Fu detenuto nei lager, onorificenza per il fucecchiese Mario Nuti

Anche a 98 anni, dopo una vita fatta di mille esperienze, alcune delle quali talmente dure da segnarti per sempre, c'è sempre la possibilità di emozionarsi. Come è accaduto a Mario Nuti, fucecchiese classe 1924, che in occasione della Festa della Repubblica ha ricevuto la medaglia d'onore della Presidenza del Consiglio dei Ministri per i deportati nei lager nazisti. Mario Nuti nei lager in Germania (come IMI, militari italiani internati) c'è stato due anni, dal settembre 1943 al settembre 1945. Diciannovenne, era stato chiamato nella Marina Militare il 1° settembre del '43. Neanche il tempo di arrivare a Pola che l'8 settembre arriva il proclama di armistizio firmato da Badoglio e tanti militari italiani, diventati nemici dei tedeschi, vengono deportati. Due anni di durissimi lavori forzati che pesano come un macigno sul fisico del giovane fucecchiese. Un ragazzo mingherlino cresciuto con i nonni nel Padule di Fucecchio mentre la madre, rimasta vedova a Buenos Aires quando Mario aveva appena 8 mesi, lavorava come cameriera a Firenze. Ma Mario non crolla. Resiste per quei durissimi e interminabili ventiquattro mesi fino a quando, col crollo del regime nazista e la vittoria degli alleati, i campi di detenzione vengono liberati. Alcune migliaia di soldati italiani morirono di stenti, Mario resistette. E iniziò il suo lungo ritorno in Italia. "Ho fatto più di 700 chilometri a piedi per tornare a casa - ha raccontato ieri al sindaco Alessio Spinelli che gli ha fatto visita nella sua casa nel centro storico di Fucecchio - e da allora non mi sono più mosso da Fucecchio".
Con lui ieri all'incontro col primo cittadino c'era la sua unica nipote, Francesca Nuti, che lo scorso 2 giugno è stata a Firenze insieme a Spinelli a ritirare la medaglia per il nonno. Un'emozione che si legge ancora negli occhi dei protagonisti. Un'emozione che riporta alla mente tanti ricordi, supportati anche dai mille cimeli che Mario ha conservato gelosamente nella propria abitazione. Come il biglietto della nave con cui sua madre lo portò in Italia da Buenos Aires e che fu donato dai colleghi di suo padre, morto giovanissimo, per aiutare quella donna italiana con un bambino appena nato, o come il tesserino con la sua foto da prigioniero nei campi nazisti. Ricordi di una vita fatta di sofferenze ma anche di tanti momenti belli e di tanto affetto. E di un sorriso che continua ad accompagnare Mario Nuti ogni giorno, anche a 98 anni. Oggi con una medaglia in più.

Fonte: Comune di Fucecchio - Ufficio stampa

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