Nella Giornata della memoria, il Meyer torna a ricordare Sergio Levi, il giovane pediatra che prestava servizio come assistente volontario nell’ospedale fiorentino dedicato ai bambini. Era ebreo e per questo fu espulso, da un giorno all’altro, dall’Università di Firenze in seguito alle leggi razziali fasciste del 1938. Bandito dalla vita pubblica, continuò a esercitare la professione privatamente, curando solo bambini ebrei.
Attraverso molte e travagliate vicissitudini, riuscì a sfuggire, insieme a parte della sua famiglia, al genocidio nazi-fascista. Nell’immediato dopoguerra, il riscatto: Sergio Levi divenne uno dei padri italiani della neuropsichiatria infantile e collaborò con Giovanni Bollea, eminente scienziato. Oggi, ancora una volta, l’Ospedale pediatrico fiorentino ha voluto ricordare l’ingiustizia subita da questo medico, rendendogli omaggio nel corso di una piccola cerimonia che si è tenuta nell’atrio al primo piano del Meyer, lato Università.
Dopo la deposizione della corona di alloro presso la targa commemorativa, il direttore Generale Alberto Zanobini, ha brevemente ricordato la figura del professionista. Alla cerimonia ha preso parte anche la figlia, Adriana.
Fonte: Ufficio Stampa
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