Parte il percorso di studi, ricerche e creazione di itinerari turistico-culturali legati alla figura di Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Vincenzo Barberini, originario di 'Tafania'
Tutto accadde in terra di Semifonte. Il mistero della metamorfosi dei comuni e fastidiosi insetti, i tafani, diffusi nella campagna di Barberino Val d'Elsa, trasformati nelle più nobili api, eleganti e operose, si lega alla storia di un illustre pontefice del diciassettesimo secolo. Maffeo Vincenzo Barberini, eletto papa con il nome di Urbano VIII, nacque a casa 'Tafania', nella campagna di Barberino, nel 1564. Nato tafano, evoluto e passato ai posteri come ape. Un barberinese scaltro che per nascondere le proprie umili origini arrivò a manomettere gli stemmi di famiglia intervenendo, modificando e rimuovendo i simboli araldici. Da figlio di sarti e mercanti di stoffe a uomo di cultura, in grado di attuare una profonda opera di rinnovamento architettonico, culturale e artistico nella capitale. Da giovane ambizioso a capo della Chiesa, di stampo conservatore e ferrea volontà.
Papa Urbano VIII ripristinò le funzioni dell'Inquisizione e condannò Galileo Galilei e le sue teorie eliocentriche. Ma fu anche lo stesso personaggio colto, poeta, scrittore e amante dell'arte che lasciò traccia di sé come il grande mecenate del Barocco, estimatore e committente di Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini, Nicolas Poussin e Claude Lorrain fra i tanti altri artisti dell'epoca. La vita, i volti, le origini di uno dei personaggi più carismatici vissuti a cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, si riscoprono in un nuovo percorso di studi e itinerari storico-turistico e culturali progettato dal Comune di Barberino Tavarnelle, in vista dei 400 anni dall'elezione a pontefice di papa Urbano VIII che ricorrono nel 2023.
Questa mattina è stato il sindaco David Baroncelli ad illustrare per la prima volta il percorso tra Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa attraverso i luoghi, gli edifici, gli stemmi, i simboli che ricostruiscono le vicende storiche dell’antica famiglia e il ruolo preponderante di Maffeo Vincenzo nell’albero genealogico dei Barberini. Quattro sono i luoghi individuati dal Comune che caratterizzano il viaggio nella storia del celebre pontefice e le azioni tese a nobilitare le radici di campagna: la casa Tafania, tra le colline di Spoiano, appena fuori Barberino, dove la leggenda narra che un antico casolare gli abbia dato i natali, la pieve del Borghetto a Tavarnelle all’interno della quale è riposto lo stemma con i tre tafani, simbolo originario della famiglia Barberini, la chiesetta di San Bartolo, posta all’interno del castello di Barberino Val d’Elsa che ospita gli stemmi della trasformazione. All’esterno dell’edificio compaiono le tre api, all’interno i tre tafani su sfondo blu, stemmi che originariamente erano custoditi nella chiesa di San Bartolomeo e presso lo Spedale dei Pellegrini, e infine lungo via Francesco da Barberini, sulla facciata del palazzo Corsini, famiglia che nell’Ottocento si imparentò con i Barberini, dove spicca un’altra rappresentazione araldica dominata dalla presenza di tre api. In alcuni stemmi è ancora visibile l’intervento degli scalpellini che papa Urbano VIII inviò per rimuovere gli stemmi in pietra con i tafani e staccare il simbolo delle forbici che attestavano il mestiere praticato dagli avi.
"Iniziamo un percorso di studi e ricerca che si pone l’obiettivo di valorizzare, promuovere e approfondire le origini barberinesi di uno dei più illustri personaggi della storia italiana – dichiara il sindaco David Baroncelli - Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Vincenzo Barberini, la cui famiglia potente e fortemente radicata nel territorio diede nome al borgo di Barberino Val d’Elsa”. Una famiglia che non fu certamente avara nel produrre generazioni di talenti della letteratura come quelli che si sono affermati nel corso dei secoli ed in particolare in epoca medievale. “I Barberini furono prolifici di grandi menti – aggiunge il primo cittadino – basti citare il giureconsulto e poeta Francesco da Barberino e il copista dantesco Francesco di Ser Nardo". Ma Maffeo Vincenzo Barberini li superò tutti, fu eletto capo della chiesa fino alla sua morte, avvenuta nel 1644 e ricordato dai romani con il detto “quod non fecerunt i barbari fecerunt i barberini”. L’”ape attica”, come usano definirlo i contemporanei, ha lasciato un segno permanente nella storia. Nobilitazione riuscita. Le api hanno vinto sui tafani ma la vera storia, conosciuta e testimoniata a Barberino Val d’Elsa, è un’altra.
Fonte: Ufficio Stampa Associato del Chianti Fiorentino
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