Spacciavano hashish, marijuana e cocaina: arrestati madre e figlio

Nell’estate del 2021 personale del Nucleo Investigativo di Arezzo, coordinato dalla locale Procura della Repubblica, ha avviato un’attività di indagine finalizzata a disarticolare un possibile traffico di sostanze stupefacenti presente sulla piazza aretina. In particolare, i prolungati servizi di osservazione, controllo e pedinamento espletati nei confronti di giovani assuntori hanno permesso di individuare il giro di droga. Sono così scattate delle misure cautelari in carcere ai danni dei probabili fornitori di hashish, marijuana e cocaina.

Le indagini hanno permesso di rintracciare una donna e un ragazzo, madre e figlio italiani, residenti ad Arezzo da svariati anni. I due, ben integrati nel tessuto sociale aretino, pur senza lavoro, avrebbero trovato presuntivamente nella cessione di droga la principale fonte di sostentamento.

Le indagini consentivano di accertare che le cessioni avvenivano per lo più direttamente all’interno dell’abitazione degli indagati o nele vicinanze, in maniera veloce e riservata. Proprio il continuo via vai di persone ha permesso di ottenere nel novembre 2021 un decreto di perquisizione. In casa sono state trovate notevoli quantità di stupefacente di vario tipo. Nello specifico, all’interno della cucina dell’abitazione dei due venivano trovati 6 grammi di hashish, mentre occultati all’interno di un congelatore in disuso riposto nel vano cantine, sono stati sequestrati 38 grammi di cocaina suddivisa in 7 dosi e 4 panetti di altra sostanza, nonché materiale per il confezionamento.

Acquisito questo importante tassello di indagine, la prosecuzione delle investigazioni unitamente ai gravi indizi di colpevolezza raccolti, consentivano di richiedere ed ottenere la suddetta Misura Cautelare, emessa dal G.I.P. di Arezzo ed eseguita, con l’ausilio dei colleghi di Napoli e del Nucleo Carabinieri Cinofili di Firenze nella mattina del 18 maggio 2022

I due indagati che venivano tratti in arresto, rispettivamente l’uomo in questo capoluogo e la donna in Campania, erano ovviamente associati in carcere a disposizione dell’A.G. competente, dovranno giustificare le accuse mosse nei loro confronti.

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