Non ci sono fatti significativi che possano essere riferiti all’attuale presidente di Regione. “Qualsivoglia informazione è databile prima della mia elezione”. “Siamo consapevoli che la situazione infiltrazioni mafiose in Toscana è preoccupante. L’attività di contrasto è una delle priorità di questa Giunta ed è importante che si costituisca al più presto l’osservatorio della legalità, già deliberato dal Consiglio, perché potrebbe essere luogo utile a varare strumenti oltre le norme vigenti. Ad ogni modo servono più informazioni per sapere quali sono le aziende colluse o potenzialmente tali e se c’è la necessità di varare un codice etico, anche in vista delle imminenti risorse del Pnrr, sono disponibile a vararlo il prima possibile”.
L’attuale presidente di Regione, Eugenio Giani, arriva in commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata, guidata da Elena Meini (Lega) confermando la sua “posizione di notaio” al tempo in cui fu approvato l’emendamento contestato e rivendica di aver subito agito per la revoca. “La Regione è dalla parte di chi vuole essere chiaro, ora come parte offesa e poi in fase processuale come parte civile” dichiara aggiungendo di “non essere stato assolutamente coinvolto. Non ero tra i presentatori, non ho partecipato ad alcuna riunione di gruppo e ho letto il testo in Aula, poi approvato senza alcun voto contrario, perché non c’erano interventi che lo illustrassero”.
Poi torna sulla conferma, nel passaggio di legislatura, a capo di gabinetto di Ledo Gori: “Ho scelto il profilo della continuità, ma visionando gli atti ho ritenuto di rescindere il rapporto”.
Sollecitato da numerose domande, il presidente ritiene necessario “indagare sugli effetti del Keu”, ma “occorre costruire un sistema normativo di deterrenza sul piano della lotta all’inquinamento”. Su quanto sta emergendo afferma anche di voler “acquisire tutti gli elementi scientifici e saremo pronti per le eventuali bonifiche”. Quello che lascia l’inchiesta è che “quanto accaduto non si deve ripetere. Tutti i siti in cui è stato versato materiale inquinante devono essere noti e agiremo per essere pronti alle bonifiche”, continua Giani. “La Regione sarà sempre impegnata in un’azione di controllo e tutela del territorio per mantenere il giusto equilibrio tra tutela del lavoro e rispetto ambientale. Creeremo tutti i presupposti in questo senso” afferma deciso. Sull’accordo di programma e rispondendo ad una domanda diretta della presidente, Giani afferma di “non sapere, ad ora, quale sarà la strada giusta da percorrere” e quindi se se aggiornarlo – come detto dal commissario Caselli nella seduta del 13 ottobre – o praticare altre opzioni. “Confrontiamoci dopo le risultanze di questa commissione e dell’inchiesta. Ho incominciato ad interessarmene da quando è partita l’azione della Magistratura” spiega.
Sull’idea di varare un Codice etico, la presidente di Commissione annuncia l’intenzione di costituire una lista delle aziende che hanno già avuto collegamenti con il sistema mafioso. “La richiesta ufficiale sarà inserita nella relazione finale”, dichiara.
“Era evidente che il Governo avrebbe fatto ricorso. Sarà interessante capire le responsabilità di chi e quando. Non intendo comunque commentare l’operato dell’attuale Giunta”, afferma l’ex governatore Enrico Rossi che auspica, pur dichiarando di “non poter dire la mia su ciò che deciderete”, la realizzazione del tubone, la soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti verso una visione di economia sempre più circolare. Incalzato comunque dal vicepresidente Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), ha ricordato di aver incontrato Andrea Pieroni ad ottobre 2019 e venuto a conoscenza delle intenzioni “ho detto espressamente che sarebbe stato bloccato dal Governo. Poi tutto si ferma a causa della pandemia e l’emendamento viene riproposto a Giugno, portandolo in Consiglio in modo un po’ subdolo e senza che lo sapessi”. Rossi dichiara che quella modifica sottrae i reflui dall’autorizzazione. “Se sul testo fossero stati consultati gli uffici della Giunta, lo avrebbero manifestato e difatti si sono attenuti alla mia delibera del 2017 dove si dice di fare l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale”. Se a detta dell’ex governatore il “comportamento della mia Giunta è stato corretto e lineare”, per il vicepresidente della Commissione sui 13 siti oggetto di inchiesta “qualche responsabilità ci deve essere”. Per definire comportamenti da tenere o da evitare occorre imparare quella che a detta di Rossi è la “vera lezione da cogliere: la politica deve agire, ma tenendo conto del parere tecnico. Non si può saltare, è un errore enorme non di poco conto. È stato fatto un errore politico anche da chi non ha votato o è stato zitto”.
Fonte: Toscana Consiglio Regionale
Notizie correlate
Tutte le notizie di Toscana
<< Indietro