La troupe del Théâtre de la Ville in esclusiva italiana al Teatro della Pergola, che ha con Parigi un rapporto forte e coeso, fondato su una comune visione del teatro del futuro, su una forte europeizzazione dell’agire artistico, sull’impegno costante nei confronti dei giovani. Lo straordinario patrimonio di attrici e attori, alla base di tutte le iniziative del Théâtre de la Ville, è in scena per la prima volta a Firenze con due regie del direttore Emmanuel Demarcy-Mota.
Ionesco Suite, il 21 e 23 aprile nel rinnovato Saloncino ‘Paolo Poli’, è un pastiche di testi di Eugène Ionesco che proprio la pandemia, con le sue assurdità, ha riportato al centro della riflessione.
Six Personnages En Quête D’Auteur, dal 22 al 24 aprile in Sala Grande, è l’edizione francese dei Sei personaggi in cerca d’autore che, come omaggio a Luigi Pirandello e al rapporto con l’Italia, ha riaperto il Théâtre de la Ville dopo il secondo lockdown.
Entrambi gli spettacoli sono in francese con sovratitoli in italiano.
Venerdì 22 aprile, ore 11:30, al Teatro della Pergola, è prevista una conferenza stampa su bilancio e nuovi progetti del partenariato tra la Fondazione Teatro della Toscana e il Théâtre de la Ville.
Un tributo all’anti-azione del teatro dell’assurdo, al rifiuto della trama, all’uso del colpo di scena adoperato non per far avanzare l’intreccio ma per stupire lo spettatore, per concedergli una risata, riscattarlo dalla tensione.
Ionesco Suite, diretto da Emmanuel Demarcy-Mota giovedì 21 aprile, ore 20:45, e sabato 23 aprile, ore 17:45, nel rinnovato Saloncino ‘Paolo Poli’ del Teatro della Pergola, è un mosaico di frammenti dell’assurdo, estratti da sei testi del teatro di Eugène Ionesco, dai più classici come La Cantatrice Calva e La Lezione fino a testi meno noti, come Jacques ovvero la sottomissione, Delirio a due, Come preparare un uovo sodo, Esercizi di conversazione e dizione in francese per studenti americani, tutti ricuciti attorno a un pranzo di famiglia, dove gli attori rinunciano alla sacrosanta costruzione del personaggio e si scambiano di ruolo nell’atto di passarsi un bicchiere, si accusano, si amano, festeggiano, si lanciano torte, s’inzuppano d’acqua e vino, mentre il trucco viene via insieme alle loro difese. E il personaggio si scioglie lasciando scoperto l’essere umano.
Le ripetizioni, i dialoghi portati allo sfinimento costruiscono l’intreccio di un affresco sulla difficoltà di essere (da soli, in due, nella società…), l’arbitrarietà del linguaggio, il sogno e la morte, il livellamento dell’individualità, la manifestazione del potere e della dominazione (affettiva o intellettuale).
Lo stesso linguaggio si rifiuta di collaborare. È usurato, spolpato, si rifugia in interminabili giochi di parole e scioglilingua per sfuggire alla vacuità degli scambi quotidiani, alle mediocri chiacchiere da convenevoli, alle trite convenzioni verbali delle coppie.
Quando un attore è veritiero? Quando è artificiale? E il regista, a che punto è sincero il suo metodo artistico?
Sono domande che Luigi Pirandello affronta nei Sei personaggi in cerca d’autore e che anche Emmanuel Demarcy-Mota e i suoi attori si sono posti: il tema del rapporto tra finzione e realtà ha effetto a vari livelli. Six Personnages En Quête D’Auteur è in scena in Sala Grande da venerdì 22 a domenica 24 aprile (venerdì e sabato, ore 20:45; domenica, ore 15:45).
Fin da piccolo, Demarcy-Mota è stato molto affascinato dal lavoro di Pirandello, che lo ispira ancora e ancora. Nei Sei personaggi sfida l’impossibilità del teatro in modo molto concreto. Richiama l’attenzione sull’incongruenza tra illusione e realtà. Causò, infatti, un grande scandalo con la prima esecuzione della sua commedia 100 anni fa. Il giorno dopo, i giornali scrissero che Pirandello aveva causato il più grande scandalo teatrale d’Europa. Il pubblico di Roma non era evidentemente pronto per uno spettacolo che viola le leggi del teatro.
Si racconta di un gruppo di attori e un regista che stanno provando una nuova commedia, quando sei personaggi improvvisamente irrompono. Sono stati abbandonati dal loro autore e sono venuti per avere una spiegazione. Gli attori devono aiutarli in questo, recitandoli e facendoli così diventare ‘reali’. Tuttavia, questo dimostra di essere impegnativo, perché questi personaggi non si lasciano ritrarre così facilmente, preferiscono condurre le proprie vite. Fino al tragico epilogo.
Ciò che interessa a Demarcy-Mota di più di tutto in questa commedia è dunque indagare l’equilibrio tra l’orribile tragedia dei personaggi e il bisogno artistico di raccontarla.
Fonte: Ufficio Stampa
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