Usando una metafora sportiva, Lorenzo Cei è come quell’atleta che ha perso la competizione ma che, voltandosi indietro, non ha niente da rimproverarsi sapendo di aver dato il massimo. Ed il giovane segretario del Pd empolese è certo di parlare anche a nome dei tanti volontari che, come lui, si sono impegnati in questa campagna elettorale chiusa con un epilogo non proprio felice per il proprio partito
Paradossalmente siamo sereni perché sappiamo di aver fatto il massimo di quanto potevamo. Con i nostri volontari, che ringrazio ancora una volta, abbiamo lavorato non solo in rete ma anche sul campo, con volantinaggio dal vivo e nelle cassette postali, iniziative, incontri con le persone. Più di così credo non fosse possibile fare.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, al vostro interno come è stato vissuto il 25 settembre?
L’esito era un po’ annunciato. Tutti sapevamo dei sondaggi e quindi è andata come ci si poteva immaginare. Jacopo Mazzantini, segretario della nostra federazione, è stato chiaro in merito dicendo che il risultato non è soddisfacente ed io la penso esattamente come lui. La quantità di energie spese è stata importante e per questo che ci sia frustrazione è inevitabile. Credo che nessuno come noi abbia lavorato così anche perché siamo il solo partito che può assicurare questo tipo di impegno visti i tanti volontari sui quali possiamo contare.
Domanda inevitabile: ci saranno ripercussioni a livello locale?
Nel voto per le politiche nazionali, le persone chiedono altre cose, cercano chi, secondo loro, può risolvere questioni importanti a livello nazionale. Le dinamiche locali sono diverse, c’è da votare chi poi deve amministrare la tua città e quindi, da questo punto di vista, non credo ci saranno ripercussioni. Poi aggiungerei una cosa.
Ovvero?
Che siamo consapevoli del grande lavoro che è stato fatto in questi dieci anni di amministrazione Barnini e nel 2024 ripartiremo su questa solida base. Sarà un passaggio generazionale importante ma abbiamo le persone per poterlo affrontare serenamente dando vita ad un programma serio per la nostra città.
Dieci giorni dopo che lettura dai del voto?
Ora ci abbiamo dormito sopra diverse notti ed è curioso vedere che, mentre da un lato a livello nazionale si parli di analisi profonde da fare, dall’altro esca sempre chi la soluzione pronta in tasca. Il percorso che ha indicato il segretario Enrico Letta prevede tempi medio-lunghi e quindi è opportuno seguirli e rimettersi subito al lavoro.
A proposito di chi propone soluzioni veloci. Quando Zingaretti si dimise disse che nel Pd si parlava solo di poltrone. Dieci giorni dopo il voto già in sette si sono candidati alla segreteria. Il problema è questo?
Non è un problema, è il problema perché alla fine la questione è solo una: le persone hanno paura della povertà e dello straniero e noi rispondiamo a queste due paure che sono legittime con riflessioni che guardano sempre all’ombelico del gruppo dirigente romano, finendo così per non dare ai cittadini la sensazione di saper intercettare queste loro esigenze. Guardando le biografie sarebbe ora che nel partito prevalessero di più i giovani e le donne, cosa che ora non accade.
Brucia vedere che la prima donna a dirigere il governo sarà di Fratelli d’Italia?
E’ un dato importante, è oggettivo, ma è soprattutto simbolico. Se andiamo a leggerlo bene, infatti, è uno specchietto per le allodole. I dati dicono che Fdi è ultimo per le donne elette e quindi, dando per scontato che mi sarebbe piaciuto che la prima donna fosse stata del Pd, direi che su questo argomenti siamo comunque molto più credibili noi per quanto abbiamo fatto e continueremo a fare.
A chi vi accusa di essere ormai lontani dalla gente cosa replichi?
A livello nazionale direi che è un problema di percezione. Come dicevo prima le paure delle persone sono povertà e stranieri e spesso finiscono per essere collegate fra di loro visto che si pensa che chi arriva da fuori ci portino via lavoro e quindi quel po’ di benessere che abbiamo. Noi non siamo riusciti a dare le risposte che gli italiani aspettavano.
Questa sconfitta elettorale ha qualcosa di diverso rispetto ad altre?
Penso che arrivi da lontano. Il Pd nazionale è ancora nella bolla del famoso referendum costituzionale, non riesce ad aprire un ciclo nuovo. Siamo ancora lì dentro.
Rosy Bindi ha proposto di sciogliere il partito
Del destino del Pd ne devono parlare gli iscritti, i dirigenti ed i volontari. Tutta questa attenzione che c’è nei nostri confronti mi fa un po’ sorridere. Tutti parlano di noi, pare che i problemi siano solo in casa nostra. Anche la Lega è calata di molto, ad esempio.
I Cinque stelle di 6,5 milioni di voti, eppure vengono dipinti come vincitori
Il motivo è semplice. Noi siamo i soli ad avere una democrazia interna e, quando le cose non vanno, questo emerge pubblicamente. Gli altri partiti hanno un capo e si riconoscono in lui. Se le cose non vanno lo cambiano. Nel Pd non funziona così.
Il risultato del 25 settembre pensi sia dovuto ad un problema di alleanze o c’è qualcosa di più strutturale che riguarda la vostra identità?
Io penso che sia stato un problema solo politico. La crisi di governo ci ha colti in un momento nel quale eravamo schiacciati su Draghi e la sua agenda. E non siamo riusciti a proporre qualcosa di diverso e credibile. Poi, di conseguenza, è stato anche un problema di alleanze. Ma la questione è essenzialmente politica.
La vostra posizione sulla guerra ha pesato sul risultato elettorale?
Io penso che su alcuni argomenti, per quanto si debba essere pronti al dialogo, si deve comune restare fermi.
E ora? Cosa fa il Pd empolese?
Si riparte con l’assemblea territoriale che la prossima settimana convocheremo e che sarà aperta a iscritti e simpatizzanti. Si riparte seguendo il solco del Pd nazionale con la passione e l’entusiasmo di sempre.
Marco Mainardi
Tutte le notizie di GoBlog