"Recuperare cose per recuperare persone" non è solo una frase di grande impatto ma un concetto che trova una concreta applicazione nella nostra vita di ogni giorno. Si chiama 'economia civile', una parola che ormai sta diventando di uso comune non solo nel nostro paese ma, cosa molto importante, nella nostra città.
Su questa Gabriele Barbieri ha incentrato la sua carriera universitaria, riuscendo a mettersi l'alloro in testa all'Università di Bergamo in un corso che si chiama "Diritti dell'uomo ed etica della cooperazione internazionale" discutendo una tesi proprio sull'economia civile
"Il corso di studi che ho frequentato è il frutto della collaborazione didattica tra i dipartimenti di Giurisprudenza, Lettere e Filosofia e Scienze aziendali. Ho discusso la tesi con un professore di etica ed economia politica e, abitando a Empoli, proprio lui mi ha consigliato di fare una tesi sull'economia civile e circolare sul nostro territorio per capire, appunto, come questo concetto si declina qui da noi", spiega.
Da dove hai iniziato?
Ho preso contatti con le istituzioni che promuovevano questo modello di sviluppo.
Ovvero?
Asev, l'Agenzia dello sviluppo dell'Empolese-Valdelsa. Tiziano Cini mi ha fatto conoscere Andrea Campinoti e, dopo la prima fase di contatto, ho avviato un percorso di tirocinio con Coeso con l'obiettivo finale di capire come cambia il distretto con l'economia circolare. Di questo tratta la mia tesi.
Dovessi spiegare a chi non lo sa il concetto di l'economia civile cosa gli diresti?
E' un nuovo modo di pensare l'economia. Questa principalmente è basata sul profitto mentre l'economia civile ha l'obiettivo ambizioso di cambiare questo paradigma economico basandosi su civismo, ambiente, società e solidarietà. E' un processo che punta all'aggregazione ed alla coesione sociale coinvolgendo imprese, terzo settore, istituzioni locali, cittadinanza e si caratterizza per essere il più partecipativo e democratico possibile. E' nata una rete che coinvolge più soggetti del mondo del volontariato, dell'associazionismo oltre che delle istituzioni e delle organizzazioni di categoria. Asev ha avuto con Coeso un ruolo di coordinamento del distretto di economia civile che punta a valorizzare le risorse inespresse del territorio.
A Empoli chi fa economia civile e circolare sul territorio?
Per la mia tesi ho intervistato 16 fra enti ed associazioni e mi hanno fatto un quadro positivo di quanto fanno in campo di economia circolare che non è solo recupero e riutilizzo, ma anche rigenerazione. Un banale esempio: le bucce di arancio andrebbero nell'umido, ma possono anche essere usate per farle diventare paralumi delle lampade. Uno scarto diventa così risorsa e tutto rientra nel circolo economico. Di esempi simili se ne potrebbero fare tanti altri.
La delibera del Comune che istituisce il distretto di economia civile che importanza ha e cosa significa?
E' il processo tramite il quale si da riconoscimento istituzionale a questa iniziativa della società civile, per capirci copre le spalle a tutti coloro che si impegnano in questo campo. E' un atto molto importante con il quale si apre alla partecipazione dei cittadini.
Ci sono altri esempi di distretti di economia civile?
In Toscana ce ne sono cinque, il primo è stato Campi Bisenzio nel 2016. Ma ormai questo dell'economia civile è un concetto che sia dilagando in tutta Italia.
A Empoli possiamo dire che questo nuovo modo di pensare l'economia ha trovato un terreno fertile
Sicuramente, è un naturale sbocco di un certo modo di concepire la società e di fare politica.
Il concetto di recupero si applica non solo alle cose ma anche alle persone?
Sicuramente, c'è questa frase che lo spiega meglio di ogni altra cosa: recuperare cose per recuperare persone.
Pare una frase di Papa Francesco...
C'è molto della sua enciclica nell'economia civile, è l'applicazione di quanto scrive nella 'Fratelli tutti'.
Questa sfida quanto è importante giocarla anche a livello culturale?
E' molto importante. Ad esempio, le associazioni che si occupano del recupero del materiale non devono essere percepite come una discarica nella quale portare le cose che non servono più, ma un luogo dove viene fatto un servizio sociale ed ambientale del quale poi non beneficia solo chi avrà in mano il prodotto rigenerato ma tutta la comunità.
Vivendo Empoli, secondo te a che punto siamo?
C'è da lavorare parecchio perchè siamo all'inizio, l'obiettivo è creare un distretto che sia in grado di creare lavoro ed occupazione salvaguardando l'ambiente ed includendo le persone. Abbiamo iniziato, al momento ci sono sei gruppi di lavoro che stanno portando avanti i vari progetti.
Ad inizio di ottobre hai presentato la tua tesi alla Vela di Avane alla presenza della Sindaca e di molti rappresentanti di questo mondo sul quale hai lavorato. Cosa ha rappresentato per te?
Una soddisfazione. Mi ha fatto molto piacere ed è stata una bella sfida parlare davanti ad un pubblico di un certo livello per spiegare il lavoro fatto. Un riconoscimento che mi ha gratificato.
Cosa vi sentite di essere, dei sognatori o gente che anticipa un futuro con ogni probabilità inevitabile?
Un po' tutte e due. Nella brochure di un master che sto facendo a Roma c'è scritto: noi non ricerchiamo semplici persone che vogliono fare un master, noi ricerchiamo attivisti sociali che faremo diventare project manager. L'importante è che abbiano dentro il fuoco del cambiamento.
A Empoli questo fuoco arde già da tempo.
Marco Mainardi
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