Centinaia di braccianti sfruttati, fatti lavorare per quindici-sedici ore al giorno e pagati 2,50 euro all'ora, con ferie concesse difficilmente e non retribuite, oltretutto sottoposti a aggressioni verbali e minacce di licenziamento. Sono queste le condizioni di lavoro per molte persone, italiane e straniere, sulla Costa degli Etruschi. Tre aziende agricole tra Livorno e Grosseto sono finite in un'inchiesta della guardia di finanza per lo sfruttamento di braccianti.
I tre responsabili delle ditte sono stati deferiti e, come scrivono dalla guardia di finanza, "hanno immediatamente proceduto al pagamento delle sanzioni amministrative nel frattempo già contestate da Gdf e Inps, versando nelle casse dell'Erario circa 5.800.000 euro".
Tutto è nato nel 2019. I tre titolari hanno impiegato personale senza contratto né copertura assicurativa o previdenziale. Hanno costretto diversi lavoratori a vivere in un casolare abusivo sugli stessi terreni delle aziende agricole, in condizioni igienico-sanitarie precarie, senza acqua potabile né riscaldamento, peraltro decurtando l'affitto dalla paga.
Le aziende coinvolte riguardano la coltivazione di frutta e verdura in Val di Cornia, tra Livorno e Grosseto. Sono 854 i rapporti di impiego presi in esame in un arco temporale che val dal 2015 al 2019
Constatate agli indagati anche violazioni fiscali per redditi non dichiarati per oltre 2 milioni di euro e omessi versamenti di Iva e altre imposte per circa 600mila euro. Ricostruito poi l'ammontare degli affitti 'in nero' ai lavoratori nel casolare, con un'ulteriore sanzione per oltre 150mila euro.
Gli imprenditori hanno ottenuto anche contributi dall'Unione Europea e sarebbero emerse irregolarità perché gli indagati avrebbero simulato il possesso dei requisiti previsti. Assieme a una quarta azienda complice, avrebbero prodotto contratti di affitto falsi per terreni agricoli. Ecco quindi che è scaturita una denuncia per truffa aggravata allo stato e all'Ue per la percezione indebita di 151mila euro di erogazioni pubbliche comunitarie. Questo denaro sarebbe stato usato per pagare i braccianti.
Il reato ipotizzato, per il quale gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti, sarebbe il 603 bis, 'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro'.
I commenti
Gori (Cisl): "Anche l'Inps si impegni per far partire i tavoli provinciali previsti dalla legge del 2016 contro il caporalato mai attivati"
“Ringraziamo le forze dell’ordine per il gran lavoro fatto nell’operazione contro lo sfruttamento del lavoro sulla Costa degli Etruschi: ci dà speranza per l’affermazione della legalità nel settore agricolo. Ora però le Inps provinciali attivino i tavoli provinciali previsti dalla legge contro il caporalato del 2016, ancora inattuata.”
A dirlo è il segretario generale della Fai-Cisl Toscana, Massimiliano Gori, commentando l’operazione resa nota oggi dalla Guardia di Finanza, relativa a irregolarità e sfruttamento della manodopera nel settore agricolo tra le province di Grosseto e Livorno.
“Da anni – dice Gori - vengono segnalati episodi di caporalato, lavoro grigio o nero e di sfruttamento in agricoltura, soprattutto nella provincia sud di Livorno e nord di Grosseto. In varie zone della Toscana si è assistito in questi ultimi anni a interventi di questo tipo da parte degli organi preposti, ma è la prima volta che avviene in questa portata e nella parte della nostra regione più colpita dal fenomeno dello sfruttamento. Spesso anche le denunce fatte ai sindacati si concludo purtroppo con un accordo economico tra lavoratore e datore di lavoro, per la paura del lavoratore ad esporsi e subire ritorsioni.”
“Questo invece è stato un grande lavoro delle forze dell'ordine che ci dà speranza nel futuro e nella legalità in questo settore. Ci auguriamo, come più volte richiesto, sia anche la molla che farà partire l'attivazione dei tavoli provinciali previsti dalla legge contro il caporalato (legge 29 ottobre 2016, n. 199, “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura”) che punta a contrastare questo fenomeno criminale e ad introdurre nuove forme di supporto per i lavoratori stagionali in agricoltura, finora mai attuati presso le sedi INPS provinciali.”
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