“Non si tratta di una privatizzazione di Fidi, perché non si può privatizzare una società mista, pur se con esercizio del controllo pubblico”. Lo ha detto l’assessore all’Economia, Leonardo Marras, durante la sua replica, al termine del dibattito sulle prospettive future di Fidi Toscana. “E non faremo alcuno spezzatino, bensì cercheremo di vendere le unità operative che possano risultare appetibili sul mercato e che non sono strategiche per la Regione e per Fidi stessa”.
Marras ha anche detto che l’operazione di ridimensionamento della quota azionaria della Regione in Fidi è maturata prevedendo due paletti: “No alla liquidazione e no alla fusione con Sviluppo Toscana”. Quanto alla scelta di non trasformare Fidi in società in house, l’assessore ha spiegato che la Regione ha già una società in house – Sviluppo Toscana, ormai operativa dal 2008 – “che gestisce l’80% dei fondi destinati allo sviluppo regionale”.
Rispondendo a varie sollecitazioni emerse durante il dibattito, Marras ha ricordato che il destino di Fidi ha cominciato ad essere segnato proprio a partire dal 2008, quando si sono sommati tre elementi: l’inizio della crisi economica, la nascita della finanziaria regionale Sviluppo Toscana e, sulla base di norme nazionali, il divieto di assegnare direttamente a Fidi alcuni compiti specifici. Da lì, attraverso vari passaggi, si è giunti al 2017, quando la Regione e Bankitalia, di fronte alla sempre più limitata operatività sul fronte delle garanzie imposte dai cambiamenti del mercato, hanno chiesto a Fidi di presentare un piano industriale per garantire la continuità economica e finanziaria dell’istituto. “Il piano – ha spiegato l’assessore – è arrivato alla fine del 2020 e indicava, come unica strategia, la trasformazione in house dell’istituto, prevedendo un fabbisogno di 9 milioni di euro in un triennio. La Regione ha detto no, scegliendo di dotarsi di una valutazione propria, quella messa punto da Prometea, che ha messo in luce che il fabbisogno sarebbe stato in realtà di 12 o 15 milioni. La scelta di dire a quel piano industriale, quindi, si è rivelata giusta”. E nonostante questo periodo di difficoltà di Fidi, la Regione è comunque risultata tra le prime tre in Europa per la capacità di spesa a sostegno delle imprese e dell’economia.
Per il futuro, accanto a Sviluppo Toscana, la Regione prevede un ruolo importante anche per Sici, “un ruolo – ha aggiunto Marras – che potrebbe diventare importante anche a livello nazionale sul fronte della gestione del risparmio”.
Quanto a Fidi, l’impegno è quello di un ridimensionamento degli asset operativi, con la vendita a operatori privati, in accordo con i soci, di asset non strategici. “Pensiamo che la Regione possa arrivare a vendere una parte molto rilevante della sua quota, conservando a Fidi alcuni asset strategici – ha spiegato Marras. – Quindi dovremo arrivare in fretta all’avviso pubblico, sapendo che il percorso potrebbe non avere un esito scontato. Trovare investitori privati, in questo momento, non è operazione semplice. Ma dobbiamo tentare. E nel caso in cui non dovessero esserci offerte – ha concluso – torneremo in Aula per chiedere il sostegno a nuove linee di indirizzo, ma tenendo presenti due interessi su cui non possiamo indietreggiare: garantire la serenità di 53 famiglie e garantire la copertura del credito”.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - ufficio stampa
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