Passa la riforma dello Statuto in Consiglio regionale: la Toscana avrà un sottosegretario

Questa sera è stata approvata la riforma dello Statuto della Regione. Voto positivo dunque in Consiglio regionale per la modifica che prevede l'introduzione di un sottosegretario alla presidenza della giunta regionale, scelto tra i consiglieri regionali, e due questori per l'ufficio di presidenza del Consiglio regionale.

Il testo è passato, ma M5S e Bugliani (Pd) hanno lasciato l'aula non partecipando alla votazione.

"L’Assemblea legislativa della Toscana ha approvato in prima lettura la riforma dello Statuto con una maggioranza molto ampia frutto anche di un grande sforzo di sintesi compiuto dalle consigliere e dai consiglieri regionali. E' un fatto positivo perché, come ho sempre detto dall'inizio di questa discussione, è giusto che quando si cambia la Carta fondamentale della Regione vi sia condivisione larga. E così è stato" A dirlo è il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, al termine della votazione. "La riforma prevede la possibilità per il Presidente della Giunta di nominare un sottosegretario e l’aumento da 5 a 7 membri dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale in modo da garantire una sempre maggior rappresentatività delle forze politiche presenti nell'assemblea legislativa. E’ una soluzione che i gruppi regionali hanno trovato rispondendo a due esigenze: da una parte aumentare la funzionalità delle istituzioni regionali e dall’altra non incrementare i costi. Una strada intrapresa già a inizio legislatura quando abbiamo costituito una nuova commissione permanente ma senza l'aumento di un euro rispetto alla precedente legislatura. Lo stesso faremo per le nuove figure: le indennità degli attuali 5 componenti dell'ufficio di presidenza saranno redistribuite tra i 7 membri e la stessa strada dell'invarianza di costo, come previsto dall'ordine del giorno collegato che è stato approvato, dovrà essere prevista per la figura del sottosegretario che sarà scelto fra i consiglieri regionali".

Modifica Statuto senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio: la discussione in aula

La proposta di legge di modifica dello Statuto della Regione Toscana e l’emendamento del presidente della Giunta Eugenio Giani si apre senza l’illustrazione dell’atto. L’assessore Stefano Ciuoffo, presente alla seduta, sceglie di non presentare il testo e il dibattito si apre non senza alcune critiche della minoranza che hanno chiesto “rispetto per il Consiglio” o il “rinvio della discussione” vista l’assenza giustificata del governatore impegnato a Bruxelles.

Al termine del lungo dibattito che da regolamento vigente, come spiegato dal presidente dell’Assemblea legislativa Antonio Mazzeo che pure si era offerto di leggere il testo della proposta di legge, può avvenire senza illustrazione, l’Aula ha approvato l’atto con 30 voti a favore (Pd, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), un voto contrario (Italia Viva) e la non partecipazione al voto del M5s.

Approvato anche un ordine del giorno proposto da Pd, Fratelli d’Italia e Lega per “normare i trattamenti economici” affinchè “non derivino oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale”.

Ai sensi del regolamento interno dell’Assemblea legislativa, la proposta di legge di revisione statutaria è stata adottata in prima deliberazione.

L’atto tornerà al voto dell’Aula in seconda deliberazione trascorsi due mesi dall’approvazione in prima lettura, così come previsto dall’articolo 123 della Costituzione.

Lo Statuto della Regione Toscana viene ridisegnato e prevede l’allargamento a sette membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale (fino ad oggi cinque) e l’istituzione di un sottosegretario alla presidenza della Giunta, scelto tra il novero dei consiglieri regionali.

Il primo a “provare ad essere serio “e a prendere la parola in sede di dibattito è stato Diego Petrucci (Fratelli d’Italia): “Probabilmente questa è la pagina più imbarazzante dall’inizio di legislatura. Quella che potremmo chiamare la prima vera, e ad oggi unica riforma Giani, avviene in sua contumacia. Penso che questo Consiglio stia mancando di rispetto verso il presidente lavorando e discutendo in sua assenza” ha dichiarato. A detta del consigliere “nessuno ha il coraggio di mettere il cappello sopra questa riforma esponendo tutto il Consiglio e tutti i gruppi a vicende che si sarebbe potuto affrontare con spirito bipartisan, equilibrio ed evitando fughe più o meno demagogiche”. Petrucci ha continuato invocando chiarezza: “il dibattito che si legge oggi nei giornali oggi parla di una riforma che aumenta spesa pubblica e poltrone a vantaggio dei politici” e questa lettura, a suo dire, “arriva sui giornali non per voce della minoranza ma per fughe in avanti dovute a dissidi interni dello stesso Pd”. Riconoscendo al presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) “coraggio e responsabilità”, Petrucci ha ricordato che la proposta di legge “non è stata portata avanti in prima Commissione per scelta politica e di merito, perché Bugliani si è rifiutato. Se a questo ci aggiungiamo che Giani è assente e che non c’è un assessore che la legge, il Consiglio difficilmente potrà votarla”.

Critico il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli (Italia Viva): “Il percorso di oggi è anomalo come anomalo è il fatto che l’iscrizione ai lavori d’Aula della proposta di legge sia stata chiesta da un consigliere di minoranza”. Scaramelli ha ribadito “contrarietà” al testo non tanto nel merito quanto nel riferimento alle regole di ingaggio e degli impegni assunti con i cittadini della Toscana che “erano chiari”. “La nostra Regione ha un’organizzazione presidenziale, c’è una separazione netta di poteri tra funzioni di Governo e funzioni di indirizzo. Oggi si propongono uno o due sottosegretari senza distinzione netta di ruolo” ha chiarito aggiungendo anche l’assenza del principio della parità di genere. “Avessimo avuto la possibilità di affrontare le questioni di merito in Commissione, come abbiamo chiesto più volte, avremmo approfondito e allargato il confronto anche su altri punti ma non si è voluto fare”. Il vicepresidente ha chiarito che la contrarietà non è riferita al fatto che il presidente Giani sia coadiuvato nelle funzioni e ha anche avvisato del pericolo di “rincorrere le sirene dell’antipolitica: il nostro è un ruolo nobile. Non si scelgono le persone perché non costano ma per la loro qualità. Si abbia il coraggio di assumersi questa responsabilità ed è proprio per questo che chiediamo la distinzione dei ruoli”. “Il tema - ha spiegato - è se servono non il loro costo. Rischiamo di cambiare lo Statuto spaccando l’Aula con emendamenti depositati pochi minuti fa. Se avessimo affrontato la discussione nel merito, avremmo trovato una sintesi ampia” ha concluso.

“A nessuno è sfuggito che l’ora e mezzo di ritardo per l’inizio dei lavori è dovuto alla dissonanza di vedute tra i gruppi” ha dichiarato la capogruppo del Movimento 5 stelle Irene Galletti. “A memoria non ricordo che una proposta di modifica statutaria sia mai arrivata in Aula senza il passaggio in Commissione. Il primo vulnus era lì quindi” ha spiegato manifestando “stima” al presidente Bugliani. “La genesi di questa legge viene da lontano e al presidente Giani avrei voluto chiedere necessità e funzione della figura del sottosegretario, avrei dovuto dibattere con lui non con i comunicati stampa” ha continuato osservando che i costi della politica sono un “ulteriore carico che indigna i cittadini. A loro dobbiamo avere il coraggio di dire che si sono impegnati mesi per istituire due figure ma non a risolvere problemi. Per un sistema di posizionamenti politici si sta trascorrendo tempo a discutere su questo tralasciando altri gravi problemi. Capisco Ciuoffo che non la vuole presentare, ringrazio Mazzeo che si è offerto di leggerla ma non è questo di cui abbiamo bisogno. Il Movimento 5 stelle non resterà in Aula e chi la voterà la farà propria e se ne assumerà anche la responsabilità. Noi non ci mettiamo la faccia” ha concluso.

“Condivido le censure dei colleghi sul provvedimento. Il messaggio che oggi esce è che noi decidiamo di aumentare in qualche modo le poltrone. Le difficoltà della maggioranza e della Giunta sono evidenti e lo vedo nell’imbarazzo dell’assessore Ciuoffo” ha dichiarato Elisa Tozzi (Lega). A suo dire la “mancanza di un passaggio in Commissione è un vulnus purtroppo evidente, l’ennesimo atto di arroganza di una Giunta che pensa di propinare al Consiglio e alle Commissioni qualsiasi cosa”. Citando il Regolamento Tozzi ricorda che sarebbe previsto anche il parere istituzionale: “c’è quindi un passaggio necessario che rende non votabile la proposta”. Entrando poi nel merito del testo “si capisce – ha osservato - che questa figura sarebbe giustificata anche dalle contingenze dell’emergenza sanitaria che in verità stiamo cercando di superare”. “Possiamo votare tutte le risoluzioni del mondo e fare mozioni di sostegno ai lavoratori ma poi la politica deve essere coerente. Abbiamo dimostrato un grande segno di responsabilità approvando all’unanimità l’atto sulla GKN, oggi torniamo indietro. Concentriamoci sui cittadini e a dar loro risposte che oggi a sufficienza non abbiamo dato” ha concluso.

“Stiamo discutendo una proposta di legge inviata dalla Giunta, corredata da un emendamento, non discussa in Commissione e che è approdata in Aula sulla base di una richiesta, ai sensi dello Statuto, di un capogruppo di minoranza. Mi chiedo come è possibile che ci si scandalizzi” ha dichiarato il capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli. A suo dire è “difficile parlare della proposta senza toccare gli emendamenti perché non può essere scissa dall’approdo al quale vogliamo arrivare e che avevo capito fosse largamente condiviso”. “Ho sentito – ha continuato - dichiarazioni veramente singolari che mi fanno pensare come in politica possa davvero apparire di tutto. I costi della politica sembra che se non scomparsi sono attenuati. Discutere di questa proposta senza il presidente è una mancanza di rispetto, ma il poco rispetto è da parte di chi la vuole ostacolare anche nel momento in cui abbiamo trovato le formule per evitare aumento dei costi almeno dal punto di vista delle indennità” ha chiarito Ceccarelli riferendosi a quanto dichiarato dal vicepresidente Scaramelli “componente di questa maggioranza”. Poi ha ricordato: “quando è stato approvato il programma di governo, e votato presidente e vicepresidenti del Consiglio, nel capitolo potenziamento del presidio politico si prevedevano modifiche statutarie per nove assessori e sottosegretario. Questo programma è stato votato da tutta la maggioranza”. Il capogruppo ha poi spiegato ratio e contenuti dell’emendamento presentato per evitare aumento dei costi e un “atto di indirizzo che impegna noi stessi consiglieri a determinare, in tempi rapidi, il trattamento di sottosegretario e dei due nuovi questori previsti in aumento dell’Up così come avvenuto con i presidenti delle nuove Commissioni istituite in questa legislatura”. “Credo sia da rigettare – ha osservato - la proposta della forzatura istituzionale. Non sono avvezzo a subire interdizioni per cui non si può andare avanti per giochetti strani. Io so che nell’ambito della Conferenza programmazione lavori se non sono previsti aumenti di costi si sarebbe trovato un accordo vasto e nel rispetto di questo siamo disponibili a continuare su questa direzione. Abbandoniamo però ogni tatticismo politico” ha avvisato.

“Quando si fanno gli accordi non si può giocare approfittando dei ruoli. Non ritengo corretto, da un punto di vista istituzionale, che la proposta non venga discussa in Commissione perché il presidente non è d’accordo e invito Mazzeo a vigilare sui lavori delle Commissioni” ha detto Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia). “Quella legge nasconde un problema politico enorme. Giocare sui rapporti di forza interni alla maggioranza scarica su tutti noi un compito estremamente difficile”. “Nella gestione di questo Consiglio c’è qualcosa che non torna e che mi lascia perplesso” ha dichiarato ancora in riferimento al parere di legittimità chiesto e “in distribuzione” al momento del dibattito perché richiesto dal presidente Mazzeo. A norma di Regolamento “paradossalmente non è necessario su un atto che non passa dalla Commissione”. Capecchi ha infine evidenziato che sulle modifiche dello Statuto si dovrebbe attivare la “partecipazione del Consiglio delle autonomie locali, ma questo non è stato minimamente coinvolto” ha osservato.

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