Pieri aveva 10 anni quando nella strage perse tutta la sua famiglia: ha speso tutta la sua vita per la memoria e per far conoscere cosa successe il 12 agosto 1944
Si è spento all'età di 87 anni Enrico Pieri, superstite dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema. Nel giorno della strage, il 12 agosto 1944, Pieri perse tutta la sua famiglia. Nonostante la malattia, fino all'ultimo è stato in prima linea portando la propria testimonianza anche nelle scuole e anche nell'ultimo Giorno della memoria nel gennaio scorso, quando era presente alle celebrazioni. Presidente dell'Associazione Martiri Sant'Anna Stazzema, ha dedicato tutta la vita a far conoscere la strage in cui morirono 560 persone e alla quale riuscì a salvarsi, all'età di 10 anni. Nel 2018 donò al Comune di Stazzema e al Parco Nazionale della pace gli immobili di sua proprietà, dove vennero uccisi i suoi cari, per la creazione di un ostello della Pace, un luogo progettato per accogliere i visitatori di Sant'Anna di Stazzema.
Ai ragazzi del Giorno della memoria ricordava come 130 giovani come loro, che con la guerra nulla centravano, furono trucidati sulla piazza davanti alla chiesa del paese. Odio, violenza e devastazione. Chiudersi in se stessi o covare rancore sarebbe stata la reazione più naturale. Sette anni più tardi Pieri emigrò. "Ma arrivato in Svizzera – raccontava - capii che non si doveva e non si poteva più odiare. Mi resi conto che la Germania era troppo importante per l’Europa e che eravamo tutti europei: figli di un’Europa nata proprio a Sant’Anna, a Marzabotto o nei campi di concentramento". Una lezione di vita, che non vuol dire dimenticare: anzi, tutt’altro. Trentadue anni dopo essere emigrato Enrico Pieri è infatti tornato a Sant’Anna, ha ricucito lo strappo con un luogo dove ogni pietra gli ricordava dolore e il suo impegno si è profuso nel raccontare, quasi ogni giorno da primavera fino all’estate, ciò che è stato ai tanti giovani in visita.
Dall'anno scorso era anche commendatore dell'ordine al merito della Repubblica Italiana, su conferimento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella "Per l’impegno, di tutta una vita, a favore della tutela della memoria, della diffusione della conoscenza storica e della difesa dei principi alla base della convivenza democratica". Insieme ad Ennio Mancini, altro superstite della strage, la Repubblica Federale Tedesca lo ha insignito del cavalierato. Nel 2011 gli era stato conferito il premio Cittadino europeo dal Parlamento Europeo.
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha ricordato Pieri su facebook: "È stato un testimone di libertà ispirando tantissimi giovani che negli anni hanno ascoltato la sua storia. Se ne va un amico, se ne va un pezzo di Memoria della nostra regione che dobbiamo sempre tenere viva".
"La vita e l’insegnamento di Enrico Pieri ci spronano ad un impegno ancora maggiore per la salvaguardia e la trasmissione della Memoria, in particolare rivolti alle giovani generazioni: un impegno a ricordare ciò che è stato, a non dimenticare il periodo più buio e vergognoso della storia affinché mai più possa ripetersi" commenta l’assessora regionale alla cultura della memoria Alessandra Nardini. "E delle energie che in questo ha profuso – aggiunge – voglio ringraziarlo".
"L'ultima volta che ho visto Enrico Pieri è stato il 25 aprile, a Stazzema, nel luogo dove i nazifascisti avevano commesso una delle loro stragi più tremende. Come ogni anno Enrico ha voluto raccontare ai giovani quello che è stato l'orrore della strage di Sant'Anna, dove lui è miracolosamente sopravvissuto nascondendosi sotto la scala mentre i nazifascisti ammazzavano i sui genitori, le sue sorelle, i suoi nonni. La sua scomparsa, oggi, mi riempie di dolore e lascia a tutti noi un'eredità e un dovere morale enorme: raccogliere il testimone della memoria e continuare a raccontare affinché quell'orrore non si ripeta mai più". Con queste parole, scritte in post su facebook, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, commenta la morte di Enrico Pieri.
Cordoglio e ricordo da Stazzema
Il Sindaco di Stazzema Maurizio Verona, la Giunta, il Parco nazionale della pace, il Museo storico di Sant’Anna esprimono un profondo dolore e si stringono alla famiglia, alla moglie Fiorenza e al figlio Massimo, nel cordoglio.
Enrico è stato un testimone, ma è stato molto di più.
È stato un uomo che con il suo operato, nel silenzio delle sue amate montagne, ha saputo essere simbolo di un luogo, di un pensiero, di un futuro possibile. Un futuro chiaro nella sua mente, perché chiara era la sua visione di un’Europa forte, stabile, antifascista, un’Europa più umana, di pace e dialogo fra i popoli, di solidarietà fra le persone. Non poteva esserci strada diversa per Enrico, nessuna alternativa era possibile per chi come lui aveva vissuto i drammi delle guerre.
Aveva 10 anni, Enrico, quel 12 agosto 1944 quando, nascosto nel sottoscala di casa, assistette al massacro di tutta la sua famiglia per mano dei nazifascisti. "E da quello spettacolo osceno, che nessun bambino dovrebbe mai nemmeno immaginare, è proseguita una vita fatta di lavoro, di impegno, di coerenza, di insegnamento".
“Ero rimasto solo, ho perso tutta la mia famiglia” - Così cominciava il racconto della sua vita, davanti agli sguardi commossi delle migliaia di giovani e adulti che hanno avuto il privilegio di poter ascoltare le sue parole a Sant’Anna di Stazzema - “della mamma non ricordo la voce”, diceva, quasi a farsene una colpa.
Ricordava la fame e le tessere annonarie per i generi alimentari. Ricordava le secchie di rame che utilizzava per andare a prendere l’acqua, ricordava la sua scuola, dove si andava con un pezzo di legno portato da casa per riscaldarsi. Quella scuola dove il fascismo li portava, bambini, ad inneggiare al Duce e al Re, “Vinceremo, Vinceremo, Vinceremo”. Quella scuola che oggi è il Museo che ricorda la strage e porta avanti quotidianamente attività di educazione alla libertà e alla democrazia.
“Per tutta la vita la notte ho sognato che dovevo sempre fuggire, ero inseguito. Avevo un rifugio, dove andavo a pascolare le pecore. Lo usavo per nascondermi, come nel sottoscala. E mi svegliavo”. Ma Enrico non è fuggito. La vita lo ha portato a lavorare ed impegnarsi in Svizzera, per 35 anni, dove ha cresciuto il suo unico figlio, Massimo. Una volta tornato in Italia, non si è mai stancato di testimoniare, di mantenere la memoria di quello che era successo. Le sue parole, il suo racconto, sono state un esempio limpido di quanto valore civile e prescrittivo possa assumere la memoria, soprattutto per i più giovani. Enrico era in grado, nel suo racconto, di metterci dentro un’intera esistenza, di trasmetterla attraverso l’emozione, a rendere il passato presente, il ricordo un vissuto. Aveva un effetto fortissimo su chi l’ascoltava, non solo a recepire gli insegnamenti del passato, ma una spinta ad agire, a raccogliere il suo testimone, a farsi testimoni delle sue parole.
"Ma Enrico sapeva parlare con la stessa forza anche del presente – ricorda Maurizio Verona sindaco di Stazzema e Presidente del Parco nazionale della pace – A Sant’Anna e negli altri luoghi della memoria si è scritta la Costituzione, si è fondata l’Europa, diceva. Esprimeva tutta la sua preoccupazione per la rinascita dei nazionalismi in Europa, per una politica che troppo spesso si fa populista, che non sa opporsi con decisione a rigurgiti fascisti, che dimentica lo spirito liberale e democratico con cui è stata scritta la Costituzione. Enrico Pieri è stato per tutti noi un insegnamento, un vivo esempio di come, soprattutto oggi, i valori democratici ed antifascisti possano e debbano guidare la vita ed il pensiero degli uomini. Ci sentiamo tutti più soli, ha lasciato un vuoto incolmabile".
Mai nel suo racconto una parola di odio, nemmeno verso gli uomini che compirono quei massacri. L’orrore stava nell’ideologia, in quel pensiero malato che contagiò milioni di persone. Da Enrico solo messaggi di solidarietà e riconciliazione. Commovente fu l’abbraccio con l’allora Presidente della Repubblica Napolitano, al Sacrario di Sant’Anna. Enrico fu artefice di quell’incontro storico, nel quale i Presidenti della Repubblica di Italia e Germania resero omaggio alle vittime della strage.
Molti e importanti sono stati i riconoscimenti pubblici alla sua testimonianza e al suo impegno ad educare “cittadini consapevoli”.
Nel 2011 il Parlamento europeo gli aveva riconosciuto il premio quale Cittadino europeo. dell’anno. Nel 2020 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, insieme a Enio Mancini. Nello stesso anno ha ricevuto il riconoscimento dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana "per l’impegno, di tutta una vita, a favore della tutela della memoria, della diffusione della conoscenza storica e della difesa dei principi alla base della convivenza democratica".
Ma i riconoscimenti più belli Enrico li ha certamente ricevuti dai giovani, dai tantissimi ragazzi a cui voleva ostinatamente parlare. Se una scuola saliva a Sant’Anna, Enrico lasciava il suo lavoro nei campi, nel suo uliveto, e saliva, instancabile, con la sua ape. E parlava, con la voce spezzata ancora una volta dall’emozione, e ricordava, e spronava, metteva in guardia dalle ideologie e dai nazionalismi.
Per questo Enrico resterà sempre vivo, nella memoria e nei pensieri di tantissime persone. Quello che lascia a tutti noi, come i tanti testimoni di quel periodo, è un grande patrimonio. Adesso tocca a noi, cittadini consapevoli, trovare i modi giusti per non disperderlo.
Grazie Enrico per quello che ci hai dato e per quello che continuerai a dare.
Comitato Onoranze Martiri Padule di Fucecchio: "Un esempio per tutti"
Il Comitato per le Onoranze ai Martiri del Padule di Fucecchio, appresa con grande dolore la notizia della scomparsa di Enrico Pieri, desidera rendere onore ad un uomo che ha rappresentato un autentico esempio per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo o anche soltanto di sentire la sua storia. Sopravvissuto alla strage nazi-fascista di Sant' Anna di Stazzema, ha impiegato la propria vita a trasmettere i valori di pace, solidarietà, libertà e anti-fascismo. Più volte presente anche a Ponte Buggianese, alle commemorazioni per l'Eccidio del Padule di Fucecchio, ha incontrato i ragazzi delle scuole trasmettendo loro quei princìpi fondamentali di cui sapeva essere un eccellente interprete.
Una delegazione del Comitato gli renderà omaggio prendendo parte alle esequie.
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