"Un mese addietro abbiamo chiesto all'Arpat di conoscere i dati che erano risultati non conformi ai valori limite di emissioni odorigene. L'Arpat ha chiesto all'azienda, parte controinteressata, di poter mettere a nostra disposizione tali dati. Avevamo fiducia che non ci fosse alcun pregiudizio da parte aziendale, che decanta principi di trasparenza. Abbiamo appreso il 13 aprile l'azienda che l'azienda ha prodotto un diniego!".
Inizia così il comunicato del Comitato per la tutela e la difesa Val d'Elsa sull'annosa questione della distilleria Deta.
"Nondimeno - prosegue il comitato - l'Arpat, valutate le motivazioni all’opposizione e ritenute non riconducibili alle cause di esclusione previste dalla normativa e dal regolamento in materia di accesso ai documenti amministrativi e informazioni ambientali, ha disposto l'accoglimento della nostra istanza e ci ha trasmesso copia della documentazione.
La lettura dei rapporti di prova è, a dir poco, scandalosa, peggio di quello che ipotizzavamo. Controllando i documenti troviamo nell'AUA n. 2825 a febbraio 2021 inserito un riferimento al DD n. 15693 del 05/10/2020 dove l'autorizzazione alle emissioni nell' atmosfera, erano previste entro il limite pari a U.O. 2.500 ou/m3. Curiosamente però il Decreto Dirigenziale 2825/2021 è stato più generoso, non conosciamo i motivi, ma baipassando il precedente limite U.O. 2.500 ou/m3, ha alzato i valori concedono un limite di 3.400 ou/m3.
Dall'analisi dei prospetti è del tutto evidente che dalle unità di misura delle migliaia i dati sono passati alle decine di migliaia. Ossia dal valore permesso di 3.400 leggiamo anche valori medi di 13.455 e 13.915 unità odorigene
Con i fatti le nostre preoccupazioni, conclamate dalle centinaia di segnalazioni erano fondate. Ci chiediamo come mai l'azienda si ostini a mantenere una tecnologia obsoleta, provocando disagio e danni di varia natura e anche alla salute mentale dei cittadini per il continuo stato di disturbo olfattivo.
Ci chiediamo - prosegue la nota - come le Istituzioni possano aver permesso questo scempio ambientale nel paradiso dell'enologia italiana. Il Chianti, Gotha del vino, luogo ameno dove tutto il mondo desidera venire, terribilmente appestato da sentori nauseabonsi per i quali ci riserviamo anche di approfondire le ricadute in termini di specie chimica. Infatti a breve chiederemo un'indagine sulle componenti odorigene, dove pare ci possa essere la presenza di acetaldeide. Infatti abbiamo reperito nel web uno studio degli anni '90 della Mazzari ( proprietaria della distilleria Deta) inerente la pericolosità della forte concentrazione di acetaldeide, ( il più importante degli odorigeni) studi recenti ne affermano la pericolosità in quanto ritenuto cancerogene superati certi limiti.
Nondimeno - conclude il comitato - la Regione Toscana ha diffidato l'azienda a sospendere l'eserizio dell'impianto restando l’obbligo di procedere al ripristino funzionale dell’impianto nel più breve tempo possibile".
Fonte: Ufficio Stampa
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