Ungulati, Chianti Colli Fiorentini: "Nessuna difesa da caprioli e cinghiali"

Ogni azienda perde ogni anno circa il trenta per cento della propria produzione di uva a causa delle “invasioni” delle vigne ad opera di cinghiali e caprioli.

Per fare un esempio un’azienda di medie dimensioni che produce mille quintali di uva ne perde circa trecento, ovvero duecentodieci litri di vino con un danno economico di circa quaranta mila euro, il costo medio di circa due operai.

“Se pensiamo al territorio rappresentato dal nostro Consorzio possiamo parlare di un danno di circa settecentomila euro con una perdita secca di una quarantina di posti di lavoro. Rappresentiamo il 2,6% dell'intero vigneto complessivo del Chianti, è facile rendersi conto delle proporzioni del fenomeno – spiega Marco Ferretti, Presidente del Consorzio Chianti Colli Fiorentini -. Nel Chianti si perdono centinaia di posti di lavoro, se facessimo una proiezione a livello regionale noteremmo un’emorragia di migliaia di posti di lavoro. Non si tratta solo di questo: il danno ai campi è grave e spesso difficilmente recuperabile, questo rappresenta un rischio anche per i paesaggi che in tanti, almeno a parole, dicono di voler difendere”.

C’è bisogno, insomma, di un radicale cambio di strategia che permetta agli agricoltori di tutelare le loro produzioni.

“Nessuno di noi pensa all’estinzione degli ungulati, tuttavia la situazione paradossale è che non possiamo neppure difenderci completamente visto che la normativa sostanzialmente ci impedisce di opporre resistenza alla furia di questi animali – prosegue il presidente del Consorzio -. Reti troppo basse e misure di difesa troppo blande non ci aiutano e rappresentano delle vere e proprie prese di giro, concessioni  ai sedicenti ambientalisti e difensori del paesaggio”.

Da tempo si registrano molte resistenze da parte di alcun Comuni per l’installazione di recinzioni efficaci che si vanno a sommare agli impedimenti determinati dal codice della strada per quelle aziende che hanno vigneti sulle strade comunali.

“Dopo una visita dei caprioli, che dalla primavera in poi mangiano i germogli poi le foglie e poi l’uva, o dei cinghiali le nostre vigne sono distrutte, improduttive e il paesaggio risulta sicuramente molto meno gradevole alla vista – prosegue Ferretti -.  Non ci sono finanziamenti a fondo perduto anche solo parziali in aiuto alle aziende. Solo coloro che hanno le aziende in zona di ripopolamento e cattura possono contare su un piccolo contributo. Di questo passo c’è il rischio che chi sta resistendo con passione alla crisi e ai mille problemi che interessano l’agricoltura della Toscana alzi bandiera bianca”.

Fonte: Ufficio stampa

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