Non è vero ma ci credo. Ed è esattamente questo il punto: crederci. A svelarlo è una ricerca realizzata dagli studiosi dell’Università di Colonia, in Germania, dove un gruppo di studenti è stato indagato sul piano scientifico attraverso un test. Gli studenti invitati al quiz digitale potevano portare con sé il proprio amuleto, salvo privarsene, su richiesta, poco prima di iniziare la prova. Ne risulta che un gruppo ha condotto il test con il proprio portafortuna e l’altro senza. Risultato? Il gruppo con il talismano ha ottenuto successi migliori e prestazioni più performanti rispetto all’altro. Ciò che emerge è praticamente l’autostima insita nel possedere qualcosa di prezioso che attira la buona sorte. Quello che succede davvero è un convincimento psicologico: l’individuo diventa più sicuro di sé, meno ansioso, rilassato e positivo. Ogni comportamento diventa più virtuoso. Insomma, non è vero ma ci credo.
La scaramanzia batte la scienza?
Il convincimento più diffuso è quello per cui un oggetto portafortuna possa capovolgere in positivo un evento di qualunque tipo. Sul piano ludico potrebbe quindi cambiare le sorti di una partita. Che si tratti di sport, passatempi reali o giochi virtuali. Secondo quanto riportato dallo staff di slotgallinaonline.it in un articolo sul tema, ad esempio potrebbe portare sfortuna stare seduti con le gambe incrociate, magari mentre si gioca a qualcosa insieme ad amici, parenti o da soli su internet. Questo perché, citando espressamente l’articolo, “sedersi con le gambe incrociate pare tenga lontane le vibrazioni positive. Si tratta di un atteggiamento di chiusura, anche e soprattutto nei confronti della fortuna, che quindi si terrà alla larga da noi”. In sintesi: la scienza subisce davvero le interferenze dell’inconscio? Difficile stabilirlo: si entra completamente nel campo delle ipotesi.
Scaramanzia e portafortuna: solo una questione di testa?
Come anticipato in apertura, secondo i ricercatori dell’Università di Colonia, credere è fondamentale. Non serve solo possedere qualcosa di apparentemente magico e scaramantico: basta semplicemente comportarsi in un certo modo, parlare a se stessi in un certo modo, ripetere la ritualità che rafforza l’atteggiamento. Un esempio è utilissimo per chiarire le idee. Incrociare le dita equivale a replicare un gesto già fatto mille volte. Il gesto in sé aumenta l’autostima, la sicurezza e genera un rinforzo positivo nella mente di chi lo mette in pratica. Le possibilità di riuscita dell’evento di cui si è protagonisti aumentano quasi in maniera esponenziale. Il gesto, apparentemente banale, trova peraltro il suo fondamento in una credenza collettiva: una riprova sociale che porta a credere proprio in quel gesto. Ma dove nasce per la precisione? E perché si incrociano le dita?
La scaramanzia nascosta nell’incrociare le dita
Tra i più semplici e conosciuti. Incrociare le dita è il gesto portafortuna per antonomasia. Finger crossed, direbbero gli inglesi. Ha praticamente origini religiose ed è simbolicamente collegato al segno cristiano della croce. Durante le persecuzioni romane i cristiani potevano riconoscersi tra loro mostrando l’indice e il medio in posizione. L’evoluzione è immediata e nel Medioevo il gesto rimane di dominio pubblico. Tuttavia le dita incrociate assumono un nuovo simbolismo: impedire al demonio di impossessarsi dell’anima. Una sorta di protezione divina. Oggi non ha più alcun senso religioso o ultraterreno: ciò che resta, però, è l’abitudine inconsapevole nel ripetere un gesto che dà semplicemente più sicurezza. La scaramanzia nel calcio con baci, acqua santa e biscotti per bambini è invece l’insieme di formule magiche nel campo sportivo a testimonianza del fatto che di riti propiziatori contro la sfortuna ne esistono praticamente centinaia. A ognuno il suo: quello che trasmette più sicurezza.