Il 25 Aprile è sempre una data che lega la storia individuale a quella collettiva e sociale, i valori della crescita di una persona alla consapevolezza di una comunità. Ma in un anniversario in cui non ci siamo ancora lasciati alle spalle la dinamica pandemica che miete nuovi contagi e in un contesto internazionale che ci fa sentire fragili nei nostri stessi confini ed espande la solidarietà e l'accoglienza come una rete per cercare di salvare più vite possibili. Ecco in questo contesto, il 25 Aprile assume una valenza ancor più potente e incisiva rispetto al futuro.
Quello che i partigiani e le partigiane ci hanno regalato con la vita, il sangue, il sudore e l'ostinazione viene sentito oggi in maniera ancora più preziosa per i pericoli che a 77 anni di distanza riecheggiano e rimbombano nelle nostre coscienze e sulla pelle di migliaia di persone inermi.
Celebrare la Festa di Liberazione ha oggi il sapore amaro del pericolo che sembrava non doversi riaffacciare ma anche quello intenso della difesa. Di valori, diritti e di un'umanità che ancora di più deve fare valere gli anticorpo della pace, della fratellanza e della condivisione. In questo la Cultura può e deve essere uno strumento potente. Un'arma delle coscienze per tenere viva la memoria e lo spirito di coloro che non ci sono più a raccontare la loro storia, che è la Storia d'Italia, che è il futuro di tutti.
Fonte: Fondazione Toscana spettacolo onlus
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