Toscana senza pioggia da un mese, per l'agricoltura all'aumento dei costi di produzione si aggiunge la siccità. Confagricoltura chiede "aiuti tempestivi", Coldiretti analizza la situazione: "A rischio il 30% di produzione"
In Toscana non piove da un mese. Come sottolineato questa mattina dalla Città Metropolitana di Firenze, le ultime precipitazioni sul territorio sono state registrate lo scorso 26 febbraio. Per questo la Sala di Protezione Civile ha inoltre avvertito che la vegetazione e gli arbusti hanno indici di secchezza elevati, favorendo lo sviluppo degli incendi boschivi. È infatti prorogato fino a domenica 3 aprile, e su tutto il territorio regionale, il divieto assoluto di abbruciamento di residui vegetali agricoli e forestali.
La siccità provoca anche il grido di allarme dal mondo dell'agricoltura, che parla di rischio per i raccolti e la produzione.
Confagricoltura Toscana: "È dramma nel dramma"
L’ultima giornata di vera pioggia nella nostra Regione risale a fine febbraio, a marzo invece abbiamo registrato livelli di siccità record e per gli agricoltori si è rivelata una catastrofe. "Lo definirei un dramma nel dramma, visto il periodo complesso che stavano già attraversando le nostre aziende, tra i tentativi di ripresa dal periodo pandemico e i costi di produzione che sono raddoppiati, complici anche le tensioni geopolitiche". Così il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri commenta l’allarme lanciato dall’Autorità Idrica Toscana.
La situazione preoccupa a livello nazionale con numeri complicati che riguardano pure la rete idrica della nostra regione, anche se i modelli meteorologici sembrano dare speranza di pioggia per la prossima settimana. "È quello che speriamo - dice Neri - perché solo giorni di acqua continuativi possono mitigare gli attuali danni. Chi ha avuto la fortuna e la lungimiranza di fare le semine delle colture invernali con anticipo, prima delle piogge, può darsi che ne ricavi qualcosa se pioverà, chi ha seminato tardivamente, invece, rischia di avere gravi perdite e non si sa se sarà in grado di sviluppare il raccolto. È una situazione che ci tiene in apprensione e che proprio non ci voleva dopo tutto quello che abbiamo passato in questi anni".
"Inoltre – aggiunge Neri – ci sono i vincoli dettati dalla Comunità europea e per gli agricoltori non è possibile cambiare colture a piacimento. Ad esempio, qualora il grano non nascesse, destinare i terreni ad altre semine: si rischiano delle sanzioni, secondo l’attuale Politica agricola comune (Pac). Servono norme più elastiche e la Pac è qualcosa che sicuramente andrà rivisto, è necessario un indirizzo di lungimiranza se davvero vogliamo tornare ad aumentare la capacità di produzione. Così com’è necessario che le istituzioni e la politica si riavvicinino agli agricoltori con aiuti tempestivi".
"Si tratta di ulteriori perdite – conclude il presidente di Confagricoltura Toscana – in un periodo in cui i prezzi degli approvvigionamenti per semi e concimi, così come quelli della benzina che è sotto gli occhi di tutti, sono raddoppiati. Per uscirne dovranno essere prese decisioni nel rispetto di quel che dice la scienza e lavorando nel segno della sostenibilità, ma seguendo anche il buon senso dettato dall’economia per evitare conseguenze peggiori. C’è infine un problema che potrebbe essere risolto velocemente, con la modifica della legge 157/92, ed è quello degli ungulati per i quali i nostri politici dovrebbero attivarsi quanto prima".agricolt
Coldiretti Toscana: "A rischio 30% di produzione agricola"
L’agricoltura toscana sull’orlo della siccità. A rischio il 30% di produzione agricola senza pioggia. Con il 60% di precipitazioni in meno rispetto alla media del periodo nei primi tre mesi del 2022 aggravato da un inverno con precipitazioni sotto la media, è allarme siccità e incendi favoriti dall’aumento delle temperature che hanno fatto scattare in tutta la regione Toscana la proroga del divieto di abbruciamenti vegetali e divieto assoluto di accensione fuochi fino al 3 aprile 2022 compreso. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Toscana che evidenzia situazioni più preoccupanti, e da bollino rosso, anche sul fronte delle portate di fiumi e corsi d’acqua con livelli sotto la minima storica mensile per Era a Capannoli, Elsa a Castelfiorentino, Ombrone a Grosseto, Arno ad Empoli sulla base dei dati della Regione Toscana. "La primavera anticipata rischia di fare rima con siccità se l’attuale deficit idrico non sarà recuperato nelle prossime settimane. A rischio c’è il 30% delle produzione agricole considerando che questo è periodo di semina per ortaggi, grano, girasoli, ulivi ma anche il pascolo per gli allevamenti, e per crescere le coltivazioni hanno bisogno di acqua. – analizza Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana - Monitoriamo la situazione con molta attenzione. E’ evidente che siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni tanto che la siccità che è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura, per le quantità e per la qualità dei raccolti".
La costa, la zona dell’Ombrone, dell’Arno Inferiore, e del Serchio se prendiamo a riferimento il periodo tra il 1992 ed il 2022, sono le aree più in sofferenza insieme a parte dell’Isola d’Elba dove le piogge nel mese di febbraio sono state quasi assenti e dove lo spettro siccità è al momento più elevato. Ma a preoccupare – continua Coldiretti – sono anche gli incendi favoriti dalle alte temperature e dall’assenza di precipitazioni che ha inaridito i terreni nei boschi più esposti al divampare delle fiamme con il record di 4 incendi in un solo giorno lo scorso 23 marzo che hanno interessato il Monte Picchiara, Isola Santa, Martignana ed il Comune di San Romano in Garfagnana. La siccità, che distrugge le coltivazioni e favorisce i roghi, è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura con i cambiamenti climatici che hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni. "La siccità non è un’emergenza che scopriamo oggi. L’acqua che cade va catturata perché diventerà sempre più preziosa attraverso piccoli e diffusi invasi. Siamo già in ritardo. – spiega Filippi – A giugno 2020 abbiamo invitato i presidenti e i direttori dei Consorzi di Bonifica ad un incontro chiedendogli di compiere ogni sforzo per progettare nuovi bacini: tutto questo avveniva in seguito alla nostra richiesta al Governo di sostenere un progetto con Terna per creare nuovi bacini lungo tutti gli Appennini. In questa direzione va il recente stanziamento di 1,2 milioni di euro, sotto forma di fondo di rotazione, a favore dei Consorzi di Bonifica da parte della Regione Toscana per la progettazione delle opere irrigue per la gestione dell’acqua in agricoltura. Un obiettivo a cui abbiamo lavorato insieme ad Anbi Toscana. La Toscana è la prima regione d’Italia a decidere di sostenere i costi delle progettazione dei Consorzi di Bonifica per le nuove infrastrutture irrigue aprendo di fatto una prospettiva nuova per l’agricoltura regionale. La sfida non è solo strutturale, ma di approccio sostenibile al tema della risorsa acqua alla luce degli effetti sull’agricoltura dei cambiamenti climatici".
"Ecco perché – prosegue Filippi - è importante trattenere l’acqua quando cade copiosa attraverso un sistema diffuso di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. L’idea è di costruire senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione".
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