“Senza acqua a disposizione non c’è futuro per agricoltura toscana di qualità. Lo stiamo sottolineando da anni, e dopo questi mesi di grande siccità il problema si è ulteriormente aggravato, senza dimenticare che solo il 9 per cento dell’agricoltura toscana è coperta da irrigazione”.
Lo ha ricordato Sandro Orlandini, presidente Cia Toscana Centro all’incontro che si è svolto a Certaldo dal titolo ”Seminativi e colture orticole in pieno campo: la gestione della risorsa idrica” che ha visto la presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Stefania Saccardi.
“E’ necessario trovare soluzioni alternative – ha sottolineato il presidente di Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini -, come vasche di contenimenti esterno che non siano troppo impattanti ma facilmente realizzabili rispetto ai bacini. Bisogna trovare soluzioni rapide per fronteggiare questa emergenza: anche una coltivazione come l’olivo ha bisogno di irrigazione ormai, e si può salvare la stagione come dimostrano quelle aziende che sono riuscite a fare un minimo di irrigazione”.
Molti interventi tecnici che hanno affrontato tematiche quanto mai attuali, fra questi quello del professor Stefano Loppi, Università di Siena, con un focus sull'esperienza dell'Aglione della Valdichiana. “Oramai è assodato che siamo in presenza di pressanti cambiamenti climatici e aumento globale delle temperature a causa dell’effetto serra determinato dai gas climalteranti, dei quali all’agricoltura è imputato circa il 20% delle emissioni complessive” ha detto Loppi.
“Siamo quindi in presenza di un circolo vizioso, dove la causa è anche vittima dei cambiamenti climatici, in primo luogo la siccità, ma anche esondazioni e alluvioni, aumento della salinità dei terreni. L’attuale modello agricolo dovrà necessariamente andare incontro a profonde, ancorché graduali, trasformazioni, sia per ridurre l’impatto che per far fronte alle nuove sfide.
Per ridurre l’utilizzo dei fertilizzanti di sintesi sarà necessario reperire delle sostanze naturali che possano adeguatamente fungere da fitostimolanti. Allo stesso modo sarà fondamentale da una parte ricercare sostanze di origine naturale che possano contrastare gli effetti della siccità e della salinità, e dall’altra guardare a varietà locali, meglio adattate al contesto, che siano più resistenti e al contempo valorizzino l’agrobiodiversità di un territorio. In parallelo andranno gradualmente ridotte le coltivazioni delle specie estranee al contesto e a ciclo estivo, che richiedono grandi quantità di acqua e sono scarsamente utilizzate per l’alimentazione umana, come ad esempio il mais”.
IL CASO AGLIONE DELLA VALDICHIANA - “L’aglione – ha spiegato il professor Loppi - è una coltura di eccellenza del territorio della Valdichiana, è specie rustica e richiede pochissimi trattamenti e praticamente non necessità di risorsa idrica aggiuntiva. Ha un’ottima redditività e può costituire un valido introito per gli agricoltori. Il suo valore aggiunto è legato al territorio di produzione, la Valdichiana appunto. In questo senso all’Università di Siena è stato finanziato dalla Regione Toscana un progetto (VAV – Vero Aglione della Valdichiana) per la tracciabilità geografica in base al fingerprinting multielementare e la valorizzazione dell’agrobiodioversità dell’aglione della Valdichiana. Il progetto è esportabile anche ad altre realtà, come ad esempio la cipolla di Certaldo e potrebbe costituire un buon volano di sviluppo di un prodotto legato al suo territorio di produzione”.
Fonte: Cisl Toscana - ufficio stampa
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