Morto al money transfer, striscioni a Empoli contro l'archiviazione

Dopo la notizia della sentenza di archiviazione verso i poliziotti e i sanitari intervenuti prima della morte di Arafet Arfaoui, trentenne deceduto all'interno di un money transfer di Empoli, sono stati affissi degli striscioni di condanna nei giardini di piazza XXIV Luglio a Empoli.

"Sappiamo chi è stato, Arafet vive, Chi non nasconde non archivia": queste le parole vergate sugli striscioni da persone che non hanno rivendicato il gesto. Gli striscioni sono stati rimossi nell'arco della mattinata ma dall'ambiente della polizia arrivano le prime parole di condanna, in particolar modo dal sindacato di polizia Sap

"Queste espressioni di odio contro la polizia ed i poliziotti è un forte allarme di clima avverso alla democrazia", afferma Massimo Bartoccini, segretario provinciale di Firenze del Sindacato di polizia SAP.

"Un segnale che va valutato attentamente e che merita di essere condannato con forza. Noi del SAP è dal 2014 che chiediamo una bodycam cucita in ogni divisa, come strumento di trasparenza per tutti, così da non fornire più agli appartenenti del partito dell’Antipolizia assist per strumentalizzare il nostro lavoro. È forte il timore - continua Bartoccini - che questa campagna di odio contro chi come noi poliziotti, ogni giorno è al fianco di ogni cittadino, si estenda a dismisura, fino a divenire incontrollabile".

Conclude: "È per noi doveroso chiedere a tutte le forze politiche, agli amministratori politici locali, metropolitani, regionali e nazionali, di condannare con forza questi gesti ed ogni tipo di odio contro le forze dell’ordine e, conclude il segretario SAP, tenere insieme legalità e giustizia, solidarietà e sicurezza. Questo è possibile, e per noi è l’unico modo per guardare al futuro, per impegnarsi con speranza e con fiducia".

Il commento del sindacato Siulp

Gli striscioni appesi nel centro cittadino di Empoli rappresentano un atto gravissimo di chi, ritenendo di potersi collocare al di sopra della legge, violandola si prende il lusso di ergersi al ruolo di giudice.

Le chiare minacce all’indirizzo degli operatori della Polizia di Stato non possono e non devono rimanere impunite e sicuramente non faranno fare un passo indietro a chi, tutti i giorni, opera nell’interesse dell’ordine e della sicurezza pubbliche.
Operatori di Polizia che, lo ha stabilito un procedimento giudiziario, hanno esclusivamente svolto il proprio lavoro e, nel mentre, si sono trovati dinanzi alla triste circostanza che ha visto un giovane perdere la vita per condizioni in nessuna maniera attribuibili agli stessi, hanno già subito per oltre 3 anni il peso di un procedimento penale che li vedeva coinvolti pur non avendo alcuna responsabilità ed oggi non possono e non devono essere ostaggio di “minacce”, neanche troppo velate, da parte di chi, vigliaccamente, affida ad uno striscione il proprio pressoché dichiarato desiderio di vendetta.

Il SIULP Fiorentino, vicino agli operatori e sin da subito certo della loro totale estraneità all’accaduto, auspica in una corale presa di distanza da tale fatto che, innegabilmente, rappresenta un disconoscimento delle Istituzioni dello Stato e che, quindi, non deve rimanere impunito.



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