Una preghiera incisa nel bronzo, che dal bronzo emerge per tradursi in un braille luminoso; un inno alla bellezza universale che domanda al pubblico di avvicinarsi, di fare uso del tatto per rendere l’arte motivo di prossimità e insieme fruibile anche dal pubblico non vedente.
“attrazionesociale”, l’opera firmata da marionanni pensata e realizzata appositamente per il Museo Marino Marini di Firenze (Piazza San Pancrazio), da sabato 1 ottobre ha preso posto all’interno della Cappella Rucellai. Due i concetti alla base del lavoro, una lastra di bronzo trattato a cera lunga 366 cm come i giorni dell’anno, su cui scorrono parole poetiche scritte prima in latino e poi in lingua italiana con il sistema della tiflografia: creare dialogo, contatto e vicinanza – tra i visitatori, spinti a porsi in prossimità del lavoro per leggerne il messaggio; tra l’opera e le persone; tra il Sacello del Santo Sepolcro, capolavoro immortale di Leon Battista Alberti posizionato su un lato della Cappella, e l’altare sul lato opposto – e sperimentare un’arte accessibile e vicina anche alle persone ipo o non vedenti.
“nellatuabellezzauniversalelalucesifacciasussurrolenostreanimesicercanosiattraggonosiunisconoaccogliminellatualuce”: una preghiera composta dallo stesso marionanni per essere letta d’un fiato, che corre ininterrotta da un capo all’altro dell’opera spezzata solo al centro da un segno di colore rosso, il riflesso di una traccia posta sul retro del pannello. “Un sussurro di luce rossa è cuore pulsante dell’opera che ci invita alla giusta misura”, dice marionanni.
“attrazionesociale racchiude diversi temi – spiega marionanni, artista e maestro della luce per istituzioni quali la Royal Academy of Arts di Londra e la Kunsthaus di Zurigo, visiting director al Museo Marini nominato per l’anno 2021-2022, nominato dalla già presidente dello spazio espositivo Patrizia Asproni, che ha voluto concludere il mandato con questo lascito – innanzitutto quello legato al momento storico in cui l’ho concepita, il 2020, anno di pandemia. Si parlava moltissimo di distanziamento sociale: mai scelta lessicale fu più infelice. Avevamo sì bisogno di attuare tutte le misure necessarie per il distanziamento fisico, ma anche di riuscire a sentirci uniti e compatti per sostenere la vertigine. In quel periodo con Patrizia Asproni riflettevamo sul lavoro che avrei svolto di lì a poco al Museo come direttore artistico, e ho pensato che mi sarebbe piaciuto portare avanti qualcosa che invece del distanziamento mettesse al centro l’avvicinamento sociale, il rapporto coeso tra persone”.
C’è poi lo spirito del sacro, che si inscrive nel filone di diversi lavori di marionanni esposti nella chiesa di San Marco a Milano, nella Cappella del Quirinale e nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. “Creo preghiere nate da due pensieri: quello di renderle leggibili anche ai non vedenti, e quello dell’avvicinamento, del dialogo, dell’attrazione sociale appunto, che in questo caso è anche connessione tra le due anime della Cappella Rucellai: la bellezza del progettista universale, Leon Battista Alberti, e la sacralità dell’altare, a cui si riferiscono la prima e la seconda parte del componimento. Da un lato la meraviglia e dall’altro la spiritualità, connesse al centro da questo laccio di bronzo. Da una parte la luce divina, dall’altra quella del marmo bianco nata dall’architettura dell’Alberti”. Una preghiera semplice, per inscriversi con umiltà nella santità del luogo; un materiale povero, che non ha l’ambizione di competere con i bronzi di Marino Marini.
Fonte: Ufficio Stampa
Notizie correlate
Tutte le notizie di Firenze
<< Indietro