La crisi Covid taglia il 2% delle imprese nell'Empolese Valdelsa

(foto gonews.it)

L’imprenditoria femminile dell’Empolese Valdelsa è riuscita a rimanere essenzialmente stabile in uno dei momenti più difficili dell’economia nazionale, quelli della pandemia, contribuendo così ad attenuare, per quanto possibile, la perdita registrata nello stesso periodo (2019-2021) dall’intero tessuto imprenditoriale locale (-2%).

Si tratta di 4.077 imprese attive, una realtà di grande valore per l’economia, attiva prevalentemente nei servizi (37,4%), nel commercio (35,2%) e nella manifattura (15,7%), che permette alle donne di raggiungere una piena realizzazione personale e di ricoprire ruoli di responsabilità, spesso difficilmente accessibili in altri ambiti lavorativi. Un vero e proprio ascensore sociale, in grado di consentire alle donne di esprimere al meglio il loro potenziale.

Unitamente alla dimensione aziendale costituisce inoltre un importante leva per la piena parità: si pensi ad esempio che in media le donne guadagnano il 7,4% in meno dei colleghi, ma la percentuale scende all’1,6% nelle micro imprese. Complice l’ambiente dei ‘piccoli’, dove è più facile che si instaurino rapporti umani e emergano competenze.

Idem per la presenza di donne lavoratrici dipendenti. Rispetto a una media nazionale di occupazione “rosa” pari al 40,5% nell’intero sistema produttivo, nelle micro-imprese fino a nove dipendenti la quota di posti di lavoro occupati da donne supera il 47%.

Certo, non si tratta di una strada in discesa perché esiste ancora un trade-off tra la maggiore libertà offerta dalla scelta di essere imprenditrici e le minori tutele rispetto a quelle garantite dal lavoro dipendente.

“È anche per questo che il percorso che porta alla piena parità di genere e alla completa partecipazione delle donne al mercato del lavoro non può dirsi ancora completato – spiega Alberta Bagnoli, imprenditrice empolese e presidente di CNA Impresa Donna - Per promuovere l’auto-imprenditorialità rosa sono necessari interventi ben calibrati: l’assegno unico universale per i figli a carico e le misure previste dal Pnrr sono un primo importante passo per l’eliminazione di qualsivoglia disparità di genere. Ma rimane ancora molta strada da fare perché la parità di genere non è soltanto un problema economico e sociale, ma anche una questione culturale ed educativa. La parola chiave? Rispetto: il riconoscere all’altra/o la stessa dignità, le stesse capacità, gli stessi diritti che riconosciamo a noi stessi”.

Fonte: Cna Empolese Valdelsa



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