Lo aveva annunciato e lo ha fatto. Massimo Giletti è tornato sul luogo del misfatto, sulla 429 dove è stata riportata all'attenzione pubblica la 'falla' nello smaltimento dei rifiuti conciari che tutti chiamiamo inchiesta Keu.
Lo ha fatto durante la trasmissione di ieri Non è l'Arena, in onda su La 7 (qui per rivedere l'intera puntata, il servizio è l'ultimo della serie), facendo intervenire anche l'assemblea permanente No Keu, che raduna i residenti lungo la 429 inquinata dai rifiuti e non solo. A parlare la portavoce Samuela Marconcini, già consigliera comunale a Empoli.
"La narrazione corrente è quello di un distretto di eccellenza - spiega parlando delle concerie -, stando così le cose bisogna stare zitti per tutelare il lavoro per 6-10mila persone. È questo il modo per tutelare il posto di lavoro? Non pensiamo che si tratti di mele marce. Queste segnalazioni vanno avanti da anni. In un centro senso ringraziamo la 'ndrangheta perché questo ha sollevato il silenzio su una questione nazionale. Anche i sindacati non sono stati incisivi sotto questo senso".
"Questo meccanismo illegale è andato avanti nel 2019 e nel 2020, ci chiediamo se lo sversamento di Keu è avvenuto in altre circostanze", commenta Marconcini. Questo è una delle domande più impellenti e si spiega che dal 2012 è stato fatto l'affidamento alla ditta Lerose per lo smaltimento di rifiuti contenenti Keu, come riporta anche l'ordinanza del gip. Quindi ci possono essere altri luoghi, attualmente 13, ma potrebbero essercene altri o lo sversamento sulla 429 può essere stato prolungato anche su altri tratti. "Il 'cappottino in Pvc' per le terre inquinate nel sottofondo stradale) non ci tranquillizza per niente, se il Keu fosse anche nelle terre armate bisognerebbe smantellare tutta la strada", spiega Marconcini.
Infine il lancio: "Questo sabato andremo assieme a Friday for Future con un autobus dei lavoratori Gkn a Roma, consapevoli che questo sistema li ha portati a perdere il posto di lavoro".
Altri aspetti affrontati durante la trasmissione riguardano le posizioni degli indagati. Di nuovo è stato chiesto conto al sindaco di Santa Croce Giulia Deidda, ma anche al presidente Eugenio Giani, ieri ascoltato in Commissione regionale perché all'epoca dei fatti Presidente del Consiglio regionale che riferì all'aula dell'emendamento di Andrea Pieroni. Spunta fuori di nuovo anche il nome di Ledo Gori, ex capo di gabinetto in Regione 'silurato': la moglie piange lacrime amare perché lui rimane (a loro dire) "l'unico che ha pagato in una vicenda in cui non c'entra niente".
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