Il vescovo di San Miniato sul processo per l'omicidio di Rocchelli: "L'andamento di tutto il procedimento credo che sia stato inquinato da problematiche politiche"
Andrea 'Andy' Rocchelli è un fotografo pavese morto ad Andreevka in Ucraina nel 2014 a 31 anni, durante i conflitti successivi all'indipendenza della Crimea per le mire dei separatisti dell'area.
La sua vita si era incrociata tempo prima con Andrea Migliavacca, adesso vescovo di San Miniato ma ai tempi ancora nella sua Pavia negli Scout e poi nel seminario diocesano. Un'amicizia lunga e ricca di interessi in comune, terminata sotto il colpo di una granata mentre Andy Rocchelli stava svolgendo il suo lavoro.
Si è tornato a parlare di lui poche settimane prima dal tracollo della vicenda ucraina con l'invasione da parte delle truppe russe. A ritornare sulla vicenda lo speciale Spotlight di Rainews24 chiamato La disciplina del silenzio. La parte giudiziaria è terminata con l'ammissione che l'esercito ucraino sia il fronte da cui sia partita la granata, ma l'unico imputato Vitalij Markiv dopo la condanna per concorso di colpa nell'omicidio di Rocchelli e Mironov a 24 anni di reclusione è stato poi assolto in appello per un vizio di forma processuale e la Cassazione ha chiuso la vicenda allo stesso modo.
Torniamo a parlare di Andy Rocchelli (la cui vicenda è stata trattata anche da un podcast dedicato di Mario Calabresi) con monsignor Migliavacca.
"Andy, il giornalista francese William Roguelon e il russo Andrej Mironov [oltre all'autista, NdR] si erano riparati in un fossato, stavano andando a Slov"jans'k per documentare gli scontri. Andy prima era andato a documentare le proteste di piazza Maidan, che è tornata nelle cronache di oggi. Quel giorno furono attaccati deliberatamente, Mironov rimase ucciso, il francese riuscì a scappare", ricorda Migliavacca.
Ma come l'ha conosciuto?
"L'ho conosciuto grazie agli scout, siamo diventati amici. Mi ha sempre colpito l'autenticità di vita e l'interesse per l'umanità. Fare il fotografo vuol dire andare nei luoghi a rischio, raccontare storie di umanità. Per lui essere in Ucraina significa esprimere questa sensibilità, raccontare incontri di vita".
Il processo in Italia è finito con un'assoluzione piena, senza colpevoli. Come vede questa vicenda?
"La mia è una supposizione, ma credo che di fronte a un lavoro di onestà da parte del Tribunale di Pavia per una condanna significativa, credo che poi siano prevalse le ragioni politiche. L'andamento successivo di tutto il procedimento credo che sia stato inquinato da problematiche politiche e superiore al caso in sé".
In quel frangente l'esercito ucraino era considerato il principale responsabile della morte di Rocchelli, ma adesso è la forza che sta cercando di difendere il paese dall'invasione russa.
"Sottolineo che Andy non fosse di parte, si era appassionato al paese e alla questione ucraina. La situazione attuale mostra che l'Ucraina è il paese invaso ingiustamente, lo sguardo di Andy era quello di chi partecipa a un dolore. Da tempo si è creato un comitato degli Amici di Andy che porta avanti il suo lavoro e un'esigenza di giustizia".
E' mai stato in Ucraina?
"Purtroppo no, era e rimane un mio desiderio, vorrei anche visitare i luoghi dove Andy è stato ucciso. Ero stato molto coinvolto, quando la salma è stata riportata in Italia la famiglia mi ha chiesto di ospitare la camera ardente in seminario a Pavia dove ero rettore. Per me è stato un onore pensare che il seminario fosse diventata una casa che lo aveva accolto al suo ritorno e che aveva accolto chi lo volessere salutare, con la presenza di tantissimi giovani".
Tornando a San Miniato e alla Diocesi, cosa state organizzando per sostenere il popolo ucraino?
"Un primo impegno, su invito del Papa per il digiuno e la preghiera, in diverse parrocchie sono stati organizzati momenti di preghiera e adorazione. Stasera faremo una fiaccolata da piazza Buonaparte alla chiesa di San Domenico dove si terrà la messa. Abbiamo attivato anche il canale di solidarietà con la Caritas diocesana. Domenica prossima tutte le offerte delle messe saranno devolute per l'Ucraina. Ancora con la Caritas ci stiamo attivando per luoghi e case legate alle parrocchie".
Anche il Seminario di San Miniato?
Sì, abbiamo un ambiente rinnovato legato alle emergenze e all'accoglienza.
Un luogo che ricorre, il seminario di Pavia dove Andy Rocchelli fu accolto per l'ultimo saluto, il seminario di San Miniato dove potrebbero essere salvate altre vite di ucraini
Sì, sarebbe un segno davvero significativo.
Elia Billero
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