Non sarà un risultato "pieno" tuttavia in questo frangente storico, in cui lottare per i diritti sociali è spesso visto con sospetto se non con ostilità, l’abbattimento dell’Iva sugli assorbenti femminili dal 22% al 10% va salutato come una vittoria. Anche se l'obiettivo era portarla al 4%.
Nella conferenza stampa di presentazione della manovra, giovedì 28 ottobre, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha confermato che nel testo appena approvato dal Consiglio dei ministri è inserito il taglio della Tampon tax. Dopo molti tentativi e occasioni perse, dal 2022 l’Iva sui prodotti per l’igiene femminile passerà appunto dal 22% al 10%.
Nel raggiungimento di questo traguardo, intermedio e figlio di un percorso intrapreso già da qualche anno, grande merito va riconosciuto all’impegno della politica e dell'attivismo di Firenze. Dalla città di Dante, infatti, è partito il Tampon tax tour, l’iniziativa promossa da Laura Sparavigna, consigliera comunale fiorentina e presidente della Commissione Istruzione Formazione Lavoro, e da Lucrezia Iurlaro, presidente dell’associazione “Tocca a noi”.
Sparavigna, inoltre, è stata una dei protagonisti che hanno reso possibile l’accordo con le 21 farmacie comunali di Firenze, le quali non faranno pagare l’Iva sugli assorbenti femminili fino al 31 marzo 2022. Grazie a questa intesa con le farmacie comunali, frutto di una sinergia tra impegno politico e manifestazioni di piazza, Firenze è diventata il primo capoluogo di Regione in Italia ad aver eliminato la tassa sugli assorbenti.
La storia
In ambito parlamentare, la battaglia per abbassare l’imposta sui tamponi parte nel 2016 con la presentazione del disegno di legge di Beatrice Brignone e Pippo Civati. Il ddl racchiudeva una serie di interventi sui prodotti igienico sanitari per la cura del corpo, tra cui appunto anche assorbenti e tamponi, e proprio su quest’ultimo punto si scontrò con un’ondata di scherno e derisione: non solo un uomo si interessava di questioni prettamente femminili, ma si voleva estrarre dalla sfera privata e inserire nella discussione pubblica una questione quasi tabù come le mestruazioni. La levata di scudi contro il disegno di legge fu feroce e il ddl venne accantonato.
Dal 2018 gli sforzi “contro” la Tampon tax ripresero vigore con la presentazione di molti disegni di legge. Nelle discussioni sulla legge di bilancio, poi, l’intergruppo parlamentare su proposta di Laura Boldrini aveva presentato più volte emendamenti per abbassare l’imposta; emendamenti sempre respinti fino al 2020, quando passò l’abbassamento dell’Iva su prodotti lavabili e compostabili, nonché su coppette mestruali. Alcuni prodotti, quindi, furono abbassati al 5%, ma la maggior parte rimase esclusa dallo sgravio.
Fuori dalle aule parlamentari, intanto, la situazione diventava sempre più effervescente: nel 2018 viene lanciata dal collettivo milanese Onde Rosa la petizione Il ciclo non è un lusso, promossa sulla piattaforma Change.com e che raggiunge 600mila firme. La campagna per questo diritto sociale si è resa sempre più strutturata e nel marzo di quest’anno Coop, primo esempio della grande distribuzione, ha offerto il proprio sostegno attraverso Close the gap, programma attraverso il quale appoggia non solo parità salariale, equità e pari opportunità fra i proprio dipendenti, ma attivava anche la scontistica dei prodotti igienico-sanitari femminili in tutti i loro punti vendita. Quest’ultima iniziativa è stata un passaggio fondamentale: dal momento che l’Iva è competenza statale esclusiva, Coop Italia ha autonomamente abbassato i prezzi di questi prodotti del 18%, in modo da simulare per l’acquirente il pezzo che avrebbe il prodotto in questione se venisse abbassata la Tampon tax e quindi avesse un’aliquota Iva del 4%, alla stregua di un prodotto di prima necessità.
La via era stata tracciata e analoga modalità è stata adottata a Firenze attraverso l’accordo con le farmacie comunali.
«La rete di farmacie comunali sul nostro territorio è un’eccellenza della provincia fiorentina – spiega Sparavigna – e permette di offrire servizi sociali e sanitari in maniera più tempestiva e precisa, nonché prevedere linee d’azione che vadano al di là dei meri principi di bilancio».
Il Tampon tax tour
Laura Sparavigna ha considerato da sempre la battaglia contro la Tampon tax come la Sua battaglia, un impegno che si è intensificato dopo che nel 2019 Francesca Bertini organizzò con i Giovani Democratici di Firenze la campagna Combattiva: l’iniziativa toccò in tutti i comuni della Città Metropolitana si proponeva di aiutare le istituzioni locali a fare squadra e a presentare mozioni contro la Tampon tax.
«Parlando con lei – continua la consigliera – mi venne l’idea di recuperare il modus operandi dei Radicali: calare nel locale le istanze nazionali, riportando nelle piazze dei comuni le grandi battaglie per i diritti sociali. Non si trattava semplicemente di chiedere al parlamento di agire, ma lanciavamo una sfida agli enti locali affinché si adoperassero, nelle loro possibilità, a garantire i diritti sociali. Nel caso della Tampon tax, si trattava dell’imprescindibile diritto alla salute».
Nel 2019, quindi, Sparavigna ha presentato la mozione che avrebbe convolto le farmacie comunali, firmata da tutto il Pd. La mozione viene affidata alla Commissione Servizi Sociali e non a quella Pari Opportunità, proprio per la natura trasversale del diritto che intende difendere. E, nonostante la maggioranza schiacciante del centrosinistra a Palazzo Vecchio, passeranno due anni prima dell’approvazione definitiva, perché, come chiarisce la consigliera, «l’obiettivo non era l’approvazione, ma l’approvazione unanime; una condivisione del tema con tutte le forze politiche che generasse uno sviluppo culturale. Si tratta del diritto alla salute: facilitare l’accesso ai prodotti igienico sanitari (nei quali rientrano, ad esempio, anche pannolini e pannoloni, non solo assorbenti e tamponi) significa facilitare la cura del proprio corpo e quindi evitare malattie».
Il 23 aprile scorso, dunque, l’accordo con le farmacie comunali fiorentine è diventato esecutivo.
È la miccia che innesca l’incendio. Decine di consiglieri comunali e regionali, da tutta Italia e di qualsiasi schieramento politico, hanno contattato Sparavigna per tentare di replicare l’iniziativa nei loro territori, seguendo la metodologia fiorentina: agire a livello locale per fare pressione a livello nazionale. La Tampon tax si è trasformata così in un simbolo delle campagne sociali e delle riforme di welfare in ottica egualitaria di cui l’Italia necessita disperatamente.
«Con Lucrezia Iurlaro abbiamo fondato l’associazione Tocca a noi e grazie al contributo di Coop Italia abbiamo organizzato il Tampon tax tour non tanto per raccontare l’esperienza di Firenze, ma per dare voce alle storie di attivismo dei vari territori italiani. Il tour è partito il 16 luglio scorso e ha raggiunto, per ora, oltre 50 tappe in tutte le regioni d'Italia. Zaino in spalla e utilizzando solo mezzi pubblici. Lucrezia si occupava della parte relativa all’attivismo nelle piazze, mentre noi “politici” aiutavamo le amministrazioni locali a fare rete con cittadini, associazioni, terzo settore a ritrovarsi in piazza e raccontare cosa poter fare in merito alla Tampon tax. Ogni tappa è stata unica perché l’evento veniva organizzato dalla comunità locale di riferimento».
Il 2 agosto la Toscana aderisce ufficialmente al Tampon tax tour: le assessore Alessandra Nardini, Monia Monni, Serena Spinelli e la Vicepresidente Stefania Saccardi hanno sottoscritto, facendosi ritrarre in una foto nel giardino della sede della presidenza della Regione in Piazza Duomo a Firenze, il manifesto “StopTamponTax” che chiede di abolire l’IVA sui prodotti igienico sanitari femminili.
Il 21 settembre il tour ha fatto tappa alla Camera, dove sono state portate le voci di oltre 150 comuni e 10 assemblee regionali che hanno adottato provvedimenti specifici per alleggerire la Tampon tax: dalle installazioni di distributori a prezzi calmierati, alle spese solidali, fino alla promozione di accordi nel settore privato con negozi, fabbriche e aziende.
Una vittoria a metà
Il tabù è stato scardinato, ormai il tema è entrato nella discussione pubblica e soprattutto politica. Il Governo ha recepito questo impulso dal basso e giovedì 28 ottobre ha approvato il taglio della Tampon tax, inserendo la riduzione dell’aliquota nella manovra approvata in Consiglio dei ministri. Se non avverranno colpi di coda in Parlamento, l'abbassamento entrerà in vigore dall'anno prossimo.
Tuttavia, siamo di fronte purtroppo all’ennesima vittoria "mutilata": la campagna propugnava la riduzione dal 22 al 5% dell’Iva sugli assorbenti, ma l’abbassamento approvato dal governo si ferma al 10%.
«Certo, è positivo che finalmente il governo abbia inserito l’abbassamento della Tampon tax nella manovra economica, ma la riduzione dell’aliquota dal 22% al 10% non è sufficiente. Noi avevamo richisto un abbassamento al 4%: in primo luogo perché, benché più che dimezzata, l'aliquota al 10% indica che non sono ancora considerati beni di prima necessità, tassati al 5% appunto; inoltre si continua a parlare solo di assorbenti, quindi prodotti femminili, quando la richiesta era di includere nella riduzione tutti i prodotti igienico sanitari, senza distinzioni tra uomo e donna».
Tampon Tax, Sparavigna: "La strada è ancora lunga"
Nonostante l’ampio seguito che questa battaglia ha raccolto, non sono mancati gli attacchi di benaltrismo che quasi sempre le campagne per i diritti sociali si trovano ad affrontare: “Con tutti i problemi che ci sono…” e “Capirai che risparmio…”.
«È riduttivo confinare questa battaglia solo nell’aspetto economico – replica la consigliera – che comunque non va trascurato, perché in situazioni di povertà ogni euro risparmiato può fare la differenza. Si tratta, come detto, di una questione di civiltà: questo tipo di prodotti non sono un lusso, il ciclo non è un lusso. Ed è ingiusto tassarli al 22% come se lo fossero. Inoltre, seppur non conclusa come volevamo, rappresenta un passo in più nella promozione di equità tra generi e generazioni, essenziale per garantire il benessere socio-economico».
A questo proposito, Sparavigna precisa come in questa crescita dei diritti sia necessario evitare stereotipi e generalizzazioni, in primis «l’effetto panda».
«Donne e giovani non sono categorie protette, ma semplicemente categorie; appartengono alla comunità in maniera a trasversale - spiega - e devono avere voce (o far parte di organi consultivi e decisionali) non per compassione, ma per rappresentare nella maniera più completa possibile la nostra società. Stiamo facendo passi in avanti, tuttavia ci vorrebbe ancora più coraggio. Ne è un esempio il congedo parentale, ossia l’altra faccia della medaglia nella lotta per la parità salariale. Aver introdotto 10 giorni di congedo genitoriale per gli uomini è positivo, ma rimane ancora troppo poco rispetto al welfare di altri paesi, in cui sono previsti tre mesi. La strada per riequilibrare il gap di genere e di generazione rimane ancora molto lunga – conclude – ma passi importanti sono stati compiuti in questa direzione. L’impegno per la Tampon tax è uno di questi e traccia la rotta da seguire».
Giovanni Gaeta
Giovanni Gaeta
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