Occorre concentrare le energie per potenziare le opportunità lavorative di chi si laurea in Toscana. L'auspicio è che le misure che la Regione metterà in campo, a partire da quelle offerte dal PNRR e dalla nuova programmazione 2021-2027 del Fondo Sociale Europeo, diano davvero l’opportunità per tornare a vedere l’Università, e in generale l’istruzione e la formazione, come la grande leva per far ripartire l’ascensore sociale.
È questo in sintesi il messaggio lanciato dall’assessora regionale a istruzione, formazione, lavoro, Università e ricerca, pari opportunità, nel corso della tavola rotonda di questa mattina che ha conclso i lavori del programma di convegni in presenza della seconda edizione della Fiera Toscana del Lavoro, promossa dalla Regione e da Arti (Agenzia regionale toscana per l’impiego) alla Fortezza da Basso di Firenze.
Gli approfondimenti della mattinata - cui hanno partecipato tra le altre e gli altri, docenti delle Università toscane, rappresentanti delle parti sociali, ricercatrici dell’Irpet – hanno visto al centro l'attività di analisi che sta compiendo l’Osservatorio sulle transizioni al lavoro dei laureati in Toscana, progetto di Regione Toscana, portato avanti insieme agli Atenei toscani e all’Università La Sapienza di Roma, in convenzione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Dai primi risultati dell’Osservatorio emerge che nel medio-lungo periodo chi consegue il diploma di laurea risulta avvantaggiato, in termini di tasso di occupazione e salari, rispetto a una non laureata o a un non laureato. Inoltre, il sistema delle imprese manifatturiere toscane, anche per la propria specializzazione, assorbe pochi laureati, pur offendo contratti migliori del terziario. Mentre è quest’ultimo il settore che recluta più laureate e laureati; il settore pubblico ha un’importanza notevole, ma soprattutto nella scuola e Pubblica amministrazione risultano in maggioranza i contratti precari.
L’assessora si è soffermata sul fatto che fra i Paesi maggiormente sviluppati, l’Italia presenta un ritardo storico nel numero di laureati in rapporto alla popolazione in età lavorativa e nella capacità del sistema produttivo di assorbirne le relative competenze, ma ha citato anche il tema dei livelli retributivi. Per l’assessora è un gap che va colmato, anche individuando insieme alle Università strumenti efficaci.
Per contribuire a ridurre questo ritardo, la Regione Toscana, già da alcuni anni, - ha ricordato l’assessora - ha investito ingenti risorse. Nel più recente ciclo di programmazione dei fondi europei (2014-2020), ad esempio, sono stati destinati complessivamente circa 60 milioni di euro ad interventi diretti al mondo dell’università e della ricerca (Fse per 52 milioni di euro, Fsc per ulteriori 8 milioni di euro), con il principale intento di potenziare lo sviluppo del capitale umano del territorio e di accrescerne il grado di occupabilità. In particolare, l'attenzione si è concentrata su misure che hanno puntato ad avvicinare il mondo dell’impresa e dell’università.
Allo stesso tempo, sono stati rilevanti gli interventi per il diritto allo studio universitario (Dsu) cui, negli ultimi otto anni, tra fondi regionali e nazionali, sono stati assegnati finanziamenti che in media si sono attestati attorno ai 65 milioni di euro all’anno e che, nel prossimo periodo di programmazione, saranno rafforzati con il contributo del Fse.
Grazie al rilevante contributo regionale, l’Azienda Dsu Toscana da più di 10 anni copre il 100% degli idonei, garantendo la borsa di studio a tutti coloro che per merito e livello ISEE ne hanno diritto. Nell’anno accademico 2020-2021, le borsiste e i borsisti Dsu rappresentavano circa il 12% di iscritte e iscritti alle Università toscane.
A partire da quest’anno poi, grazie ai fondi Pnrr, le borse di studio sono state sensibilmente incrementate di valore, con una ulteriore particolare attenzione a studentesse e studenti con disabilità e studentesse che scelgono corsi di laurea in discipline Stem (materie tecnico-scientifiche).
Per il futuro, ha concluso l’assessora, dobbiamo individuare strumenti per garantire un’occupazione stabile, duratura, di qualità, valorizzando le competenze che si formano nei nostri territori.
Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa
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