A Firenze una strada per Papa San Paolo VI

Ieri alle ore 15,30 il Comune di Firenze, alla vigilia del 55mo anniversario della sua storica visita di Natale a Firenze, ha intitolato una strada a Papa San Paolo VI, al secolo Giovan Battista Montini. Alla cerimonia erano presenti i Cardinali Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, che ha benedetto la nuova strada, e il Cardinale Ernest Simoni.

La domanda per questa intitolazione fu presentata dal giornalista Franco Mariani nel lontano 1993. All’epoca Papa San Giovanni Paolo II in una lettera del Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano espresse “il suo alto apprezzamento per tale proposta”.

La strada scelta dall’Assessore alla Toponomastica, Alessandro Martini, è al termine dell’attuale Via Madre Teresa di Calcutta, al confine con Sesto Fiorentino, alla periferia di Firenze.

L’omaggio che la città fa al Papa del Concilio Vaticano II, primo Papa in assoluto a visitare tutti i cinque continenti, e ad andare in quelle periferie che oggi Papa Francesco tante volte cita -, è soprattutto un atto di ringraziamento per quanto questo Papa fece per Firenze e i Fiorentini Alluvionati 55 anni fa.  Montini, dalla mattina del 4 novembre 1966 e per i quattro anni successivi, quando fece costruire ex novo una casa per anziani, in via Cimabue, ancora oggi all’avanguardia, inviò a Firenze oltre 1 miliardo di lire dell’epoca, e numerosi aiuti materiali di ogni genere, sia per la popolazione che per la conservazione delle opere d’arte.

La sera del 24 dicembre Paolo VI giunse a Firenze verso le 21. Ad attenderlo in piazza Santa Croce, con tante fiaccole, c’erano più di duecentomila persone. Prima di arrivare in piazza il Papa volle attraversare i rioni più colpiti dall’alluvione. Sul sagrato della Basilica Papa Montini, onorato di sentirsi “vostro concittadino”, disse di voler “tutti salutare, tutti consolare, tutti beneficare”, formulando “l’augurio che bisogna far risorgere questa città più bella, più buona, più unita di prima”. Qui Paolo VI consegnò pacchi viveri ad alcuni alluvionati e ai vecchietti di Montedomini, quale segno degli aiuti che aveva fatto pervenire alla popolazione. Prima della Messa della Notte in cattedrale, incontrò in Arcivescovado tutti i sindaci delle città italiane colpite dall’alluvione. Entrò processionalmente in Santa Maria del Fiore gremita da migliaia di fedeli. Il mondo era collegato con Firenze grazie alla diretta televisiva della Rai. Durante l’omelia si commosse quando pronunciò la frase: “Siamo venuti per condividere la speranza che vi ha tutti sostenuto nella sventura per essere noi stessi confortati”.

Al termine della Messa, in un fuori programma storico, in quanto nessuno sapeva niente, nemmeno il Sindaco Piero Bargellini e il Cardinale Ermenegildo Florit, chiese di far avvicinare all’altare il Gonfalone del Comune sul quale, tra lo stupore di tutti, in mondovisione, appose la Medaglia d’Oro del Concilio Vaticano II per l’eroismo dimostrato dalla Città e dai Fiorentini. Infine, passando da Boboli, volle rendersi conto dei danni che il crocifisso di Cimabue aveva subito. Davanti all’immagine pesantemente devastata, con spontaneità disse al Cardinale Florit: “Ecco la vittima più illustre dell’alluvione”. Il nostro Gonfalone è l’unico Gonfalone al mondo ad aver avuto l’onore della Medaglia d’Oro del Concilio Vaticano II.

“Papa Paolo VI è stato un pontefice straordinario – sottolinea l’assessore alla Toponomastica Alessandro Martini -. Oggi forse la sua figura è poco conosciuta e proprio per questo deve essere ricordato anche perché ha portato avanti e concluso il Concilio Vaticano II, esperienza rivoluzionaria per la chiesa; e per il rapporto con La Pira, che conosceva e stimava e con cui aveva un carteggio.  Anche la scelta della strada non è casuale. A lui intitoliamo una strada al confine con Sesto Fiorentino che si collegherà a via Madre Teresa di Calcutta, Papa Montini conosceva e stimava Madre Teresa, l’ha accompagnata e stimolata nella sua missione a favore dei poveri. Papa Paolo VI è davvero una figura straordinaria a cui dedichiamo un luogo per mantenere viva la sua memoria e testimoniare la riconoscenza della città”.

Fonte: Ufficio Stampa

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