Mercoledì 15 giugno negli esercizi pubblici potrebbero non essere accettati i buoni pasto. Le ragioni della protesta, indetta da Fipe-Confcommercio: "Per garantire il servizio bisogna renderlo economicamente sostenibile"
Mercoledì 15 giugno tutti i bar e i ristoranti della Toscana faranno "sciopero dei buoni pasto". Ovvero, per l’intera giornata nessun locale accetterà questa forma di pagamento. Un blocco necessario per far arrivare alle istituzioni l’appello, troppe volte ignorato, per una strutturale riforma di un sistema che non è più economicamente sostenibile, per via di commissioni arrivate ormai al 20%.
La protesta, che vedrà mobilitati i pubblici esercizi toscani insieme a quelli di tutta Italia, è stata organizzata da Fipe-Confcommercio, la federazione a cui appartengono le imprese del settore, ma coinvolgerà anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata.
Con questa giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto – dichiara Aldo Cursano, che di Fipe-Confcommercio è il vicepresidente vicario nazionale e presidente regionale. "Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. Con questa protesta – prosegue Cursano - vogliamo salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli, anche perché già devono sopportare l’aumento spropositato dei costi energetici e delle materie prime, non possono farsi carico di oneri ulteriori. Insomma, il buono pasto rischia di diventare "cattivo", quindi inutilizzabile. C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese, che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far sì che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi a pagarli. La nostra mobilitazione è un’azione di legittima difesa per noi e per i consumatori: tutti dobbiamo rigettare questo uso iniquo dei buoni, che si sono trasformati in uno strumento di speculazione finanziaria sulla pelle dei lavoratori".
Per avvertire i clienti e condividere le ragioni della mobilitazione, già in questi giorni baristi, ristoratori e alimentaristi stanno affiggendo la locandina predisposta da Confcommercio Toscana. "Gentile Cliente, conosci il nostro impegno per darti un servizio semplice, comodo e veloce. Per questo abbiamo sempre accettato i pagamenti con i buoni pasto. Oggi - si spiega nel manifesto - non lo facciamo, per queste ragioni: 1) le commissioni a carico di noi esercenti sono insostenibili. Per ogni buono da 8,00€ ne incassiamo poco più di 6,00€; 2) vogliamo difendere questo importante strumento per i lavoratori e renderlo sostenibile. Chiediamo una riforma del sistema dei buoni pasto che ci consenta di continuare a offrirti questo servizio".
"Vogliamo far capire che la questione dei buoni pasto non riguarda solo le imprese (potenzialmente circa 20mila solo contando bar e ristoranti) ma riguarda anche e soprattutto i lavoratori che li ricevono come forma di pagamento e servizio sostitutivo di mensa", spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. "È loro, prima di altri, che il sistema prende in giro: con le aste al ribasso, infatti, si trovano in mano buoni di valore nominale assai inferiore a quello pattuito e scritto. E non è affatto equo che a rimetterci, per garantire lo stesso servizio ai clienti, siano bar, ristoranti e tutte le altre imprese che accettano questa forma di pagamento. Ci vuole un intervento deciso di Governo e istituzioni per mettere la parola fine ad un problema che dura da troppo tempo".
Anche Fipe Confcommercio Livorno aderisce alla protesta
Federica Garaffa, presidente provinciale dei Pubblici Esercizi Confcommercio, fa presente che aderiranno alla sospensione i piccoli esercizi di vicinato ma anche la grande distribuzione. "Vogliamo far finalmente sentire e vedere alle istituzioni e ai consumatori la realtà di queste commissioni esose che le nostre imprese pagano quotidianamente sui buoni pasto. Se questo sistema non viene rivisto sempre più ristoranti, bar e negozi saranno costretti a rinunciare a questa forma di pagamento".
Il direttore provinciale Confcommercio Federico Pieragnoli avverte anche "La prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non dovrà aggiudicata con gli sconti delle precedenti, che fanno male a imprenditori, utenti e a tutto il sistema".
I buoni pasto
Nel 2021 in Italia sono stati emessi oltre 500 milioni (516.530.946) di buoni pasto per un valore totale di 3,2 miliardi di euro, a beneficio di quasi tre milioni di lavoratori dipendenti (2.769.596). Il buono pasto permette di realizzare il servizio sostitutivo di mensa: si tratta, infatti, di un documento di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, che attribuisce al lavoratore il diritto di ottenere presso gli esercizi convenzionati (bar, ristoranti, pizzerie, esercizi al dettaglio, GDO, ecc.) la somministrazione di alimenti e bevande o la cessione di prodotti alimentari pronti per il consumo, per un importo pari al valore riportato nello stesso (IVA inclusa). Proprio per questa sua finalità di garanzia di un pasto, è vantaggioso per il lavoratore e per il datore di lavoro in quanto defiscalizzato1 e decontribuito fino a 8 euro per i buoni pasto elettronici e a 4 per quelli cartacei, ed è integralmente deducibile dal reddito d’impresa.
Fonte: Confcommercio Toscana - Ufficio stampa
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