Nei giorni scorsi sono uscite due note da parte del PD provinciale e del capogruppo del PD di San Miniato che, con toni differenti (e su cui torneremo), che riportano le conclusione della Commissione d’inchiesta in cui si esclude l’imputazione di associazione mafiosa tra amministratori e imprenditori nel sistema conciario: in entrambe le note si afferma tuttavia con toni vicini al trionfalismo che il sistema pubblico-privato del distretto conciario di Santa Croce funziona perfettamente nel rispetto della legalità, sottolineando quanto riportato nella Relazione della Commissione d’inchiesta che la responsabilità di smaltimento non conforme fosse esclusivamente della ditta incaricata; non solo, si afferma che sostanzialmente non ci devono essere preoccupazioni in quanto rigorose “linee di indirizzo” tutelano ambiente e salute con il monitoraggio costante di ARPAT. Insomma, questo sistema toscano di Consorzio pubblico-privato non solo è virtuoso, ma rappresenta un modello economico e ambientale vincente.
Sulle questioni di carattere giudiziario, su cui indaga la DDA di Firenze e la Magistratura non entriamo, per ovvi motivi: non sta certo a noi affermare se sia vero o meno che esista un’associazione di stampo mafioso che coinvolge imprenditori e politici, lo accerterà chi di dovere.
Quello che lascia basiti nelle due note è l’assoluta volontà di rimuovere, nascondere e addirittura rovesciare le criticità di un sistema che da anni impatta pesantemente su un territorio, mettendo al primo posto i profitti degli imprenditori conciari e i ritorni politico-amministrativi (sia del PD che del centrodestra), contendendosi vantaggi elettorali sulla base della maggiore affidabilità per gli interessi delle aziende conciarie.
Al di là delle differenze di tono dei due comunicati - che evidenziano una “dialettica” interna al PD provinciale - è inquietante come in entrambi si ribadisca come il sistema pubblico-privato del distretto del Cuoio sia (ormai) esente da problematiche sia ambientali che di infiltrazione criminale e debba quindi essere preservato e rilanciato come modello virtuoso.
Come Rifondazione Comunista di Pisa crediamo invece che il sistema costruito in questo anni presenti criticità estreme, culminate nello scandalo dello smaltimento del KEU, per l’impatto ambientale sui territori e per le attività agricole della zona, ma anche sul piano della permeabilità ad infiltrazioni criminali (al di là dei risultati dell’inchiesta in corso).
Il modello che gli esponenti del PD provinciale e dei Comuni interessati incensano è invece proprio quello che ha provocato lo scandalo keu: lo smaltimento di rifiuti speciali cancerogeni e tossici sparso per i campi della zona distruggendo terreni e rischiando di inquinare le falde acquifere. Tutto in nome del profitto privato e dei vantaggi elettorali delle forze politiche che amministrano - dai comuni alla Provincia alla Regione - i nostri territori.
L'autoassoluzione dalle proprie responsabilità politiche e amministrative - innanzitutto del PD, ma anche del centrodestra - rispetto all’esposizione a infiltrazioni criminali e mafiose (che nella nostra regione e nella nostra provincia esistono e sono state comprovate) ci pare grave sul piano politico, in quanto intende ridimensionare quanto avvenuto derubricandolo ad un “incidente di percorso” anziché all’effetto perverso di un modello costruito in questi anni per tutelare gli interessi delle aziende conciarie e ottenere il massimo dei profitti in barba a tutto il resto.
Le forze politiche che si contendono la gestione degli interessi economici dominanti perseguono comunque l’obiettivo della realizzazione di grandi opere (come la tangenziale nord-ovest), di cementificazione e militarizzazione del territorio (anche erodendo aree tutelate come il Parco di Coltano-San Rossore-Massaciuccoli per una base operativa di addestramento militare), di gestione spregiudicata dei rifiuti (sia normali che speciali) attesta che la retorica della transizione ecologica e dell’economia green niente ha a che vedere con una reale tutela dell’ambiente e degli ecosistemi.
Occorre invece un nuovo modello di sviluppo, ora più che mai necessario a fronte dei cambiamenti climatici i cui effetti iniziano a riversarsi nella nostra quotidianità (siccità, salinizzazione dei corsi d’acqua, scioglimento di ghiacciai): anche nel settore conciario servono aziende che rispettino veramente le regole, compreso lo smaltimento dei rifiuti, che abbiano perciò un minore impatto ambientale e non contrastino con le esigenze di altre attività fondamentali come quelle agricole, a cui andrà prestata un’attenzione particolare d’ora in avanti, per tutelare e sottrarre alla logica privata del profitto i beni comuni come la terra e l’acqua.
Fonte: Rifondazione Comunista
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