Giovanni Mennillo: vi racconto la guerra vista dalla Moldavia

Per raccontare la guerra che sta insanguinando l’Europa hanno scelto di andare vicino al fuoco, in Moldavia, spinti dalla voglia di raccontare dal campo quello che sta accadendo e da quella scintilla che si accende in un giornalista convincendoti a partire. Giovanni Mennillo di gonews.it, Alice Pistolesi che racconta le guerre da anni sull’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo e la fotoreporter romana Novella De Luca hanno così allacciato i contatti con le autorità di quel paese e sono partiti per raccontare poi quanto visto e sentito

Giovanni, da cosa nasce questo viaggio?
Dall’esigenza di raccontare questa guerra che, sin dall’inizio, mi ha coinvolto emotivamente. È un contesto storico che mi appassiona e volevo raccontare quanto sta accadendo assieme alle due colleghe che erano già esperte di simili contesti. L’obiettivo era non raccontare la morbosità della guerra ma vederla da una prospettiva diversa

Perché la Moldavia?
E’ un paese molto interessante, fatto di tante culture miste, senza una chiara identità e quindi senza quel forte nazionalismo che è caratteristico di molti paesi di quell’area. Per Costituzione la Moldavia è neutrale e, proprio per questo, continua a dire no alla Nato. Loro si sentono europei, hanno da sempre un dialogo aperto verso l’Europa ma non si vogliono schierare. Politici del posto ci hanno detto peraltro che sono troppo piccoli e impreparati militarmente per schierarsi e che mettere fine alla neutralità del paese significherebbe rischiare di fare la fine dell’Ucraina

Come avete raccontato questa guerra che è al confine con l’Ucraina?
Da tre punti di vista. Il primo è quello dei profughi. Per capire la situazione si tratta di un paese con tre milioni di abitanti che si è visto arrivare 400mila rifugiati. Per chi scappa dalla guerra è uno sbocco privilegiato tanto che Intersos, una delle Ong che opera sul territorio, dice che, se Odessa fosse pesantemente attaccata, potrebbero arrivare altre 500 mila persone. Il tutto con migranti che sono donne e bambini, quindi una popolazione inattiva che ha bisogno di una serie di servizi che quel paese fatica a garantire. Oltre a raccontare questa situazione, abbiamo raccolto molte delle loro storie.

Che sentimento c’è verso la guerra?
Le persone sono incredule, scioccate. Da quel che abbiamo raccolto i più giovani pensano che il problema siano le voglie imperialiste della Russia mentre i più anziani dicono che in Ucraina c’è in realtà una guerra fra la Nato e la Russia combattuta col sangue dei civili.

La politica?
È un altro versante che abbiamo analizzato e qui la situazione è complicata. Il paese è diviso tra nuovi modelli europeisti e nostalgie post-sovietiche: il paese ha scelto la via europeista, ma solo due anni fa come presidente vi era un socialista fortemente filo-russo. In questo momento la sensazione è che stiano cercando di tirare per la giacchetta la Moldavia da una parte o dall’altra e questo è molto rischioso.

La società civile come sta reagendo?
Alice Pistolesi è riuscita a parlare con attivisti pacifisti moldavi e in generale si è dedicata maggiormente alla società civile, settore in cui ha molta esperienza in altri contesti internazionali. Questo gruppo dice pace senza se e senza ma e si impegnano per accogliere minoranze come rom o persone gay. Anche le loro testimonianze sono molto interessanti.

Ora che siete tornati potete dirvi soddisfatti del lavoro fatto?
E’ stata sicuramente un’esperienza importante per ognuno di noi. Ora stiamo scrivendo articoli e raccontando cosa abbiamo visto da quel paese.

Un vostro articolo uscito su Il Manifesto titola: la neutrale Moldavia teme il peggio. Cioè?
Gli attacchi in Transnistria, una regione separatista filorussa, aprono uno scenario potenzialmente preoccupante. L’obiettivo può essere quello di destabilizzare la Moldavia facendo entrare quella regione e l’intero paese nel conflitto. Il rischio che la guerra possa allargarsi c’è.

Che impressione hai della situazione?
Si diceva che la data del 9 maggio poteva essere quella in cui Putin avrebbe dichiarato la sua vittoria. Ora la situazione mi pare molto più complicata e non c’è da parte di nessuno volontà di dialogo fra le parti. Ad ora non si vede all’orizzonte nessun elemento che faccia pensare ad un cessate il fuoco.

Voi che programmi avete?
Oltre a scrivere e raccontare quanto abbiamo visto sul campo teniamo aperti i contatti con quel territorio. Il sogno sarebbe raccontare la guerra dall’altra parte, ovvero quella russa. Al di là di quello che si percepisce da qui, sarebbe interessante capire come le persone comuni vivono la situazione e che percezione hanno. Ma, al momento, riuscirci non è semplice.

Marco Mainardi

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