Sala da sold out quella a palazzo Grifoni per il libro a firma di Marzio Gabbanini. La sorella di Gianna, Raffaella Nativitati: "È stato colmato un vuoto"
"Donna di carattere, dotata di notevoli capacità decisionali, caparbia e tenace nel perseguimento del successo". Queste alcune delle parole che Marzio Gabbanini ha usato per descrivere, e raccontare, la figura di Giovanna Nativitati, chiamata Gianna, direttrice organizzativa dell'Istituto del Dramma Popolare per molti anni dal dopo guerra.
Ricca partecipazione questo pomeriggio a palazzo Grifoni a San Miniato dove il medico chirurgo, e attuale presidente della Fondazione IDP, ha presentato di fronte ad istituzioni e amici il libro dedicato proprio a Gianna Nativitati, "Una donna di primo piano nelle complesse vicende del Dramma Popolare".
In platea, e accanto all'autore, Raffaella Nativitati sorella di Gianna, Antonio Guicciardini Salini presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e 'padrone' di casa, Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale della Toscana, Simone Giglioli sindaco di San Miniato, il Vescovo Andrea Migliavacca e Laura Baldini, presidente Fondazione Centro Studi Civiltà del Tardo Medioevo e moderatrice dell'incontro.
Sulla copertina del libro il ritratto di Gianna Nativitati, realizzato da Luca Macchi, anticipa col tratto a grafite una donna autoritaria e decisa. Dentro le parole continuano a delineare quella che è stata una donna "che ha lasciato il segno nella comunità".
Moglie dell'avvocato Giuseppe Gazzini, tra i fondatori del Dramma nel 1947 con Dilvo Lotti, a cui si aggiunsero Gianni Lotti, Don Nello Micheletti, Laura Mori, Gabbanini ha ricostruito attraverso documenti storici il contributo della Nativitati all'interno del Dramma Popolare, nei difficili anni tra le macerie lasciate dalla guerra. "Era una donna indubbiamente non comune, di grande intelligenza ed eleganza, tessitrice di rapporti vitali per la sopravvivenza del Dramma - spiega Gabbanini - ho studiato il passato, avvicinandomi con modestia alle figure che hanno reso grande il Dramma Popolare di San Miniato, che hanno goduto dei successi ma vissuto le difficoltà". E infatti, le pagine dello scritto di Gabbanini si districano tra imprese e criticità riscontrate nell'attività teatrale, avvalendosi di corrispondenze della Nativitati, donando insieme uno spaccato della società del tempo.
"È un libro utile a capire un periodo della nostra storia recente non solo teatrale, ma anche politica e sociale" dice il sindaco Giglioli. "Non vuole essere solo un omaggio ad una figura importante della nostra San Miniato, città del teatro, ma anche uno stimolo per immaginare il nostro futuro culturale, che stiamo ancora scrivendo e che è sempre in fermento, anche durante questi due anni difficili. Se San Miniato è così come è adesso lo dobbiamo anche alle persone che hanno contribuito a riedificarla dopo la guerra".
L'opera di Gabbanini, "è frutto di una ricerca che diventa un dono, perché consente di riscoprire figure della nostra storia, e dunque di riscoprire il nostro cammino" dichiara il Vescovo Migliavacca. "Ho avuto la piacevole sorpresa di scoprire una donna di vivace partecipazione nella comunità, e il suo essere donna a quell'epoca aveva un valore ancora maggiore - continua il Vescovo, presentando il libro - lo stimolo che ci lascia Gianna è scoprire in ciascuno di noi i nostri aspetti, anche quelli faticosi, e donarli come ha fatto lei. Possono essere una forza, un contributo a costruire qualcosa per la società. Se fosse qui - conclude - ci direbbe di non nascondere il nostro carisma".
Gioie e dolori della vita culturale della Nativitati, e anche della sua personalità, hanno trovato durante l'appuntamento, una descrizione precisa dalle parole della sorella Raffaella. "Non era uno zuccherino" così inizia, provocando qualche risata in sala per chi conosceva Gianna. "Per dialogare con lei dovevi subire una specie di interrogatorio, declinare i tuoi studi, esperienze, conoscenze. Ciò la rendeva subito antipatica e scostante" racconta, dicendo che non ci fosse cosa che la sorella non prendesse sul serio, "ad ogni argomento doveva essere data risposta precisa. Il tempo era una cosa preziosa, non andava sprecato in chiacchiere o alla tv. Nella sostanza penso che avesse ragione - continua - ma a volte ci scontravamo, io rivendicavo il lato umano lei che non c’era da 'gingillare'. Conseguiva ad ogni costo la meta". Caparbia e inarrestabile nei suoi obiettivi, come quello di frequentare la scuola e l'università, "Gianna aveva iniziato ad inseguire una forma di cultura più alta, che il Dramma Popolare aveva aumentato. Era pronta a sacrificare tutto". Descritta ancora come solitaria, "era anche quella che coglieva nel segno" con regali perfetti a misura del destinatario, o con la compagnia che sapeva donare, racconta ancora Raffaella. "Negli ultimi anni di presenza all'Istituto studiava quale fosse la forma migliore per farlo sopravvivere in futuro, come attività istituzionale". La morte prematura del marito nel 1962, "fece saltare un già fragile equilibrio" all'interno del Dramma e dopo averne fatto la storia dalla sua creazione, Gianna Nativitati lasciò la Fondazione e San Miniato per trasferirsi a Firenze, dove morì nel 2007.
"Sono molto felice che oggi venga ricordata - conclude la sorella Raffaella Nativitati - ringrazio Marzio Gabbanini, perché con questo libro ha colmato un vuoto", il vuoto di una figura che ha inciso la storia culturale della città della Rocca, non dimenticata.
Il libro dedicato a Gianna Nativitati, arricchito con una parte di fotografie storiche, potrà essere acquistato su offerta libera presso la sede del Dramma Popolare di San Miniato. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
Margherita Cecchin
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