolese. Il dato è del 9%, in alcune sezioni avete varcato la soglia del 10% raggiungendo punte del 14,82%. Su tutto questo cosa nascerà?
Considerando anche che mancava un candidato della zona che avrebbe spostato un 1 o 2 per cento, direi che è un buon riscontro, viste anche le caratteristiche del territorio sul quale siamo. I risultati dicono che anche qui c’è uno schieramento moderato, liberale, riformista che si riconosce in noi.

La rottura Pd-Calenda è stata uno snodo importante della campagna elettorale. Per te che momento è stato? Come l’hai vissuto?
Ero in viaggio con i miei figli, stavo andando in ferie. A dire la verità la cosa non mi è arrivata a sorpresa. Avendo contatti con la segreteria nazionale avevo preannunciato a Brenda Barnini che sarebbe potuta succedere. Calenda all’inizio ha pagato una certa ingenuità e forse anche l’inesperienza politica, ma di contro non ha aiutato l’incertezza di Letta che, dopo la rottura con noi, si è spostato a sinistra candidando la Cucchi in Toscana. Sicuramente se l’operazione Terzo Polo fosse stata fatta da subito, la percezione e dunque anche i risultati sarebbero stati diversi.
Se poi mi chiedi come l’ho vissuta, ti dico che sono rimasto disorientato. Di fondo, l’idea di Calenda di fare un polo riformista a trazione Pd, senza gli estremismi di sinistra che hanno combattuto Draghi dal primo giorno, era una sfida del tutto nuova e che poteva avere un forte senso, politico e di numeri. Le cifre della sconfitta elettorale lo attestano.

Non sei abituato a scrivere molto sui social, ma in campagna elettorale è strano che un personaggio di spicco della politica locale abbia parlato poco. Imbarazzo politico dopo la rottura Pd-Calenda vista la tua posizione in una Giunta col Pd? Scelta? O altre motivazioni?
Imbarazzo assolutamente no, nella mia stessa posizione ci sono stati altri colleghi in Regione come a Palazzo Vecchio, sono situazioni fisiologiche quando i tempi delle elezioni locali e nazionali non sono allineati. Le scelte che io ho fatto le ho comunicate per tempo, ma ho preferito finire il mio percorso a Empoli per non creare malumori e problemi in Giunta. Di sicuro non avrei mai abbandonato il lavoro iniziato sul territorio per arrivismo personale. Per quanto riguarda i social, non scrivo molto e cerco di puntare su cose che abbiano un senso. In ambito politico scrivo su temi mirati, punti che reputo importanti (ad esempio, l’approccio di Calenda a Piombino per me è stata una delle cose più rilevanti dell’intera campagna elettorale, regionale e nazionale). Cerco di avere un rapporto sano e indipendente con i social, non sono mai stato un troll agli ordini della comunicazione di partito.

Dopo lo sbarco in Azione, che rapporto hai con Questa è Empoli con la quale sei salito alla ribalta della politica locale e che rappresenti in Giunta?
Ottimo come è sempre stato. Quello è un progetto che va avanti, un grosso contenitore che arriverà alla scadenza del mandato e che è nato sull’amicizia. Questa è la cosa bella che c’è ancora.

Visto che l’elettorato di riferimento è un po’ lo stesso, se mancasse la stampella di ‘Questa è Empoli’, Azione sarebbe disponibile a dare una mano al Pd alle prossime elezioni del 2024?
Quanto all’elettorato, vedendo i numeri, se non è un copia incolla del risultato di Questa è Empoli, poco ci manca, ma credo che la sensibilità sia quella. Mi auspico un rapporto tra queste forze, ovviamente se ci sarà una condivisione dei programmi.

Come vedi da fuori quanto sta accadendo all’interno del Pd?
Se mi passate una battuta, direi che se non ne hanno idea loro, figurarsi io. Fuor di battuta, sono d’accordo con un post di Brenda: il Pd deve scegliere la propria identità. Non può passare da Calenda a Fratoianni e Bonelli o imbarcare Di Maio. Un elettore per cosa ti deve votare? C’è questa ambiguità di fondo che deve chiarire. Discorso diverso a livello locale. Il Pd toscano è totalmente diverso, fortemente identitario, sia a livello di programmi che di alleanze (penso ad esempio al fatto che non ci sia mai stato un esperimento di governo con i 5S, a differenza di altre regioni)

Lasciamo la politica nazionale e veniamo di cose empolesi molto più pratiche. Ad Antonio Ponzo assessore la domanda che tutti vorrebbero fare è: anche quest’anno Empoli sarà città del Natale?
E’ un tema spinoso. L’equazione che viene fatta è: bollette alte, luci spente, sacrifici e poi si accendono le luci del Natale. E un’equazione corretta, questa è la realtà. Però andrebbe fatta una premessa.

Ovvero?
Nel 2020 facemmo il Natale in piena pandemia. Era un periodo devastante, l’atmosfera pesante per i tanti morti, e non dimentichiamo che con il lockdown tante attività hanno fatturato zero. Ci sembra passato tanto tempo, ma è stata un’emergenza economica straordinaria anche quella. Nonostante tutto il Natale fu organizzato, in forma ridotta ma fu fatto, per non dare la sensazione che fosse una Quaresima, per accendere un minimo di speranza. Sia chiaro che tutto viene fatto non per ego o autocelebrazione ma con un preciso obiettivo.

Quale?
Abbiamo costruito da tempo un progetto per rilanciare il centro ed è per questo che viene fatto. I risultati per i commercianti si sono visti, e troppo spesso si dimentica che anche loro, i dipendenti, l’indotto, sono “famiglie” in difficoltà se il lavoro non c’è. Si calcola che il periodo natalizio valga un 30% dell’intero anno, questo è il messaggio che vogliamo fosse compreso. Poi ovvio che vedremo quali accorgimenti fare per risparmiare ma il segnale che è Natale va dato. Penso a Salerno, che ha confermato la grande manifestazione Luci d’Artista…. e non credo che la crisi non morda anche a Salerno.

Esiste una via d’uscita al caro energetico?
Calenda ha fatto la richiesta giusta, il problema va risolto non a livello italiano ma europeo. Il price cap al prezzo del gas non sarà la soluzione decisiva, ma lo strumento importante per affrontare questo inverno

Vivendo a contatto con i commercianti che aria respiri?
Le persone dicono che provano ad andare avanti sperando che il quadro possa cambiare. Non si guadagna ma si resiste, questa è la prospettiva. Ma è una prospettiva di poco termine, di 3 o 4 mesi. Se i costi energetici arrivano a superare il costo del personale, si sballa il quadro economico e le attività vanno in ginocchio. Per questo cerco di essere presente e, pur con i limiti del caso, di mettermi a disposizione di quanti mi segnalano difficoltà o hanno proposte, perché credo che il compito di un politico sia metterci la faccia, soprattutto nei momenti di crisi.

Marco Mainardi

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