“L’impennata delle bollette riguarda l’intero sistema produttivo, non solo le imprese energivore ma anche e soprattutto le micro e piccole imprese che sopportano la maggior parte degli oneri generali di sistema. Qualsiasi soluzione il Governo si accinga ad adottare sarà insufficiente e parziale se non terrà conto delle esigenze delle piccole imprese”.
Così Luca Tonini, presidente di CNA Toscana, sugli aumenti dei costi delle bollette energetiche che stanno mettendo in ginocchio un sistema economico-produttivo già provato.
Una soluzione al problema che chiama in causa sia la politica centrale che quella locale: “le politiche energetiche sono strettamente connesse a quelle ambientali. Se la Regione Toscana avesse al tempo affrontato le seconde, l’impatto dei rincari avrebbe potuto essere diverso, alleviando anche il costo della Tari che, nel tempo, ha assunto un peso crescente” spiega Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze.
Il riferimento va alla mancata costruzione sul territorio di impianti di termovalorizzazione “da utilizzare – precisa Cioni – al netto dei recuperi dell’economia circolare e di un’adeguata raccolta differenziata”.
Un esempio? Il termovalorizzatore di Brescia che fornisce un significativo contributo al fabbisogno energetico della città visto che oltre a produrre energia elettrica, recupera il calore generato e lo convoglia, attraverso una rete di teleriscaldamento di oltre 670 chilometri, fino alle abitazioni dei singoli utenti.
“I rincari energetici sono per le imprese, al momento, un argomento ancor più cogente del Covid perché ci sono tantissimi comparti imprenditoriali in stand by con l’attività produttiva, divenuta spesso antieconomica, perché riversare sui clienti finali il costo di bollette che sono nei casi peggiori triplicate è impensabile. Da qui lo stop alla produzione” prosegue Cioni.
Le richieste per il livello politico centrale sono avanzate da Tonini: “le piccole imprese e quelle artigiane subiscono una distribuzione iniqua del sistema degli oneri generali, a cui contribuiscono per il 49%, e con i quali finanziano anche, paradossalmente, le agevolazioni per le aziende energivore alle quali non accedono. La distribuzione sperequata aggrava i ‘normali’ costi energetici di un ulteriore 35%, mettendo le piccole imprese ai margini di un mercato in cui le imprese industriali hanno il vantaggio competitivo di pagare l’energia quattro volte di meno. È quindi necessaria la riforma rapida e drastica della struttura della bolletta, che garantisca una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo”.
Ma non solo. CNA chiede che si affronti la revisione della disciplina delle agevolazioni alle imprese a forte consumo di energia, limitando i benefici alle sole aziende che abbiano effettivamente realizzato interventi di efficienza energetica.
Infine, va guardato con attenzione il fenomeno delle cosiddette rendite inframarginali che condiziona il peso dei costi energetici producendo extramargini di guadagno per alcuni produttori. Si tratta di un meccanismo che crea inefficienze nel processo di formazione del prezzo di borsa, che contribuisce ad aggravare ulteriormente un quadro già complesso.
Fonte: CNA Firenze
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