Come sta la Toscana? Presentato l’Annuario Arpat 2021 sull'ambiente

Monia Monni

Strumento chiaro e semplice, consultabile da tutti coloro interessati allo stato di salute dell’ambiente toscano. Ma anche per orientare decisioni e scelte che non possono più essere rimandate, con particolare attenzione all’individuazione di modelli diversi di consumo e produzione e alla promozione di una reale transizione economica ed ecologica. L’Annuario Arpat dei dati ambientali della Toscana 2021 è stato presentato stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, nel corso di un convegno organizzato da Arpat e al quale hanno preso parte anche il presidente Eugenio Giani e l’assessora all’ambiente Monia Monni. Insieme a loro, tra gli altri, il direttore generale dell’Agenzia Pietro Rubellini, il direttore tecnico Arpat Marcello Mossa Verre e il presidente di ISPRA-SNPA Stefano Laporta.

“Il ruolo di Arpat riguardo alla rappresentazione degli aspetti legati all’ambiente è fondamentale – ha detto Giani. Come lo è, anche e soprattutto, rispetto alla qualità e professionalità nell’effettuazione dei controlli. L’Annuario è uno strumento ben concepito e realizzato. Grazie a grafici, illustrazioni, testi comprensibili e dati statistici permette di avere, ormai da dieci anni, una fotografia accurata dell’ambiente in Toscana. Proprio per questa sua chiarezza e facilità di comprensione non deve essere limitato e confinato ad addetti ai lavori e operatori, ma va diffuso perché ritengo sia giusto che i cittadini avvertano il ruolo che l’istituzione pubblica, attraverso Arpat, svolge a tutela della loro salute e benessere”. “In questo momento – ha aggiunto - a livello mondiale assistiamo a tre diverse transizioni: demografica, quella legata all’innovazione tecnologica e climatica. Tutte e tre strettamente correlate tra loro, ma quella che maggiormente interessa in questa sede è l’ultima, ponendo tutta una serie di obiettivi (contrasto ai disastri ambientali, emissioni zero nel 2050) che anche Pnrr e fondi europei mettono al centro, legandola a quella della trasformazione e riorganizzazione del modello produttivo e di sviluppo. Grazie al lavoro di Arpat siamo in grado di valutare e prendere decisioni che, pur nel nostro piccolo, possono comunque avere un impatto sullo scenario globale”.

“L’Annuario – ha spiegato Monia Monni - è il risultato del lavoro attento e trasparente, fatto di controlli, prelievi e analisi, condotto da Arpat nel 2020, tanto più importante in un anno segnato dall’emergenza sanitaria. Un volume che permette a tutti una lettura semplice e veloce e quindi di farsi un’idea immediata dello stato delle matrici ambientali. Uno strumento utile non solo a conoscere le condizioni del proprio territorio ma anche per mettere in atto azioni e comportamenti per tutelarlo e migliorarlo”.

L’assessora ha quindi sottolineato la necessità di ripensare i modelli attuali di sviluppo e di ricondurre gli obiettivi verso la transizione ecologica all’interno di un unico piano regionale. “La sfida della transizione ecologica non è più soltanto una questione di opportunità, ma di necessità. La Toscana è una piccola fonte di emissioni, ma questo non la esenta dal poter fare la propria parte. Occorrono una strategia che renda attuali, precisi e misurabili gli interventi di riduzione delle emissioni, e soprattutto azioni immediate per arrivare, ancor prima del 2050, ad un bilancio emissivo pari a zero. Come? Superiamo il modello di economia tradizionale, con modalità circolari di produzione e consumo, promuoviamo la transizione dell’economia dall’utilizzo delle fonti fossili a quelle rinnovabili. E adottiamo interventi di adattamento per fronteggiare i cambiamenti climatici già in atto. Cinque grandi sfide, neutralità climatica, transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia, azzeramento dell’inquinamento, adattamento ai cambiamenti climatici, ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, tutte da ricondurre in un unico Piano regionale per la Transizione ecologica. Abbiamo già avviato l’iter per la modifica della legge di settore regionale proprio per unificare l’intera strategia sulla sostenibilità. Occorre – ha concluso - una vera rivoluzione culturale: non più un approccio settoriale e lineare alle criticità, ma un’educazione sempre più intersettoriale. Pensare un diverso modello di consumo e produzione vuol dire tutelare l’ambiente, ma anche promuovere diversi stili di vita e di conseguenza migliorare salute e benessere”.

Fonte: Regione Toscana - ufficio stampa

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