Lotta al traffico di cuccioli: accordo tra veterinari e carabinieri di Firenze e Prato

Luigi Bartolozzi, Enrico Loretti e Fernando Baldi

"Sia ben chiaro: noi veterinari non siamo contenti se ci portano un animale sofferente. Ed è nostro compito combattere un commercio che mina la salute dei cuccioli di cane".

Con questa decisa affermazione Enrico Loretti, presidente Ordine Medici Veterinari Firenze Prato, insieme al colonello Luigi Bartolozzi, Comandante del gruppo carabinieri forestali di Firenze, e al tenente colonello Fernando Baldi, Comandante del gruppo carabinieri forestali di Prato, ha presentato questa mattina la firma dell'accordo tra l’Ordine dei medici veterinari di Firenze e Prato e i Comandanti dei Gruppi Carabinieri forestali di Firenze e Prato, avente per oggetto il recupero della legalità nell’allevamento canino. L'accordo è stato siglato presso la sede del Comando Regione Carabinieri forestale “Toscana”.

Il commercio di animali di affezione, infatti, costituisce un settore economico in costante espansione, con un volume d’affari degno di nota. In particolare si è registrata da diversi anni la tendenza alla diffusione di un commercio, a fronte di una domanda in crescita, basato essenzialmente sulla importazione e vendita di animali dall’estero, attraverso l’intermediazione, spesso solo virtuale, tra allevamenti ed una rete di trasporto e commercializzazione, spesso al di fuori dei canali riconosciuti e controllati.

Queste attività illecite, oltre al sanzionamento penale da parte dei Carabinieri forestali, producono ricadute negative sulla salute ed il benessere degli animali. Il trasporto dei cani avviene spesso in condizioni estreme non compatibili con la loro natura che ne pregiudica talvolta la sopravvivenza o nella migliore delle ipotesi richiede cure successive una volta giunti sul territorio italiano per la mancanza, per esempio, delle vaccinazioni obbligatorie.

I Carabinieri forestali hanno tra i loro compiti la protezione della fauna, intesa in senso ampio come prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno degli animali.

Il medico veterinario è chiamato a gestire la salute degli animali, a tutti gli effetti vittime di questi casi, talvolta in un difficile contraddittorio tra utenti e commercianti, in percorsi terapeutici talvolta complessi e costosi. L’Ordine dei medici veterinari di Firenze e Prato dal canto suo ha sviluppato il “Progetto Perla” mirante tra l’altro al contrasto all'illegalità nel settore del commercio degli animali da compagnia in collaborazione con l'Autorità giudiziaria.
Sulla scia di questi intenti è arrivata la firma dell'accorso tra medici veterinari di Fireze e Prato e i Comandanti dei Gruppi CC forestali di Firenze e Prato.

Lo scopo di questo protocollo è trarre il massimo contributo dalle iniziative proprie di ciascun firma-tario, giungendo ad un proficuo scambio di informazioni derivanti dalla collaborazione di tutti i medici veterinari che ricevono e visitano questi animali nelle proprie strutture, rilevando irregolarità nell’identificazione o incongruenze nella documentazione sanitaria, fino alla creazione di una “banca dati”.

Questa intesa, che mette in campo le rispettive competenze, mira dunque a fare fronte comune in modo incisivo nel contrastare questo fenomeno illegale, per tutelare in primis il benessere animale ma anche gli allevamenti regolari e gli incauti acquirenti.

“Questo protocollo d'intesa - spiega Loretti - segue uno degli impegni più importanti presi dal nostro Ordine: il progetto Perla, acronimo che per noi è molto importante affettivamente perché si riferisce alla vice presidente Piera Laura Di Giorgi, per tutti Perla, scomparsa due anni fa. Perla è un progetto volto a recupero della legalità nell’allevamento canino: come veterinari ci siamo resi conto che sul territorio di come sia ormai molto diffusa la pratica dell’acquisto di cani di razza in maniera abusiva e come questo tipo di allevamento abbia assunto una deriva pericolosa: sono pochissimi gli allevamenti certificati sul territorio fiorentino-pratese e la loro attività di vendita è in costante riduzione perché appunto vengono preferiti i cani ‘di importazione’ proprio perché costano meno. Questi ultimi, spesso provenienti dai paesi dell’Europa orientale, sostengono un viaggio in condizioni di disagio e vengono strappati sin da cuccioli alla madre, per essere avviati alla vendita. A causa di questo inumano trattamento, sviluppano presto problemi di salute che si manifestano dopo pochi giorni dall’acquisto”.

Il progetto Perla è partito già da qualche mese e molti veterinari hanno svolto una formazione specifica per rilevare le non conformità e poterle segnalare. “Tuttavia – aggiunge – noi veterinari non abbiamo funzioni di vigilanza o capacità di indagini. Così abbiamo cercato un’intesa con i carabinieri forestali; intesa che abbiamo raggiunto e che ci ha portato all'accordo di oggi. Il protocollo prevede che i veterinari inoltrino segnalazioni ad hoc e che l’Ordine metta a disposizione, qualora servissero ausiliari di polizia giudiziaria, medici veterinari formati in questo settore. L’accordo con i Forestali, infatti, va in questa direzione: i carabinieri soffrono la mancanza di veterinari accanto a loro e noi per questo diamo la disponibilità di veterinari formati.

Loretti, pur condannando i venditori, che come i cani spesso sono originari dell’Est, ritiene che la maggior parte della responsabilità del traffico di cuccioli ricada sui compratori nostrani: “Si parla sempre di persone che reputano normale pagare in contanti a un appuntamento tenutosi per strada, avendo a disposizione come riferimento solo un numero di cellulare e avendo trovato l’offerta su social o su riviste di settore. In caso di problemi con il cucciolo, se il venditore risponde al telefonino spesso assicura che il veterinario lo stia curando male e che ci penserà lui a risolvere il problema. Oltre all’ambito economico, perché l’acquisto vanno pagati anche visita e cure somministrate dal veterinario, si tratta di una questione etica, perché sono episodi che colpiscono molto profondamente: immaginiamo un padre che compra un cucciolo per il figlio e il cane dopo pochi giorni si ammala e muore. È lacerante psicologicamente”

"A Firenze il traffico di cuccioli è diventato negli anni un problema non indifferente - conferma il colonnello Bartolozzi - e, secondo denunce e segnalazioni, negli ultimi tempi sembrerebbe in crescita. Oltre a costituire una pratica indecorosa per il benessere del cane, potrebbe causare problemi anche per il futuro padrone: provenienti da cucciolifici dell’est Europa, soprattutto da Romania e Bulgaria, questi cani presentano patologie gravi e che possono trasmettersi anche all’uomo. In fondo, è un mercato illegale che garantisce un rapporto rischi benefici molto vantaggioso rispetto ad altri tipi di commercio illecito, uno su tutti quello della droga: a fronte di elevati guadagni le sanzioni sono invece molto blande e a nostro avviso andrebbero aumentate, visto la crescita del fenomeno". 

"Anche su Prato sono aumentati in maniera esponenziale - conclude il tenente colonello Baldi -, siamo di fronte a un grande business. Inoltre, il traffico di questi animali è svolto perlopiù da donne, perché  è più facile che non vengano notate dall’autorità giudiziaria. Abbiamo scoperto abitazioni di famiglia intestate solo alle donne, in cui erano tenuti tanti animali di razza prestigiosa in condizioni disastrose. Spesso, anche queste donne sono vittime di chi gestisce il giro d'affari".

 

Giovanni Gaeta

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