Domenica 8 maggio il cardinale Ernest Simoni, nella quarta domenica di Pasqua, si è recato in visita alla Parrocchia di San Cresci a Campi Bisenzio, accolto dal Parroco don Michele Scudiero e dai fedeli della parrocchia e da tanti albanesi residenti nella Provincia di Firenze.
Per la storica visita erano presenti: il personale della Polizia Municipale, i fratelli e sorelle della Misericordia di Campi Bisenzio Sezione di San Piero a Ponti ed i soci dell’Associazione La Racchetta.
Il porporato ha assistito alla Celebrazione Eucaristica animata dalla corale parrocchiale, soffermandosi a lungo in preghiera ai piedi dell’immagine della Madre del Buon Consiglio custodita all’interno della Chiesa dalla fine del ‘700; così come ha ricordato il Prof. Franco Masi, che in questi anni ha condotto approfonditi studi sulla memoria storica “dell’antica devozione alla vergine Madre del Buon Consiglio venerata dal popolo di San Cresci a Campi”, dei quali studi ha consegnato copia al Cardinale.
Il popolo schipetaro è fortemente legato alla Madre del Buon Consiglio, poiché la “Signora d’Albania” come comunemente viene chiamata è patrona del “Paese delle Aquile”, la cui nazione e il popolo dal 1943 sono consacrati proprio al Cuore Immacolato di Maria.
Il Porporato è conosciuto in tutto il mondo quale autentico testimone di pace e perdono, per i 28 anni di ingiusta prigionia tra carcere, lavori forzati nei campi di concentramento nelle miniere e nelle fogne di Scutari subiti in Albania durante il regime ateo comunista del Dittatore Enver Hoxha. Dopo la liberazione definitiva avvenuta nell’aprile del 1991, ha continuato la sua missione a servizio dei fedeli albanesi nella propria patria e nel mondo. E’ stato creato Cardinale nel novembre del 2016 dal Santo Padre Francesco che per la prima volta incontrò l’anziano sacerdote nel settembre del 2014 durante il suo viaggio apostolico tra il Popolo Schipetaro. Il Pontefice si commosse dal racconto dell’anziano sacerdote fino alle lacrime definendolo un “martire vivente”.
Commoventi i ricordi e le parole del Cardinale: “Ringrazio il Signore, per aver visitato quest’oggi questa comunità parrocchiale, accolto da tanti fedeli provenienti anche dall’amata Albania. Insieme abbiamo potuto ricordare e pregare la Santissima Madonna con il titolo di Mater Boni Consilii (Madre del Buon Consiglio) ben conosciuta nel Lazio ed in Italia, la cui immagine fu ritrovata Il 25 aprile del 1467, festa di San Marco nel Santuario di Genazzano a sud di Roma dov’è custodita e la cui devozione è stata poi propagata nei secoli dai padri agostiniani custodi del Santuario meta di tanti pellegrini in modo particolare dei fedeli albanesi che ogni anno in queste settimane visitano e pregano ai piedi della Vergine.
Secondo la leggenda il dipinto sarebbe stato trasportato miracolosamente dagli angeli dalla Cattedrale di Santo Stefano a Scutari, per così sottrarlo ai turchi che stavano invadendo ed assediando l'Albania. Proprio in quella Cattedrale distrutta prima dai turchi, poi ricostruita e nuovamente distrutta durante il dominio comunista in Albania, infine ricostruita nuovamente negli anni '90, ormai 66 anni ricevetti l’ordinazione presbiterale. Durante la mia prigionia costantemente pregavo recitando il Santo Rosario, i poliziotti che mi sorvegliavano, vedendomi muovere la bocca dicevano che ormai ero impazzito credendo che parlassi da solo ed invece pregavo con tutto me stesso affidandomi alla Santissima Madonna. La preghiera mi ha aiutato, da questa è scaturita la forza per sopravvivere ogni giorno.
Il mio pensiero e ricordo va all’agosto del 1991, ero stato da pochi mesi liberato dalla prigionia e riuscii a venire in Italia grazie al primo visto ottenuto con l’aiuto della grande Santa Madre di Calcutta, la quale religiosa si recò in Albania inviata da San Giovanni Paolo II per così prendere informazioni sulla nostra Chiesa di Albania martoriata da decenni di persecuzione e lo stato di saluto del mio parente Monsignor Nicola Troschani unico Arcivescovo di Albania sopravvissuto a quei duri anni.
Durante la celebrazione si è pregato in modo particolare per l’implorata pace nel mondo e nella martoriata Ucraina, per le mamme nel giorno a loro dedicato, e per tutti gli Albanesi sparsi in tutto il mondo. Don Ernest non potette più riabbracciare la mamma, poiché questa concluse il suo pellegrinaggio terreno mentre il sacerdote era ancora in prigione; potette però recarsi al cimitero scortato da decine e decine di militari poiché definito “pericoloso nemico del popolo”. Durante la sepoltura della madre, coraggiosamente sfidando il cordone di sicurezza, ebbe a recitare le preghiere di commiato e accennando il segno della Croce a benedizione; tale gesto, nell’Albania del regime, procurava 10 anni di prigionia.
Fonte: Ufficio stampa
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