Nataliya e la famiglia in Ucraina: "Miei parenti in trincea a Kyiv"

Nataliya Sapsay insieme alla figlia Caterina Burgassi

Il racconto di Nataliya Sapsay, 49enne cittadina ucraina da anni residente a Castelfiorentino


Nataliya e la famiglia in Ucraina: "I figli dei miei cugini in trincea a Kyiv. Ucraini nazisti? Tutta propaganda di Putin"

Essere ucraini non è tanto, o solo, una questione di nazionalità, quanto di mentalità. Un modo di guardare il mondo in maniera umile, senza velleità imperialiste. In Ucraina abbiamo tantissimi problemi, ma li fronteggiamo con dignità e non vogliamo che qualcuno venga a comandare in casa nostra.”

Per Nataliya Sapsay, 49enne cittadina ucraina da anni residente a Castelfiorentino, quello che sta succedendo nel suo paese è inconcepibile. Inimmaginabile, anche tenendo conto della situazione in Donbass, che ormai va avanti dal 2014 e ha portato all’invasione russa della Crimea.

Nataliya vive a Castelfiorentino dal ’99, tre anni prima aveva conosciuto suo marito durante un viaggio in Italia. “Nel giorno dell’invasione i miei parenti stavano a Cherkasy, città a 200 chilometri da Kyiv, ma ora si sono spostati in un villaggio nei dintorni perché le città si stanno svuotando per timore dell’arrivo dei carrarmati. Il villaggio, a 50 chilometri da Cherkasy, è il paese di nascita di mia madre e lì possiede una casa; ci passavamo le vacanze estive e una volta in pensione i miei genitori avevano deciso di trasferirsi stabilmente lì per la maggior pare dell’anno, e rimanere invece a Cherkasy durante l’inverno. Allo scoppio della guerra, quindi, si sono spostati lì insieme a tanta altra gente che possiede un pezzo di terra. Hanno allestito dei rifugi di emergenza nelle cantine in cui venivano stipate frutta e verdura; quando sentono il rumore degli aerei si rifugiano tutti in queste cantine. La sera non accendono le luci così da non offrire un riferimento agli aerei, anche se non credo che il villaggio sia tra gli obiettivi strategici: i russi puntano alle grandi città.

Fortunatamente – aggiunge – il cibo non gli manca, hanno patate e carote. Nelle città, invece, è tutto distrutto. La figlia 16enne di una mia amica che vive a Dnipro è stata operata a causa di un brutto male, ma è stata spostata dalla rianimazione dell’ospedale per far posto ai feriti di guerra. Stessa situazione negli ospedali di Cherkasy, la mia città: non fanno più niente, sono costretti a occuparsi dei feriti”.

Se la vita al villaggio rende i parenti di Nataliya meno “esposti” a possibili attacchi di aerei o carrarmati, è vero anche che questo ha un prezzo: l’isolamento

Ho cercato di convincere mia madre a venire in Italia, le dicevo che qui sui giornali e in tv si parlava di un’invasione imminente, ma lei non credeva che ci sarebbe stata la guerra. Nessuno ci credeva. Adesso è troppo pericoloso andare via, perché si trovano nel centro dell’Ucraina ed è più sicuro rimanere nel villaggio. Per strada ci sono i carrarmati che sparano ai civili. Ormai Putin non si fermerà se non costretto: pensavo che si sarebbe fermato alla Crimea e alla striscia di terra che unisce la Crimea alla Russia, ma non pensavo che arrivasse alla pazzia di andare a prendere Kyiv. È come in Cecenia, dove i russi hanno fatto terra bruciata. Non riesco più a mangiare, né a dormire. Cerco di chiamare tutte alle volte che posso parenti e amici, e per il momento riesco ancora a contattarli. I figli dei miei cugini sono andati a combattere a Kyiv, scavano le trincee nelle strade. La gente è pronta a morire per difendere la città dai carrarmati russi”.

Proiettili e propaganda

Per Nataliya quello che si sta consumando dal 2014 è una guerra nella guerra. Una combattuta con le armi, l’altra con media. "Mio madre è ucraina, mio padre russo. Io stessa parlo russo, non ucraino. Nella zona di Cherkasy il 70% degli abitanti parlava la lingua russa. Invece, nella parte occidentale del paese, più vicina alla Polonia, la lingua ucraina è più diffusa. A lungo abbiamo ritenuto che fossero piuttosto nazionalisti, che non amassero ‘la Grande Madre Russia’. Nella parte centrale, orientale, meridionale e vicino a Russia, invece, si sentivano più russi che ucraini, anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica: cultura russa, tv russa, lingua russa. A Cherkasy, quando ancora ci vivevo, esistevano una trentina di scuole e solo quattro erano ‘ucraine’. Anche Dnipro, dove ho frequentato l’università, era tutto russificato. E non ci sono stati mai problemi”.

Oltre a proiettili e bombe, aggiunge quindi Nataliya, l’Ucraina da otto anni è stata attaccata pure con le armi della propaganda: “Russi minacciati in Ucraina? Tutte bugie. Anche dopo il 2014 era tutto tranquillo tra russi e ucraini: alcune mie amiche russe che vivevano in zone vicine alle regioni – ora repubbliche autoproclamate, ndr– del Donbass, ossia Donetsk e Luhansk, mi avevano assicurato che non correvano pericoli di aggressioni o discriminazioni. Anche nelle zone che Putin credeva fossero pro Russia gli invasori hanno incontrato resistenza, benché la maggioranza parli russo e non conosca nemmeno la lingua ucraina.

Putin – continua – definisce l’Ucraina uno stato di nazisti, quando il partito nazionalista ha preso un percentuale bassissima di voti alle elezioni. Ha dichiarato l’assassinio e la persecuzione dei russi nel Donbass, ma è stato lui a sobillare separatisti e filorussi. La stessa Crimea non è una penisola russa storica: ci vivevano i tartari crimei, scacciati da Stalin che poi ha ripopolato la regione con cittadini russi. Magari nei territori al confine polacco idee di estrema destra sono più forti, ma tale forza affonda le radici nell’invasione russa del’39, quindi sono nate in funzione anti sovietiche. Poi, una volta dissolta l’illusione di un Hitler liberatore da Stalin, è iniziata la lotta anche contro i tedeschi. I miei nonni di hanno combattuto nell'Armata Rossa contro gli invasori nazisti”.

Legame distrutto

Un’illusione di liberazione allora, un’illusione di benessere e fratellanza adesso. Tutte e due dissolte nel sangue. “Conosco bene la forza della propaganda di Putin: io stessa ne sono rimasta affascinata e lo vedevo come un uomo forte e condottiero. Io, come tanti ucraini e russi che vivevano in Ucraina. Poi c’è stata l’invasione nel 2014 e il bombardamento di fake news che ci dipingevano come nazisti e assassini sanguinari. Noi, che ci siamo avvicinati ai paesi europei perché volevamo una vita migliore, dopo aver compreso quanto fosse falso il mito di una Russia benestante e un Occidente infelice; non certo perché volevamo tradire o aggredire il popolo russo, che per noi era come un fratello. Anche dopo il crollo USSR, benché la stragrande maggioranza abbia votato per Ucraina libera, abbiamo sempre creduto che tra popolo ucraino e popolo russo ci fosse un legame di fratellanza, se non di sangue. Ora tutto è distrutto. Per me è straziante perché amavo la Russia". 

Di una cosa Nataliya è sicura: “Putin agisce come Hitler: invade i paesi vicini con la scusa di difendere il suo popolo. Va fermato: anche se prenderà l’Ucraina non si smetterà e minaccerà gli altri stati confinanti”.

Giovanni Gaeta

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