Ottorino Orlandini, partigiano di Scandicci esiliato: un libro a 50 anni dalla morte

Di I, Sailko, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8319983

“Scandicci riscopre e ricorda Ottorino Orlandini, un partigiano senza confini” domenica 7 novembre 2021 alle 11 presso la Sala conferenze del Castello dell’Acciaiolo (via Pantin, 63), con la presentazione del libro di Mauro Bagni “Ottorino Orlandini. Tra lotte contadine, esilio, guerra civile spagnola e Resistenza (1896-1971)” (edizioni Centrolibro) organizzata da Anpi Scandicci, dall’Associazione ricerca cultura orientamento Arco e con il patrocinio del Comune di Scandicci.

Intervengono il Sindaco Sandro Fallani, Zefiro Ciuffoletti dell’Università di Firenze, Renato Romei per Anpi Scandicci, l’autrice Antonella Coli, l’autore Mario Bagni, Giuseppe Matulli per l’Istituto storico della Resistenza in Toscana, l’assessora alla Cultura Claudia Sereni. Modera Franca Gambassi dell’associazione Arco. Alle 16 della stessa giornata al cimitero di Mosciano posa di un’opera di Paolo Staccioli in prossimità della tomba di Ottorino Orlandini, alla presenza della famiglia, dell’Anpi e del Comune di Scandicci.

“Ottorino Orlandini: ‘… una delle più umane figure della Resistenza toscana ed uno dei più coraggiosi combattenti della Libertà’” - si legge nel risvolto di copertina del libro in presentazione, “’… sempre preciso nelle sue decisioni, sempre puntuale agli appuntamenti più rischiosi’. Così scriveva di lui Carlo Francovich, suo compagno di lotta nel Partito d’azione. E concludeva. ‘Visse […] gli ultimi anni della sua vita appartato, con un modesto impiego sindacale: nulla aveva chiesto per quanto aveva fatto e ben poco aveva avuto’.

Figlio di una numerosa famiglia contadina di Mosciano, riuscì a eccellere negli studi grazie all’aiuto del parroco e del proprietario della fattoria, di cui il padre era fattore. Volontario durante il primo conflitto mondiale, fu seguace di Sturzo negli anni immediatamente successivi, impegnandosi come organizzatore delle ‘leghe bianche’ nelle dure lotte mezzadrili nel Mugello. Fortunosamente scampato alle reazioni armate delle squadre fasciste fiorentine, fu costretto a trasferirsi in diverse parti d’Italia, finché nel 1926 andò clandestinamente in esilio in Francia.

Nei dieci anni successivi dovette arrangiarsi con diversi lavori, trasferimenti in Italia, tra fermi, lunghi interrogatori, carcere. Alla fine si recò direttamente in Spagna, dove combatté durante la guerra civile nelle file della Colonna italiana al fianco dell’amico Carlo Rosselli. Come cattolico, in Spagna era isolato, stretto tra le diverse visioni di anarchici e comunisti su come condurre la guerra. Alla fine del conflitto fu imprigionato in Francia e partecipò alla lotta clandestina quando il paese fu occupato dai tedeschi.

Dopo l’8 settembre 1943 rientrò in Italia a partecipò alla Resistenza con il Partito d’Azione. Dopo il 1946 la Democrazia Cristiana gi affidò diversi incarichi (consigliere comunale a Scandicci e dirigente della Federterra). A 50 anni dalla morte abbiamo voluto ricostruire la sua vita, veramente fuori dal comune, e soprattutto il suo impegno antifascista per la libertà e i diritti dei più umili. Ci è sembrato doveroso farlo, perché, almeno a Scandicci, non esisteva più memoria di lui e, cosa ancor più triste, fino a poche settimane fa non aveva avuto neppure una degna sepoltura. Grazie alle sue nipoti, alle associazioni ANPI e ARCO, al Comune di Scandicci e al prezioso lavoro dello scultore Paolo Staccioli, speriamo di avergli reso parziale giustizia”.

Fonte: Comune di Scandicci - Ufficio stampa

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