Anche le piccole imprese dell’Empolese Valdelsa sono in cerca di personale, ma come nel resto d’Italia, faticano a reperire le figure professionali necessarie all’attività aziendale.
Lo evidenzia CNA Empolese Valdelsa che ha lanciato un sondaggio tra le imprese locali che cerano personale: degli intervistati (100 imprese) solo il 13% è riuscita ad assumere e, ad oggi, ben l’87% è ancora alla ricerca di candidati con profili professionali adeguati.
Posizioni stabili (il 45% delle offerte è a tempo indeterminato, il 41% determinato e il 14% in apprendistato) offerte, a partire da settembre, da tutti i comparti dell’artigianato (con prevalenza del 21% dell’impiantistica, del 16% delle costruzioni, del 12% della produzione, dell’11% dell’autoriparazione, del 9,5% di parrucchiere e estetiste e trasporti), cadute però nel vuoto. Perché?
Il 35% degli intervistati dichiara che i candidati non erano preparati per la mansione richiesta, mentre il 27% non ha addirittura ricevuto candidature. Un 3% rimanda alla poca efficienza di Centri per l’impiego e agenzie interinali, un altro 3% alla tipologia di mansioni offerte (il 78% degli intervistati è in cerca di operai, tra comuni, qualificati e specializzati, il 19% di apprendisti e il 3% di impiegati) e un altro 3% agli ammortizzatori sociali, come cassa integrazione e reddito di cittadinanza, che renderebbero meno appealing il lavoro.
"Le micro imprese ancora una volta hanno retto ma adesso che pensano al rilancio s’imbattono in difficoltà che, principalmente, derivano dal disallineamento tra la domanda e l’offerta formativa – commenta Fabio Bianchi, presidente di CNA Empolese Valdelsa – Non riescono a trovare personale qualificato e il ricorso ai centri per l’impiego è minimo. Sarà quindi necessario riorganizzare le strutture dedicate al collocamento e adattare i percorsi formativi alle esigenze del sistema produttivo, soprattutto di artigiani e piccole imprese".
Dalla indagine emerge infatti un quadro inquietante anche se non nuovo: il nostro Paese non ha un sistema in grado di coniugare domanda e offerta di lavoro. Tant’è che il 41,1% delle imprese ammette di cercare il personale prevalentemente tramite il cosiddetto passaparola. Una quota quasi doppia rispetto a quella delle imprese che si rivolgono alle agenzie interinali e di ricerca/selezione del personale, che si ferma al 21,5%. Il 16,6% del campione si indirizza a scuole e/o a istituti di formazione. L’11% si affida ai mezzi di comunicazione specializzati. E appena il 3,8% ricorre ai centri per l’impiego. A riprova del fatto che il canale pubblico riesce solo per una esigua parte a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
"La riforma delle politiche attive del lavoro non potrà esimersi dall’affrontare la questione della riorganizzazione delle strutture dedicate al collocamento né dall’adattare i percorsi formativi alle esigenze del mondo produttivo. Un obiettivo indispensabile per consentire all’Italia di agganciare i nuovi driver dello sviluppo che richiedono competenze adeguate - spiega Fabrizio Fallani, coordinatore di CNA Empolese - Vi è anche un problema di mentalità. I lavori specializzati manuali sono spesso sottostimati dai giovani in cerca di lavoro. Lavorare in una piccola impresa riesce a dare al lavoratore un’esperienza che ha un consistente valore sul mercato del lavoro. Ma sono anche lavori faticosi e spesso di orari disagiati. I giovani tendono ad escludere tali opportunità, mentre magari un lavoro meno specializzato offerto da una grande impresa risulta più attrattivo. Occorre tornare alla mentalità ove anche piccolo è bello e soprattutto fornisce unna esperienza ineguagliabile, che nel futuro spesso valorizza il lavoratore".
Fonte: Cna Empolese Valdelsa
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