Come stanno riportando le cronache in questi giorni l’inchiesta Keu continua ad allargarsi. Dopo la notizia del sequestro di beni ad un imprenditore residente in provincia di Pisa legato ad una cosca del Catanzarese, sono state chiuse le indagini di un nuovo filone dell’inchiesta Keu. Indagini che hanno portato alla luce nuovi elementi forniti da pentiti che erano stati coinvolti nello smaltimento illecito di rifiuti ed emersi grazie al sequestro di documenti in varie aziende implicate nell’indagine.
Le dichiarazioni dei pentiti confermano alcune delle ipotesi sulla connessione stretta tra camorra e ‘ndrangheta. Un sodalizio nato nei decenni scorsi, che "avrebbe insegnato alle industrie toscane come sotterrare i propri rifiuti in loco", come fino ad allora veniva fatto nella 'terra dei fuochi'.
La chiave di lettura che sta emergendo è quella di una collaborazione tra le due organizzazioni criminali a partire dagli anni ’70-’80 per contrabbando e traffico di stupefacenti in Toscana. Una collaborazione che negli anni, poi, si sarebbe allargata allo smaltimento illecito di rifiuti: all’inizio importando rifiuti toscani in Campania e poi sfruttando la Toscana stessa come zona di stoccaggio illegale di rifiuti provenienti sia dal Nord, sia dalle aziende locali. In particolare quelle del settore conciario.
Il meccanismo ha permesso alle aziende risparmi milionari ogni anno e si è avvalso non solo della collaborazione con le imprese stesse, ma anche della collusione di amministratori e politici. L’indagine è considerata tra le più scottanti proprio perché «comprende mafiosi, imprenditori, politici e amministratori oltre che complici e conniventi e fiancheggiatori, a dimostrazione ennesima della capacità organizzativa delle mafie e di camorra e ‘ndrangheta in particolare».
Quello che come Assemblea permanente No Keu sosteniamo dall’inizio di questa vicenda è sempre più evidente: non può succedere ciò che è successo senza un sistema ben collaudato che coinvolge tutti gli attori in campo, dalla criminalità organizzata all’imprenditoria fino alle amministrazioni.
Non è un problema di mele marce ed è impensabile che l’azione giudiziaria sia sufficiente per ristabilire pratiche eque e trasparenti.
Qui ad essere marcio è l’intero sistema di gestione della cosa pubblica, che siano beni, opere, servizi, rifiuti. Quello che vogliamo è un nuovo modello che rimetta al centro la salute delle persone e dell’ambiente e che elimini il profitto da ogni ambito di vita.
Sappiamo che tutto ciò non ci sarà concesso da chi finora è stato correo dell’inquinamento dei nostri territori, ma toccherà a ciascuno di noi chiederlo e rivendicarlo. Come Assemblea permanente No Keu, assieme alle organizzazioni toscane e non solo che in questi mesi si sono mobilitate, continueremo la nostra lotta convinti che sia l’unica strada per uscire da questa situazione.
Fonte: Assemblea permanente No Keu
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