Tim, domani mercoledì 23 febbraio giornata di sciopero nazionale contro le ipotesi di scorporo della rete, per l’unicità dell’azienda contro lo “spezzatino” e a difesa della tenuta occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori, in opposizione al rischio esuberi. Una agitazione indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.
In Toscana gli addetti Tim sono circa 2.100, con l’indotto ci si avvicina ai 3mila: mercoledì è prevista una manifestazione regionale a Firenze (attese centinaia di persone). Il percorso: concentramento in piazza Indipendenza alle 9, alle 10 partenza del corteo verso piazza San Marco, da lì piazza Santissima Annunziata, via degli Alfani e arrivo in via Cavour. Qui il corteo si fermerà in presidio: alle 12:15 una delegazione di sindacalisti sarà ricevuta in Prefettura, e successivamente dai vertici della Regione Toscana. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil Toscana chiederanno alla Prefettura di portare le loro rivendicazioni all’attenzione del Governo, e alle istituzioni regionali di stimolare l’esecutivo con l’obiettivo di arrivare ad un piano industriale chiaro, che rafforzi gli investimenti per il futuro delle telecomunicazioni e scongiuri perdite occupazionali. Alla manifestazione parteciperanno anche delegazioni di lavoratori di aziende del settore Tlc.
LA VERTENZA
I report Infratel del Mise, il forum di settore, le associazioni dei consumatori, le audizioni parlamentari, da anni delineano un quadro da “ultimi della classe” per le Tlc in Italia. Il 40% della popolazione è priva di copertura adeguata, mentre il resto del Paese ha doppia/tripla rete: basti il dato di 12 milioni di cittadini che nella pandemia non hanno potuto usufruire di una “normale” connessione ad internet. Siamo agli ultimi posti in Europa su copertura, digitalizzazione, cultura digitale. La pubblica amministrazione, la scuola, gli ospedali e le imprese non riescono a sfruttare le opportunità della tecnologia digitale per i ritardi nell’infrastrutturazione. Ci sono problemi occupazionali da anni edi utilizzo di ammortizzatori sociali in tutto il settore. Negli ultimi cinque anni si sono persi 12 miliardi di ricavi a causa della competizione sui prezzi dettata da Agcom. E si sono allontanati gli investitori, non a caso tutti di altri paesi, spesso con aziende di Tlc nei propri paesi: l’Italia è la ruota di scorta di altri paesi. A novembre 2021è cambiato il management e il nuovo, guidato da investitori stranieri, vuole dividere l’azienda in piccole società, in uno spezzatino che creerebbe esuberi (da 8 a 10mila) e distruggerebbe la principale realtà industriale del settore.
Le proposte di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil: 1) ruolo centrale dell’ex monopolista, pubblico o privato, ma verticalmente integrato; 2) intervento diretto dello stato per indirizzare e finanziare gli investimenti sulla base degli interessi del paese e non sulla base delle logiche di mercato e/o finanziarie; 3) regole a garanzia della remunerazione degli investimenti e della concorrenza sui servizi e non sull’infrastruttura; 4) garanzia del controllo dello stato sull’infrastruttura e sulla sicurezza nazionale in tutti gli aspetti (cyber security, privacy, tutela delle reti sensibili, ecc.).
Fonte: Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil Toscana
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